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29 luglio 1928 – La Roma vince il suo primo trofeo: la Coppa C.O.N.I.

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LAROMA24.IT (Federico Baranello) – Il 29 luglio 1928 la Roma vince il suo primo trofeo aggiudicandosi la prestigiosa, per l’epoca, Coppa C.O.N.I., torneo organizzato per le escluse dal girone finale della Divisione Nazionale valido per l’assegnazione dello scudetto.
La compagine giallorossa arriva prima nel proprio girone vincendo otto incontri su dodici, pareggiandone due e perdendo solo due gare, a Napoli e con La Dominante a Cornegliano.
La “neonata” Roma conquista quindi il diritto di giocarsi la finale con il Modena, vincente dell’altro girone. I “canarini” godono del favore dei pronostici mentre la Roma è ben decisa a vendere a caro prezzo la propria pelle.

La finale si disputa con la formula di “andata e ritorno” e la prima gara è programmata tra le mura domestiche il 22 luglio al Motovelodromo Appio. La giornata è torrida e il pubblico “rumoroso” è partecipe ma, purtroppo, non riesce a spingere i propri giocatori oltre lo 0-0, annullando quindi il vantaggio di giocare in casa. Davvero un brutto risultato.
Quattro giorni dopo i giallorossi si presentano in quel di Modena con una grande fame di vittoria. Una fame che non viene meno neppure quando, dopo solo sei minuti, la compagine capitolina si ritrova in svantaggio. Anzi, dopo un quarto d’ora arriva il pareggio di Fasanelli. Nella ripresa i “canarini” passano di nuovo in vantaggio, ma quando tutto sembra ormai buttato alle ortiche arriva, a quattro minuti dal termine, la botta da lontano di Capitan Ferraris: è 2-2.

Si rende necessario un nuovo incontro per assegnare la Coppa. La sede della contesa deve essere necessariamente in campo neutro e Firenze appare il luogo ideale.
Intanto però i dirigenti del Modena, per il tramite della Federazione, fanno sapere di essere disposti all’assegnazione ex aequo. I dirigenti giallorossi e il neo Presidente Sacerdoti si consultano e rispondono direttamente alla Federazione: ”Riteniamo che l’improvvisa sospensione del torneo, senza un incontro veramente definitivo, danneggerebbe e amareggerebbe gli sportivi della capitale, che richiedono alla loro squadra un ultimo sforzo per raggiungere l’ambita meta. Perciò, benché il provato valore della cavalleresca avversaria ci faccia scendere sul terreno con qualche brivido di ansia, preferiamo il leale combattimento all’assegnazione amichevole” (Cit. Il Messaggero, 27 luglio 1928).

Il messaggio di risposta diviene pubblico… fierezza e aspettativa montano a dismisura. Verso Firenze partono treni speciali per quella che si preannuncia una battaglia.
Al 22’ i giallorossi si portano in vantaggio su rigore di Corbyons per brutto fallo su Maddaluno. Alla fine del primo tempo i “canarini” pervengono al pareggio con Mazzoni. Il risultato rimane invariato nel corso del secondo tempo. Ancora una volta i 90’ minuti sono risultati “inutili” ai fini dell’assegnazione della Coppa. Iniziano quindi i tempi supplementari in un clima di stanchezza, cattiveria e nervi a fior di pelle. Poi, come spesso accade, un lampo illumina la scena: “Fasanelli allungò un prezioso pallone al centravanti Bussich, questi di scatto tirò in porta e segnò. Era finalmente il gol che I’Urbe attendeva: la Coppa era assegnata alla Roma. Gli sforzi estremi dei modenesi trovarono i giallorossi ermetici, ogni velleità di riscossa fu infranta. Sulle gradinate i tifosi romani si abbandonarono a scene di commosso entusiasmo. In tribuna c’erano Italo Foschi, il primo presidente giallorosso giunto appositamente da La Spezia, e il nuovo presidente Sacerdoti: furono visti abbracciarsi con le lagrime agli occhi” (Cit. Storia Illustrata della Roma – Olimpia Editrice – 1953).

Intanto a Roma tanti tifosi si erano dati appuntamento a piazza Colonna nei pressi della sede di un giornale, riempiendo la piazza e paralizzando il traffico. Da una finestra del giornale a un certo punto appare un cartello: “Roma 2 Modena 1”. La Roma appena nata era già nel cuore dei Romani che si abbandonarono a canti e balli come mai era successo prima.
Roma, finalmente, ha trovato la sua squadra.

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