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Bergamo-Napoli, due plusvalenze nella storia

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CALCIOATALANTA.IT – Dall’Atalanta al Napoli, avversarie del posticipo della quattordicesima giornata lunedì 3 dicembre, di giocatori e allenatori ne sono passati tanti. Un ordine alfabetico che comincia con Alemao, Bianchi, Bigliardi, Boldini, Caccia, Casari e, giusto per nominare una panchina azzurra tinta d’oro, prosegue con Lippi. Ma nessun doppio ex, nella storia, ha mai raggiunto le vette di una cessione diretta e di un cambio di maglia con una stazione intermedia in mezzo: Hasse Jeppson (che raggiunse tre ex atalantini come Bepi Casari, appunto, Mario Astorri e Amedeo Amadei) nell’estate del 1952 e Giuseppe Savoldi 23 anni più tardi. Due attaccanti che per le casse di almeno due società ciascuno furono vere e proprie miniere d’oro. Le due più grandi plusvalenze delle rispettive epoche

DA TENTORIO A LAURO: PIU’ 70. Ai tempi del presidente-senatore Daniele Turani (in Parlamento ci sarebbe entrato in realtà il giugno di un paio d’anni dopo) la doppia mossa epocale è firmata dal super dirigente nerazzurro Luigi Tentorio, ingegnere civile, che seguiva l’azienda di trasporti della famiglia della moglie (la “Casali Ottorino”) e a titolo gratuito anche le vicende del sodalizio bergamasco. 35 milioni, nell’autunno del 1951, grazie ai buoni uffici del prete-giornalista-scoutman don Silvio Porisiensi che risiedeva in Danimarca, con ufficializzazione il 26 ottobre, per convincere lo svedese Hans Olof Jeppson detto Hasse a trasferirsi dal Djurgardens – dopo una parentesi semestrale al Charlton lo stesso anno – alla squadra che Carlo Ceresoli s’era visto affidare in corsa dopo la cacciata del tecnico inglese Denis Neville. Subito in gol due giorni più tardi col Como, Jeppson – anche tennista provetto – a fine stagione scrive ventidue nella porta altrui ed ecco i Ciucci del comandante Achille Lauro, il proprietario-presidente-sindaco della città del Golfo, a portarsi via Guldfot (“Piede d’oro”) per 105 milioni di ottimi motivi. Settanta netti di plusvalenza e un soprannome in dono dagli immaginifici quanto pratici partenopei, ‘o Banco ‘e Napule.

IL BERGAMASCO CHE VISSE DUE PLUSVALENZE. Giuseppe Savoldi fa il primo dei due botti del calciomercato nell’estate del 1968, quando passa al Bologna per 175 milioni più una contropartita tecnica, il brasiliano Sergio Clerici detto il Gringo. Un settennio e Corrado Ferlaino, ingegnere come Tentorio (padre dell’ex sindaco di Bergamo, Franco), investe a nome del Napoli una cifra mai vista. Tra le monete di scambio, curiosamente, ancora il Gringo, che risale l’A4 fino alla via Emilia insieme alla metà di Rosario Rampanti (già in comproprietà col Torino). Il conguaglio? 1 miliardo 400 milioni, che sommato alla valutazione dei due giocatori ceduti arriva al paio netto. Et voilà, Mister Due Miliardi: Beppe da Gorlago, bergamaschissimo, classe ’47, di fronte al quale i 105 milioni del predecessore nel ruolo di prima punta in nerazzurro impallidiscono. Cosa volete, con l’inflazione di mezzo. E mettiamoci pure la riforma societaria dei club calcistici con cui si trasformarono tutti in società per azioni: niente più finanza particolare, come si chiamava prima di allora.

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