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Carolina Morace, “la tigre” del calcio femminile in Italia

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Eleonora D’Alessandri) – Una giocatrice straordinaria, attaccante implacabile, è stata un esempio per tutte le ragazze con le quali ha giocato. Centravanti, avvocato civilista e commentatrice televisiva, è un personaggio che l’Europa intera ci invidia. È Carolina Morace.

Carolina nasce nel 1964 a Venezia. Romana di adozione, è una delle principali rappresentanti del calcio femminile italiano nel mondo. La mamma Norina, veneziana: “Me la ricordo da sempre con un pallone tra i piedi, da due anni in poi. Mio marito aveva attrezzato due campetti vicino a casa e lì giocavano tutti: Carolina, suo fratello Davide e persino sua sorella più grande, Monica, come portiere. “Ragazza contro” se non altro nelle scelte, forse per educazione”.

Grazie alla sua tenacia ha sfidato gli scettici e quel pregiudizio culturale tutt’ora vivo, per il quale il calcio è uno sport riservato solo agli uomini, dimostrando con talento e determinazione di possedere qualità tecniche talmente elevate da permetterle di essere messa alla pari di colleghi maschi sia in Italia che nel resto del mondo.

La grande passione per questo sport inizierà a metà degli anni settanta a soli 11 anni, nel Cà Bianca, squadra del veneziano militante in serie C.

A 14 anni, gioca nel Belluno e debutta per la prima volta nella Nazionale Italiana contro la Jugoslavia.  Con la Nazionale totalizzerà 153 presenze, segnando 105 reti diventando di conseguenza la miglior marcatrice di sempre nella storia della squadra azzurra femminile, sfiorando la vittoria degli Europei nel 1993 e 1997 (finalista entrambe le volte).

La sua carriera è costellata di successi. Oltre ad essere stata per ben 13 volte capo cannoniere della Serie A, nel suo palmares si possono contare 12 scudetti, 2 Coppe Italia e 1 Supercoppa Italiana.

Ha realizzato oltre 500 gol da suddividere tra Verona, Trani, Milan, Torres, Modena e Lazio, un vero colosso della storia del nostro calcio femminile.

Ma Carolina “la tigre”, non segna solo gol in campo, raggiunge anche traguardi importantissimi che resteranno nella sua storia privata e sportiva. Si laurea in giurisprudenza, il 18 agosto 1990 segna 4 gol con la nazionale nel mitico stadio di Wembley, nel 1995 viene eletta miglior calciatrice del mondo e nel 2014 viene inserita nella Hall of Fame del calcio italiano nella categoria Calcio Femminile.

Conclusa la carriera di calciatrice, a 34 anni si dedica alla carriera di allenatrice, partendo dalla Lazio femminile. È nel 1999 che diventa la prima allenatrice donna di una squadra maschile, la Viterbese in C1 ed è in quel periodo, seppur breve, che aggiunge un altro grande storico traguardo per le donne del mondo del calcio. Vince la prima partita contro il Marsala per 3-1, ma perde la seconda contro il Crotone per 5-2 e rassegna le dimissioni il 14 settembre.

Dal 2000 al 2005 ricopre il ruolo di commissario tecnico della nazionale femminile italiana.

Da questo momento iniziano le esperienze all’estero, dapprima con la Nazionale di calcio femminile del Canada con cui vince la CONCACAF Women’s Gold Cup di Messico 2010 ottenendo la qualificazione ai mondiali in Germania del 2011, esperienza però che terminò alla fase a gironi nella quale il Canada venne eliminato.

Nel dicembre 2016 viene nominata allenatrice della Nazionale di calcio femminile di Trinidad e Tobago e direttore tecnico di tutte le selezioni giovanili femminili della Federcalcio locale, ruolo che ha ricoperto per due anni, fino al giugno 2018, anno in cui viene ingaggiata come tecnico della neonata squadra femminile del Milan.

Sicuramente il movimento del calcio femminile italiano ha tantissimo da imparare dal suo equivalente in Francia e Inghilterra, dove le calciatrici professioniste hanno pari diritti, doveri e opportunità dei colleghi maschi. Di certo però, non ha nulla da invidiare in termini di grandi campionesse e Carolina Morace è una di queste.

 

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Romana e romanista di nascita, trasferita in Friuli Venezia Giulia per sbaglio. Una laurea in scienze della comunicazione, un lavoro come responsabile marketing e un figlio portiere mi riempiono la vita. La mia grande passione è il calcio, la sua storia e tutto quello che ne fa parte.

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