Schnellinger compie 80 anni e ricorda la sfida di Messico '70: «Pareggiai al 90' e iniziò la leggenda» - Gli Eroi del Calcio
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Schnellinger compie 80 anni e ricorda la sfida di Messico ’70: «Pareggiai al 90′ e iniziò la leggenda»

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GLIEROIDELCALCIO.COM – L’ex Milan Karl-Heinz Schnellinger, domani compie 80 anni. Terzino arcigno dal fisico robusto, non a caso soprannominato “Volskwagen”, è infatti nato a Duren il 31 marzo 1939 e ha rilasciato un’intervista al Il Giornale dove ripercorre la sua vita e torna a parlare della “partita del secolo” che proprio lui ha contribuito a far diventare tale. Infatti al 90′, con il suo primo e unico gol con la nazionale tedesca, pareggia il gol di Boninsegna e consegna la partita a quei supplementari entrati nella leggenda del calcio.

“Tutti i professori odiavano il calcio” dice a Il Giornale, “Quando mi chiamavano alla lavagna e non sapevo rispondere mi dicevano: vedi? É il calcio che ti rovina…Alla maturità ho dovuto fare una scelta. … Ho giocato a pallone, vinto tanto, visto il mondo. Mi hanno voluto bene e rispettato ovunque. Va bene così».

Eh si, il suo palmares è invidiabile: un campionato tedesco con il Colonia, quattro Coppe Italia di cui una con la Roma e tre con il Milan e poi ancora con i rossoneri uno scudetto, una Coppa delle Coppe, una Coppa dei Campioni e una Coppa Intercontinentale.

«Best, Cruijff, Pelè. Ma il migliore è stato Di Stefano. Era nel Duemila negli anni ’50» continua l’ex Milan, e riferendosi a Italia-Germania 4-3 dice “… è una partita eterna. Io sarò per sempre quello che l’ha creata. È un dono di Dio. Avevo visto sull’orologio dello stadio che il tempo era scaduto e mi sono detto: che cavolo ci stai a fare in difesa? Volevo evitare il casino di fine partita. Invece mi sono trovato tra i piedi la palla di Grabowski. Mi sono trovato seppellito dagli abbracci dei miei. Quando mi sono rialzato non ho avuto il coraggio di guardare negli occhi Rosato”. E gli altri? “Mi mandarono a fanculo”. Anche Rivera? “Mi disse: ma sei matto? Alla fine ho voluto la sua maglia e lui la mia. Sono andato anche negli spogliatoi a salutarli. Sono stato l’unico”.

Su Rocco: “Se andavo in attacco mi tagliava le palle… Però Rocco è stato come un padre per me. Sul piano umano nessuno è stato come lui”.

È sempre tifoso del Milan? “Tifoso e innamorato. Soffro se non vince anche se da tedesco non lo faccio vedere”.

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