Avellino - Manette e processi, bluff e fallimenti: in 107 anni di storia le abbiamo viste tutte! - Gli Eroi del Calcio
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Avellino – Manette e processi, bluff e fallimenti: in 107 anni di storia le abbiamo viste tutte!

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TUTTOAVELLINO.IT – I recenti accadimenti che riguardano la Sidigas e che preoccupano anche, e non solo, i tifosi dell’Avellino, hanno indotto il portale tuttoavellino.it a ricostruire le vicende meno liete che hanno afflitto la società nel corso della sua storia…

“[…] Il primo episodio negativo è datato 1949. La città di Avellino, uscita a pezzi dalla Seconda Guerra Mondiale, martoriata dai bombardamenti e tutta da ricostruire, stava per togliersi lo sfizio di vedere la propria squadra di calcio promossa in Serie B, al termine di un testa a testa avvincente con il Catania, terminato con la vittoria degli irpini nello spareggio di Milano. Per quell’occasione, la gara fu trasmessa in diretta radiofonica con il commento dell’indimenticabile Niccolò Carosio. L’euforia durò un paio di giorni, il tempo di vedersi “scippare” la promozione per un presunto illecito sportivo perpetrato dalla società avellinese che, secondo la commissione giudicante, aveva promesso premi in denaro ai calciatori della Juve Stabia se avessero fermato la corsa del Catania. Il ricorso alla Corte d’Appello Federale venne respinto: l’Avellino scivolò dalla Serie B al campionato di Promozione”.

Da qui ci furono tanti alti e bassi tra la D e la C, tra cambi di proprietà e problemi economici sino all’insediamento di Antonio Sibilia che nel 1973 porta la squadra in B.  Nel 1975 il presidenta diventa Arcangelo Iapicca e la società conquista la Serie A: “era il 1978 e il gol di Mario Piga alla Sampdoria valse la massima serie. Il trionfo venne, però, preceduto dalla tragica scomparsa di due calciatori, Massimo Nobile e Claudio Cavalieri […]”. 

Poi il periodo splendido dei dieci campionati in serie A, contrassegnati però anche dall’arresto di Antonio Sibilia nel 1983 e di Elio Graziano nel 1987.

“Nel 1980, dopo le prime due salvezze ottenute senza l’ausilio di calciatori stranieri, bloccati alla frontiera fino a quell’estate, l’Avellino subì, in una sola stagione, lo smacco di partire con una penalizzazione in classifica per le note vicende legate al Totonero, e le conseguenze della tragedia del terremoto del 23 novembre, che distrusse monumenti e vite. Facendo leva sullo spirito battagliero e sull’identità guerriera che la contraddistingueva in quegli anni, la squadra biancoverde ottenne la salvezza più emozionate, nonostante il -5 da recuperare e l’impraticabilità, per alcune giornate, dello stadio Partenio, utilizzato come tendopoli per gli sfollati”. 

Ancora poi la retrocessione in B del 1988 a causa di gravi problemi economici, con la società in balia degli eventi fino all’intervento “dall’alto”, che consentì alla squadra di partecipare al 1988-1989, terminato con le polemiche generate da quel 2-2 con la Cremonese, che non permise agli irpini di tornare in Serie A. Una partita avvolta in un alone di mistero, con reciproci scambi di accuse tra calciatori e proprietà e il silenzio assordante di Eugenio Fascetti, che ancora non ha rivelato le sue verità a distanza di 30 anni”.

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