GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello) – Agostino Di Bartolomei… il Capitano di una generazione di romani e romanisti. Una storia bella e tragica in un calcio diverso dall’attuale, in un mondo diverso da oggi. È inevitabile, il tempo cambia tutto. Tutto… si tutto ma non l’amore di Roma verso colui che ha dimostrato attaccamento, rispetto e abnegazione, forse anche nel suo ultimo tragico gesto.
Ariele Vincenti decide, prendendosi un rischio e una responsabilità enorme, di portare questa storia e di raccontare questo amore a teatro, al Ghione. “Il teatro deve recuperare quell’antica funzione di raccontare”, ci dice un soddisfatto e orgoglioso Vincenti, “e la storia di Agostino permette di raccontare un tempo a me caro, fatto di partite di calcio interminabili e ginocchia sbucciate in modo perenne. Una vita di quartiere, con cui sono cresciuto, e che ora non esiste. Raccontare di Agostino significa trasmettere i suoi valori, significa trasmettere dei messaggi importanti e veri quali rispetto, serietà, abnegazione…Agostino consente questo: ri-dare al teatro la sua vera funzione. Agostino è la giusta ispirazione per veicolare i suoi valori proprio per ciò che rappresenta…”.
Parole importanti quelle di Ariele, appassionato del suo mestiere è evidente. È emozionato nel raccontarci il percorso intrapreso per arrivare a portare questa storia bella e al contempo tragica sul palcoscenico… ”Ho studiato tanto, ho raccolto informazioni e trascorso mesi a leggere giornali, a vedere e rivedere servizi televisivi. Ho riascoltato le sue frasi, mai banali. Un uomo che conosceva il valore del silenzio per comunicare. Ho raccolto testimonianze e racconti. Ho cercato di entrare nel personaggio cercando di rispettarlo al massimo, con grande riverenza. Ho provato e riprovato giornate intere. La scelta artistica del monologo consente poi di raggiungere una forza di coinvolgimento della platea molto alto, difficilmente raggiungibile con altre modalità. Dentro c’è poi il mio vissuto, le mie emozioni, che altro non sono che le emozioni di Roma”.
Dallo spettacolo emergono le caratteristiche tecniche e personali di Agostino, calciatore elegante nella sua movenza, ma anche la sua lealtà. Qualità e doti che ne hanno fatto un calciatore molto diverso dallo stereotipo classico: riservato, silenzioso, colto, rispettoso di tutto e tutti… le sue mani sempre dietro la schiena mentre si rivolge al Direttore di Gara di turno. Mai banale… “Arrivare in porto con il vessillo”è una frase che solo un condottiero colto forte e leale può pensare e pronunciare… una frase scritta sui muri di Roma”, dice Vincenti durante lo spettacolo. Agostino non effettua mai una giocata appariscente a scapito di un passaggio semplice ma funzionale, pensando sempre al bene della squadra, al compagno meglio piazzato: quando si dice che “si gioca al calcio così come si è nella vita”.
Ariele Vincenti riesce a trasmette tutto questo, riesce a coinvolgere lo spettatore che, con gli occhi lucidi, accompagna in alcuni momenti con qualche coro da stadio questo viaggio della memoria in una epoca diversa, quando la Roma era “La Maggica”. Un teatro, il Ghione, dove per l’occasione tanti padri scelgono di andare con i figli per mano. Così, come si fa quando da piccoli li si porta allo stadio coperti con i colori del cuore. Orgogliosi, e come si potrebbe essere diversamente, di far conoscere la storia del Capitano e ciò che ha rappresentato e che ancora rappresenta.
Ariele utilizza Giancarlo, un ex ultrà che ha appreso della morte di Agostino, suo amico a Tormarancia, per raccontare questa toccante storia in uno spettacolo da lui stesso scritto diretto e interpretato. Uno spettacolo in cui l’attore dosa e alterna sapientemente momenti in cui interpreta cori da stadio a momenti di silenzio. Il “SILENZIO”, il vero leitmotiv della serata… “Agostino è una figura universale”, prosegue Ariele, “avanti con il pensiero rispetto agli altri. Aveva capito che con il silenzio “fai più rumore di una curva quando è stato appena segnato un goal“.
Perdonaci Capitano… noi non l’avevamo capito!
Roma, Teatro Ghione, dall’1 al 6 ottobre 2019
“AGO, Capitano silenzioso”, scritto diretto e interpretato da Ariele Vincenti. La canzone “Il calcio figlio del popolo” è di Emilio Stella.
Si ringrazia Maurizio Quattrini dell’ufficio stampa del Teatro Ghione di Roma
Classe ’68, appassionato di un calcio che non c’è più. Collezionista e Giornalista, emozionato e passionale. Ideatore de GliEroidelCalcio.com. Un figlio con il quale condivide le proprie passioni. Un buon vino e un sigaro, con la compagn(i)a giusta, per riempirsi il Cuore.