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Sulla terra ci resta un … “Stefano” Fiore

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GLIEROIDELCALCIO.COM – La Stampa, 31 marzo 2000… un curioso articolo cattura la nostra attenzione: “Ma sulla terra ci resta un Fiore”. Il titolo è abbastanza strano per essere un inno alla natura nelle pagine sportive. E allora? Beh, l’occhiello ci traccia una via: Aero-taxi «squadra per squadra», ecco l’ultima trovata del calcio-business.

Quindi? Il giornalista, Marco Ansaldo, descrive il modo in cui i giocatori prestati alla Nazionale fanno rientro verso i propri club dopo un incontro. Nella fattispecie l’incontro è Spagna – Italia del 29 marzo 2000, amichevole propedeutica alla fase finale degli Europei del giugno successivo, in cui l’Italia sarà grande protagonista costretta ad arrendersi solo al Golden Gol di Trezeguet. Ansaldo descrive il “destino” di Fiore che, giocando in una squadra come l’Udinese, è fuori da un trattamento particolare, anzi…

Davvero interessante…

“Ieri, all’alba, mentre il taxi lo accompagnava all’aeroporto El Prat, incrociando le auto degli ultimi nottambuli di Barcellona, Stefano Fiore ha considerato con malinconia qual è la vera essenza del Potere nel calcio che non sta nel rigore fischiato in più o in meno ma nella presenza di un aereo al momento giusto: lui stava lì sprofondato nel sedile di una Seat Ronda, con gli occhi pesti e il torpore che accompagna le levatacce alle 5 del mattino, e tutti, proprio tutti i suoi compagni in Nazionale erano a godersi il primo sonno nel letto di casa. Li avevano quasi prelevati dalle docce, nel dopopartita. Nel settore di El Prat riservato ai voli privati c’era un tramestio come in luglio, quando si moltiplicano i charter degli inglesi: nel parcheggio c’era l’executive della Juventus per i sette azzurri e il fisioterapista Esposito; la Lazio ospitava pure Totti e Delvecchio, tanto sul suo aereo si stava larghi. Partivano con il jet di Berlusconi i milanisti e Di Biagio, con quello di Tanzi decollavano i calciatori e i massaggiatori del Parma e Toldo sfruttava l’amicizia con Buffon per scroccare il passaggio verso Firenze. Fiore, che gioca a Udine, ai margini delle Sette Sorelle, restava lì: volo AZ051 delle 6,35 per Verona, insieme ai parrocchiani in gita, di ritorno dalla Sagrada Familia. Poi, un’ora e mezza in auto. L’aereo è la nuova variabile del campionato, il centrocampista aggiunto, l’attaccante di riserva. Chi può lo usa. Qualche volta ne abusa. La Juve ormai vola persino per raggiungere Bologna, che sta a tre ore di pullman in autostrada. E mentre si intensificano gli impegni del calendario internazionale, si moltiplicano le rotte private in una spirale perversa che porta ad accelerare i rientri dei giocatori dalle Nazionali per recuperare un giorno di allenamento. Così la Federazione può mantenere i propri impegni e i clubs i loro, con una spesa in fondo ridicola: la Lazio ha speso 120 milioni per spedire mercoledì notte tre aerei a ramazzare i suoi giocatori sparsi per l’Europa, la Juve ne ha investiti una quarantina tra il jet per Barcellona e l’altro che ha riportato da Bruxelles i due olandesi, Davids e Van der Saar. La partitissima è già decollata e quei pochi milioni sono briciole rispetto alle decine di miliardi che portano uno scudetto o una Champions League. Ci sarebbe anche il problema della stanchezza dei giocatori, oltre che della velocità con cui li fanno rientrare, ma è un dettaglio. Guadagnano molto, sopportano tutto. Finchè non si usurano e non si spaccano. Oggi all’alba arriveranno a Fiumicino i reduci delle qualificazioni sudamericane: quattro di loro (Veron, Sensini, Simeone e Montero) saranno in campo dopo 36 ore mentre un pilota di aereo o un’hostess devono restare a riposo per almeno due giorni pieni perché superino il jet-lag, il passaggio tra fusi orari differenti. Il calciatore invece si ricicla più in fretta. E non risparmia il fisico. “Poiché sono giovani e allenati il problema non è insormontabile” dice il dottor Giorgio Ricciardi Tenore, direttore sanitario dell’Alitalia, “in 24 ore recuperano. L’importante è che abbiano rispettato le norme igieniche per chi vola verso Est, come hanno fallo loro: le giornate si accorciano e bisogna fare di tutto per accumulare la stanchezza così quando si arriva si recupera con il sonno. Quindi non si assumono caffè e ogni prodotto che contenga caffeina, come la Coca Cola o la cioccolata, nelle 12 ore precedenti l’arrivo; non bisogna dormire durante il viaggio e, quando si è a destinazione, non è male assumere carboidrati che danno una sensazione di sazietà e di rilassatezza, oppure qualche banale ansiolitico. Ed è importante tenere le luci basse”. Certo, tutto si può fare. Anzi si è già fatto molle volte, come dimostrano le esperienze di Montero. Ma nella moltiplicazione di aerei e di coincidenze c’è un brandello del calcio stritolante che Fiore, sul suo volo da comune mortale, avrà probabilmente invidiato”.

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