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29 Maggio 1985: la superficialità umana partorisce la tragedia dell’Heysel

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29 MAGGIO 1985 HEYSEL

La superficialità umana partorisce la tragedia dell’Heysel … PER NON DIMENTICARE

“Quando l’acrobata cade, entrano i clown”, Walter Veltroni

GLIEROIDELCALCIO.COM (Danilo Sandalo) – Bruxelles, 29 Maggio 1985, va in scena la finalissima di Coppa dei Campioni tra la Juventus, di Trapattoni e Michel Platini, ed il Liverpool campione in carica che provava a difendere il titolo conquistato l’ anno precedente sempre contro una squadra italiana, la Roma, nella finale vinta proprio nella città eterna ai calci di rigore.
Ai bianconeri manca solo la coppa dalle grandi orecchie nella propria bacheca per completare il grande slam riguardante i trofei europei e l’ occasione è di quelle che sono destinate a fare storia. Purtroppo però la circostanza entrerà negli annali non per il trofeo vinto ma per la disgrazia legata ai disordini che si scatenarono come un uragano a circa un’ ora dalla partita.
Spesso si sente dire che lo Sport sia sinonimo di vita e nulla può smentire questo concetto, dal momento che in una sola frase vi sono contenuti molto forti e profondi che spaziano dalla concezione filosofica fino alla salute psicofisica, passando dall’analisi riguardante i comportamenti sociali di intere comunità, ognuna ovviamente con la propria differenziazione geografica e le rispettive caratteristiche di appartenenza.
Come si sa in quell’occasione più di qualcosa andò storto non rispecchiando i presupposti etici che lo sport ed il calcio trasmettono. O forse andò tutto come doveva andare. Proprio così, perché la sede prescelta per la finalissima della Coppa più ambita del Vecchio Continente fu la città belga di Bruxelles e teatro, di quella immane quanto inconcepibile tragedia fu lo Stadio Heysel.
In quella serata che, a prescindere dal risultato finale, doveva essere una festa del calcio che andava a sancire la squadra, che a chiusura della stagione, sarebbe diventata la regina d’ Europa, purtroppo morirono ben 39 persone innocenti.

Vittime sacrificali della superficialità umana, prim’ancora che della stupidità, che per un evento così importante aveva predisposto un servizio d’ ordine da circo e scelto una struttura inadeguata per contenere una massa di gente di quelle proporzioni. Una situazione in cui gridare alla disgrazia rappresenta un atto quasi blasfemo e scandaloso dal momento che i presupposti affinché le cose potessero prendere la piega che poi hanno tristemente preso erano stati creati in maniera certamente inconsapevole ma, senza ombra di dubbio, estremamente superficiale!
A circa un’ ora dal fischio d’ inizio i tifosi inglesi, i famigerati hooligans, cercarono il contatto fisico con quelli bianconeri che per la maggior parte erano costituiti da famiglie e appassionati, molto distanti come pensiero dal mondo ultrà. A quel punto molti iniziarono a fuggire verso il terreno di gioco, ma la polizia belga per giunta caricò gli juventini che furono costretti ad indietreggiare e ritornare sugli spalti.

Una bomba ad orologeria che in pochi istanti sarebbe scoppiata provocando la morte di 39 tifosi e oltre 600 feriti, colpevoli solo di avere una passione sconfinata verso la propria squadra. Il muro del settore Z dell’Heysel, che ospitava i tifosi juventini ma anche “neutrali”, in seguito al clima di guerriglia che si era venuto a creare, purtroppo ebbe un cedimento, regalando al mondo uno degli spettacoli più atroci che la noncuranza e l’inciviltà umana siano riusciti a concepire.

Uno spettacolo raccapricciante, scene di panico totale, disperazione e sgomento si abbatterono di colpo sull’Heysel. Una tragedia annunciata se si pensa che il cordone di polizia belga, che doveva presidiare la recinzione da pollaio che divideva le due tifoserie, era formato da pochissime unità.
Una partita che vista la situazione non si doveva assolutamente giocare e invece fu deciso l’esatto contrario proprio per riuscire a gestire meglio l’ordine pubblico che ormai era fuori controllo. Una condizione che constata e fa capire benissimo la pessima organizzazione da parte della polizia belga e dei massimi vertici dell’UEFA.
I calciatori ancora una volta furono tenuti all’oscuro di tutto e costretti a disputare una partita in totale controvoglia. Il risultato finale vide la Juventus vincitrice grazie a un calcio di rigore realizzato da Platini in seguito a un fallo subito da Boniek abbondantemente fuori area.
Ma il risultato in occasioni come questa passa sicuramente in secondo piano, anche perché la gioia di una vittoria non può essere pulita quando accadono fatti come questo. Come si può pensare di festeggiare e gioire quando poche ore prima era successa una tragedia di tali dimensioni?
Quella sera hanno perso tutti, ancora una volta a perdere sono stati quegli uomini che dovrebbero garantire la nostra sicurezza sulla vita, il bene più prezioso che ogni uomo possiede. Invece ha vinto ancora una volta la superficialità e la crudeltà umana regalandoci un orrore senza precedenti, in uno scenario di inciviltà inaudita, in uno stadio fatiscente e sicuramente inappropriato per ospitare un evento di simile importanza.
Un teatro dell’orrore che il ricordo mantiene vivo a distanza di 35 anni. E deve rimanere tale affinché la memoria non sia solo un’ immagine da accantonare, ma un emblema in grado di tenere acceso il lume della ragione nel ricordo di 39 innocenti con la speranza che tragedie di questo spessore non si ripetano mai più per una partita di calcio.
La Juventus riuscì così a vincere la Coppa dei Campioni e completare la sua gloriosa bacheca, ma nessuno dei giocatori ha mai sentito veramente sua quella vittoria. Marco Tardelli ha più volte dichiarato che quella Coppa è come se non l’avesse mai vinta, mentre Boniek si rifiutò addirittura di ricevere il premio riguardante la vittoria. Dichiarazioni molto forti da parte di coloro che furono costretti a prestarsi a giocare una partita di cui avrebbero fatto volentieri a meno, ma dalla quale non hanno potuto assolutamente sottrarsi. Un po’ come le vittime di quel giorno a cui va il mio personalissimo cordoglio e ricordo.

“La ragione è sempre esistita ma non sempre in una forma ragionevole”, Karl Marx

La Redazione de GliEroidelCalcio.com ricorda le vittime di questa immane tragedia e si unisce al dolore delle loro famiglie. L’Heysel non possiamo permetterci di dimenticarlo

 

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Appassionato di filosofia, letteratura e sport con un passato da calciatore. Tecnico marketing di promozione e comunicazione turistica, laureato in Scienze Sociali per lo sviluppo e la cooperazione internazionale. Collabora con DilettantiPuglia24, CalcioWebPuglia (dove è incaricato di narrare le vicende dell'US Lecce), Metis Magazine, MondoCalcioNews e ora... con GliEroidelCalcio

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