GLIEROIDELCALCIO.COM (Massimo Prati) – In una bella mattina del 29 aprile 1899, cinque giocatori del Genoa Cricket and Football Club partirono da Genova-Principe, con destinazione Torino. Erano stati chiamati a far parte di una squadra che avrebbe dovuto affrontare una temibile formazione di calciatori che militavano all’estero.
Il 30 aprile 1899 fu infatti organizzata un’amichevole italo-svizzera nell’antica capitale sabauda. Non si trattò di un match tra due nazionali, ma di un incontro tra due squadre formate appunto da giocatori, di differenti nazionalità, che praticavano il calcio nel campionato italiano e in quello elvetico.
L’evento ha lasciato tracce di sé nella pubblicistica di quel periodo : La Gazzetta dello Sport, La Stampa e La Gazzetta del Popolo ; ed è ampiamente documentato in una pregevole pubblicazione edita dalla Fondazione Genoa 1893 : ‘L’Età dei Pionieri, Football 1898-1908’.
In quella occasione, le due squadre scesero in campo con le formazioni seguenti.
Come già anticipato, della selezione italiana facevano parte cinque giocatori del Genoa: De Galleani, Spensley, Pasteur, Leaver, e Agar.
Al calcio d’inizio, la squadra italiana si presentò in campo con la maglia del Genoa, a quei tempi a strisce verticali bianche e blu, per onorare quelli che erano i detentori del titolo nazionale.
Ma, al di là di questi risvolti, molti altri elementi legano quella partita alla Storia del Genoa e, più in generale, alla Storia del Calcio.
In primo luogo, quell’incontro potrebbe essere visto come una specie di consesso di fondatori o di iniziatori del calcio. Tra i partecipanti possiamo infatti individuare James Spensley e Edoardo Pasteur, figure guida nella Storia del nostro club, ma anche Edoardo Bosio, iniziatore del calcio nella città della Mole, e fondatore del Torino Football and Cricket Club. Vanno poi citati, Herbert Kilpin, che di lì a qualche mese avrebbe fondato il Milan e François Dégerine, fondatore, nel 1900, della sezione calcio del Servette di Ginevra. Il club elvetico esisteva, infatti, fin dal 1890, ma solo come squadra di rugby.
Ma quella partita del 1899 va anche vista come una prima vetrina che dalla Confederazione avrebbe portato una lunga serie di calciatori a giocare nella nostra penisola, da Bologna a Torino, da Bari a La Spezia.
Per ciò che riguarda il Genoa, i primi nomi che mi vengono in mente sono Alfred Cartier, Etienne Bugnion e Daniel Hug (ma sono solo i primi di una lista che si avvicina alla trentina). Il discorso potrebbe, poi, essere esteso anche all’Andrea Doria, alla Juventus, e al Milan (che aveva uno svizzero, Kurt Lies, tra i suoi fondatori ; giocatore, tra l’altro, che avrebbe militato anche nel Genoa). Ma, soprattutto, il discorso dovrebbe includere Torino e Inter ; squadre, quest’ultime, che nei loro primi anni di vita ebbero una componente elvetica largamente maggioritaria. Basti pensare, come ricorda John Foot in ‘Calcio, Storia dello Sport che ha fatto l’Italia’, che nella prima formazione dell’Inter c’erano otto giocatori di nazionalità, o di origine, svizzera.
Inoltre, l’amichevole italo-svizzera del ’99 può anche essere vista come l’apertura di un ciclo di incontri tra club elvetici e club italiani. Per ciò che riguarda la Storia del Grifo, si va da Genoa-Grasshopper, Genoa-ServetteeGenoa-Basilea del 1905, partite giocate nello stadio di Ponte Carrega, a Genoa-Young Boys del 1933, per l’inaugurazione del Luigi Ferraris, davanti a circa trentamila persone, con la Nord strapiena all’inverosimile e di cui esiste un filmato visibile in rete. A proposito della partita contro i bernesi, va forse precisato che si parla di inaugurazione del Ferraris, in ragione dell’ampliamento, e della ristrutturazione fatti in vista dei mondiali del 1934 (a Genova si giocò Brasile-Spagna), ma naturalmente lo stadio del Genoa a Marassi esisteva sin dal 1911. Mentre, per ciò che riguarda i match internazionali tra club italiani e club elvetici, molte altre amichevoli furono ovviamente organizzate anche tra Juventus, Torino, Inter, Milan, Andrea Doria e Grasshopper, Zurigo, Losanna, Servette, Basilea, Stella Friburgo e Cantonal di Neuchâtel, o molte altre squadre minori di altri cantoni.
Infine, il match tra selezione svizzera e selezione italiana anticipa di una dozzina di anni gli incontri tra le due nazionali dei rispettivi paesi. Mi riferisco a Italia-Svizzera della Civica Arena di Milano, nel 1911 ; a Italia-Svizzera del 1914, giocata a Genova e più precisamente, come indicato dalla stampa di allora, « nello Stadio del Genoa »; ed infine a Italia-Svizzera del 1915, giocata a Torino alla vigilia dell’ingresso italiano nel primo conflitto mondiale. Partite, disputate in Italia, che erano spesso seguite, o precedute, da incontri giocati in terra elvetica, come per esempio i match organizzati a La Chaux-de-Fonds nel 1911 e a Berna nel 1914. Dell’incontro di Berna è giusto ricordare, come fa Paul Edgerton nel suo libro dedicato al « Padre del Calcio Italiano », che della direzione tecnica della squadra italiana faceva parte William Garbutt. Mentre delle partite giocate in Italia è interessante rilevare la partecipazione di pubblico registrata nella nostra città : negli incontri della nazionale disputati a Torino e a Milano ci furono infatti circa cinquemila paganti, mentre a Genova furono più di novemila, a testimonianza del seguito che da sempre il calcio ha avuto all’ombra della Lanterna.
La partita del 30 aprile 1899 tra una selezione italiana ed una selezione svizzera non va vista quindi, a mio parere, come una semplice partita amichevole, ma come la prima tappa di un lungo percorso, in cui i destini del calcio italiano si sarebbero incrociati con quelli del calcio elvetico.