LA REPUBBLICA (Luca Bottura) – «Cusin: parate veruna, voto 7». Quando Gianfranco Civolani, mentre il Dall’Ara si svuotava a fine partita, alzava il vecchio telefono Sip grigio – che probabilmente mantenevano in funzione già allora solo per lui – ascoltarlo declamare le pagelle ai dimafoni era un “tutto” di incredibile valore pedagogico. C’era la competenza. C’era la capacità di esprimerla in un italiano aulico eppure comprensibile, c’era, anche, il piacere sempre meno diffuso tra i giornalisti sportivi: schierarsi, dire la propria. […] Civolani, che avrebbe compiuto a fine mese 84 anni e che ci ha lasciato ieri a tarda sera dopo aver a lungo lottato contro la malattia, è stato questo: far prevalere un carattere, una personalità, un modo di leggere la vita e le sue cose, che richiedevano un approccio originale, letterario. Mai tradito.
[…] erano romanzesche, senza essere romanzate, anche le sue cronache. I suoi commenti. La sua capacità di fare racconto. Sorta di anello di congiunzione tra il periodo in cui noi scrivani di faccende agonistiche credevamo di essere tutti Beppe Viola e prima, quando gli acrobati della retorica pedatoria credevano di essere tutti Gianni Brera.
[…] Ora che dopo il Cev ci saluta anche il Civ, Bologna perde ben più che un’assonanza. Se ne va un tipo speciale, una specie di crasi al Pignoletto tra Dino Buzzati e Gabriele D’Annunzio, del quale condivideva alcune passioni. […] Mi mancherà, Gianfranco Civolani. Mi mancherà quella volta che stavo per fargli da spalla su Telecentro, mi ricevette al tavolini del suo bar-ufficio di piazza Azzarita, e non accadde. Mi mancherà non leggerne più i racconti tra palco e realtà, mi mancheranno le sue stilettate che intingeva nel miele la domenica dopo, bastava che il reprobo facesse gol. Perché era anche uno di noi: un tifoso del Bologna Fc 1909. Non è richiesta coerenza. E credo mancherà anche a Edson Arantes Do Nascimento. Che a forza di sentirla narrare, deve aver creduto anche lui a quella scena in una notte di Riccione, dopo una partita del Santos in Riviera, che… ma lasciamola raccontare al Civ: «Camminavo in viale Ceccarini quando sento una voce alle mia spalle: ehi Civ! Mi volto: era Pelé». Arrivederci maestro. Stammi benone.
Articolo pubblicato il 4 novembre 2019 su La Repubblica