Il Corriere del Mezzogiorno pubblica oggi un’interessantissima intervista ad Antonio Matarrese.
L’occasione è l’autobiografia in cui racconta la sua vita tra lavoro, calcio e politica dal titolo “E adesso parlo io”.
Di seguito uno stralcio …
“… Bearzot era un tipo difficile. Nel rapporto non ti rilassava, non ti faceva sentire a tuo agio. Stima incondizionata per lui, ma non avevi voglia di abbracciarlo. Vicini, invece, era diametralmente opposto. Solare, aperto, sembrava uno di famiglia. Abbiamo continuato a sentirci e vederci sempre, anche quando terminò la sua esperienza da ct”
Poi i Mondiali del ’90 … “…Cerimonia inaugurale dei Mondiali, a San Siro, poco prima di Argentina-Camerun. Suona l’inno nazionale italiano. Io sono lì, sotto i riflettori di mezzo pianeta. Alzo lo sguardo al cielo, cerco mio padre. Finita la partita mi chiama Biagio Agnes, il direttore della Rai, e mi saluta così: hai capito che sei l’uomo più importante d’Italia?”
Su Arrigo Sacchi … “Arrigo è stato il rivoluzionario del nostro calcio, l’ha portato dal Medioevo alla modernità. Nutriva profondo rispetto per le istituzioni. Le critiche per il modo in cui giocava la sua nazionale si rivelarono costruttive. Spronarono tutto l’ambiente a dare il massimo per raggiungere la finale di Pasadena”
Capitolo Baggio “… era un uomo speciale, basti pensare alla sua conversione al buddismo. Ma chi ha fatto breccia nel mio cuore è stato Paolo Maldini. Persa ai rigori la partita con il Brasile, uscì dagli spogliatoi in lacrime e mi implorò: presidente, si affretti a venire dai ragazzi e dica qualcosa perché altrimenti non finiremo mai di piangere”