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Belanov, Pallone d’Oro 1986, difende la sua Ucraina

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[…] Igor Belanov è il Pallone d’oro del 1986. Oggi Belanov è ucraino, ma 46 anni fa era sovietico, perché la sua Ucraina era una della Repubbliche dell’Urss, dissoltasi nel ’91. Nel 2022 la Russia di Putin ha invaso l’Ucraina e Belanov, originario di Odessa sul Mar Nero e lì residente, si è unito alle truppe di Zelensky. Si è fatto ritrarre in trincea con un mitra in mano e negli ospedali vicino ai feriti: abbracci, foto di gruppo e in bella vista il Pallone d’oro ricevuto da France Football […]

Igor Belanov è uno dei tre ucraini ex sovietici vincitori del Pallone d’Oro. il primo Oleg Blochin, nel 1975. Il secondo lui, Belanov, nel 1986. E il terzo Andriy Shevchenko, nel 2004. Tutti e tre nella Dinamo Kiev sono stati allievi di Valery Lobanovski, scomparso nel 2002 e detto il Colonnello perché aveva servito nell’Armata Rossa e per i suoi durissimi metodi di lavoro. Lobanovski, laureato in ingegneria, applicava le scienze e le tecnologie al calcio. A Koncha Zaspa, il centro d’allenamento della Dinamo, “torturava” i giocatori, li portava oltre ogni limite di fatica. Lobanovski scovò Belanov nel Chernomorets di Odessa. Igor e era tecnico e veloce […]

Belanov rimase a Kiev, dove abitava in una casa popolare, in ossequio al comunismo allora vigente, e nel 1986 vinse il Pallone d’oro.

[…] in quel 1986 Igor vantava la Coppa delle Coppe conquistata con la Dinamo Kiev Nel torneo segnò 5 gol come i suoi compagni Blochin e Zavarov, in finale la Dinamo disintegrò l’Atletico Madrid. Pochino, per giustificare un Pallone d’oro, ma Belanov al Mondiale rubò l’occhio per la tripletta al Belgio negli ottavi, un tris che non bastò perché l’Urss venne sconfitta per 4-3, però i giurati apprezzarono lo stesso. Belanov punzecchiò Maradona: «È un giocoliere. Preferisco il mio compagno Zavarov (poi juventino, ndr). Maradona fa tutto da solo, noi siamo inseriti in un grande collettivo». Un’opinione originale, che farà felice i fondamentalisti del giochismo.

[…] Trent’anni dopo Putin vuole ricreare l’Unione Sovietica e Belanov si cala in trincea con il mitra e il trofeo. Lo spirito di Lobanovski è con lui. Chi è sopravvissuto agli allenamenti del Colonnello è temprato alla fatica

Gazzetta dello Sport – Sebastiano Vernazza

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