GLIEROIDELCALCIO.COM (Giovanni Di Salvo) – Siamo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta del secolo scorso. In Italia il calcio femminile è pronto per uscire, finalmente, da uno stadio embrionale per darsi regole ed una propria istituzione. Tra le pagine dei giornali dell’epoca uno dei nomi che risalta, tra le pioniere di questo sport, è quello della genovese Maura Fabbri. È in campo nella prima partita della nazionale giocatasi il 23 febbraio 1968 a Viareggio contro la Cecoslovacchia ed è una delle titolari dell’ACF Genova che in quello stesso anno vince il primo scudetto della storia del calcio femminile.
Nella sua bacheca ci sono tre titoli nazionali ed una Coppa Europa, vinta nel 1969 con la nazionale, mentre nella mente e nel cuore sono ancora vividi i ricordi della carriera di calciatrice, vissuta insieme a tante compagne ed avversarie che ancora oggi incontra periodicamente organizzando dei raduni.
Il 1968 è un anno magico. A febbraio gioca nella gara di debutto delle azzurre e qualche mese dopo, con l’ACF Genova, vince il primo scudetto della storia del calcio femminile
“Era un periodo ancora ibrido e l’idea di creare una nazionale portò un maggior interesse verso il nostro movimento. Ricordo che c’era molto entusiasmo e tante aspettative per questo debutto contro la Cecoslovacchia e sugli spalti c’era un bel pubblico. Per noi la cosa più importante, comunque, era giocare e divertirci. Poco dopo nacque la prima Federazione e si organizzò il primo campionato ufficiale. In finale arrivammo noi e la Roma. Si giocò il 24 novembre all’Arena Garibaldi di Pisa. Vincemmo per 1-0 col gol di Albertina Rosasco e così diventammo la prima squadra campione d’Italia.”
Sfogliando il suo ricchissimo album fotografico si nota come il nascente calcio femminile avesse tanti illustri sostenitori come ad esempio Fulvio Bernardini, che di lì a pochi anni diventerà il Ct della nazionale maschile.
“Si, esatto. Proprio quella foto fu scattata durante la partita che giocai, con la maglia dell’ACF Genova, allo stadio Marassi il 12 agosto 1969 contro lo Slavia Praga. Fulvio Bernardini (in quel periodo il tecnico romano allenava la Sampdoria ndr) ci seguiva sempre, possiamo dire che era il nostro sponsor silente.”
Maura Fabbri e Fulvio Bernardini a Marassi
Nel 1970 passa al Brevetti Gabbiani Piacenza ed è tra le prime calciatrici protagoniste di un trasferimento da una società italiana ad un’altra. Come veniva regolamentato il passaggio dei cartellini delle atlete?
“All’epoca la notizia fece così clamore che se ne parlò anche in Brasile. In genere la società che acquisiva un cartellino pagava un minimo indennizzo a quella che lo cedeva. Io passai alla Brevetti Gabbiani Piacenza principalmente perché mi garantirono un posto di lavoro nella loro azienda.”
Nel 1971 arriva, proprio col Piacenza, il secondo scudetto della sua carriera, poi c’è il passaggio alla Astro Montecatini e nel 1974 giunge il terzo tricolore. Quale è lo scudetto che le è rimasto più nel cuore?
“Quello vinto nel 1968 col Genova perché il primo scudetto non si scorda mai. È stato molto sofferto, era la prima volta che facevamo lunghe trasferte e poi si crearono tante amicizie. Molti tifosi ci seguirono fino a Pisa ed in tanti ci aspettarono alla stazione quando rientrammo a Genova. Avevo diciassette anni e fu un’esperienza indimenticabile.”
A 27 anni appese le scarpe al chiodo. Come maturò questa scelta?
“Col sopraggiungere degli impegni lavorativi dovetti dividermi su due fronti. In quel periodo ero nel settore della moda, col ruolo di direttrice commerciale, e mi occupavo di grandi marchi come Armani, Versace, Moschino ecc. e spesso dovevo girare per l’Italia e l’Europa. Quando le due cose divennero difficili da conciliare dovetti prendere questa decisione.”
Quali sono i ricordi più belli con la maglia azzurra?
“Con la nazionale ho vinto la Coppa Europa nel 1969. Ma ricordo con piacere anche le partite giocate all’estero contro Francia, Danimarca e Spagna. Per non parlare della tournée in Iran nel 1971. Fu un’esperienza unica, venimmo ospitati dall’Ambasciatore italiano ed incontrammo anche la Regina Farah Diba.”
Nazionale a Teheran 10-5-1971
Quale è stato l’allenatore, tra clubs e nazionale, che l’ha aiutata maggiormente a crescere come giocatrice?
“Ho iniziato a giocare a 13 anni dapprima come terzino, poi sono passata in mediana ed infine a centrocampo dietro le punte. Gli allenatori a cui devo riconoscere il merito per avermi fatto crescere sportivamente ed umanamente sono Ugo Mignone dell’ACF Genova e poi l’Avv. Trabucco e Amadei, che mi hanno dato la possibilità di giocare in nazionale e mettere in risalto le mie doti calcistiche. Tutti i tecnici che ho avuto, comunque, hanno aggiunto un qualcosa nel mio bagaglio personale.”
Cosa ne pensa del calcio femminile di oggi? Quali sono le differenze rispetto a quando giocava Lei?
“Noi non avevamo nulla, i campi erano pietrosi e polverosi, le trasferte erano pesantissime, mangiavamo un panino prima o dopo la partita ed il lunedì si tornava al lavoro. Tanta passione, umiltà e coesione…. Questi periodi ci sono rimasti nel cuore e nella mente. Auguro alle ragazze di oggi di provare le nostre stesse emozioni e che superino gli ostacoli che si presenteranno e, al di là dei preparatori e degli staff tecnici, maturino il carattere, l’istinto e la voglia di giocare. Il calcio può essere, come ogni sport di squadra, un maestro per la vita di tutti i giorni.”
Si ringrazia Maura Fabbri per la documentazione fotografica messa a disposizione.
Per chi volesse approfondire l’argomento:
“Le pioniere del calcio. La storia di un gruppo di donne che sfidò il regime fascista” della Bradipolibri (Prefazione scritta dal CT della nazionale Milena Bertolini)
“Quando le ballerine danzavano col pallone.” della GEO Edizioni (Prefazione scritta dal Vice Presidente L.N.D. Delegato per il Calcio Femminile Sandro Morgana).