[…] Franco Castellani ricorda ancora quella mattina dell’8 marzo del 1944 nella loro casa di Fibbiana a due passi da Montelupo Fiorentino. Franco, come ha raccontato in molti video e un’infinità di interviste, aveva appena sei anni e guardava […] il padre che era andato ad aprire la porta al gerarca Orazio Nardini. Assieme a due carabinieri stavano cercando il nonno David, non proprio un attivista politico, ma certamente un antifascista. Invece il figlio Carlo, padre di Franco e di Carla appunto, di politica non si interessava per nulla. Lui era stato una gloria dell’Empoli calcio risultando il terzo marcatore nella storia della società toscana.
Aveva anche giocato in Serie A (che in quell’epoca veniva chiamata Divisione Nazionale) con la maglia del Livorno. Prima di tornare a Empoli, dove, quando non c’erano soldi, era lui a tirarli fuori per permettere alla squadra di andare in trasferta. Gli esperti raccontano che partì attaccante e al termine della carriera chiuse come mezzapunta o come centrocampista, con la prima partita giocata a 16 anni. Fu anche il primo empolese a giocare in massima serie. Con quella sua caratteristica andatura caracollante qualcuno lo aveva accostato a Meazza, altri a Piola.
Quando chiude la sua lunga parentesi con il calcio […] va a lavorare nella segheria del padre. Niente politica, ma solo la passione del pallone […] All’alba di quella mattina dell’8 marzo Carlo Castellani non si preoccupa troppo della visita del gerarca […] “Mio babbo è malato – dice al gerarca Carlo aprendo la porta di casa -, è un problema se vengo io al comando con voi al suo posto?”, […] Prima fermata – per tutti – le Leopoldine a Firenze. E da lì alla stazione di Santa Maria Novella. Con un copione visto migliaia di altre volte in tutta Europa: treni merci piombati, che arrivavano direttamente in Germania, trasportando deportati. […] L’ex attaccante finisce così a Gusen.
[…] Passano cinque mesi e l’11 agosto 1944 muore […]
Gazzetta.it
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