Lo storico Capitano del Lecco in Serie A, Francesco Duzioni, compie il 13 maggio novant’anni. A Verdello, Bergamo, è nato ed è il luogo dove ancora vive. Ha legato la sua carriera quasi interamente al Lecco, nel quale è giunto nel 1953 dopo aver militato nel Verdello, nel Ponte San Pietro e nel Pavia. Con la maglia bluceleste ha giocato per ben undici stagioni, sino al 1964 con un record davvero di altri tempi: 357 partite consecutive. Ha vinto il campionato di serie C, quello di B e detiene anche il record delle presenze in serie A del Lecco: 68, il 100%.
Ha rilasciato una bellissima intervista al quotidiano Libero, dove racconta un calcio di un tempo passato, diverso dall’attuale, e ripercorre la carriera partendo dagli inizi in cui giocava con i Balilla del suo paese, sino alle sfide con Boniperti, Rivera e Liedholm. Racconta anche la sua dieta per rimanere giovani.
Nell’intervista si sofferma ad analizzare il calcio attuale più veloce e più tattico al punto da sembrare quasi un altro sport. Poi sulle scarpe… “Allora erano pesanti e ti spaccavano i piedi: facevi fatica a fare i 100 metri. Ora sembrano pantofole: l’altro giorno in tv ho visto un calciatore che ne ha persa una se l’è rimessa subito, senza bisogno di allacciarla”. Poi sul pallone, “Aveva la cucitura di cuoio e quando lo colpivi di testa dovevi stare attento: se la prendevi sulla fronte ti tagliavi. Con i palloni di adesso invece farei gol da centrocampo anche alla mia età… “.
“Noi capitani eravamo più educati”, riferendosi ai rapporti con i direttori di gara, “loro più severi: ti ordinavano di andare indietro almeno di un metro quando gli parlavi”.
Poi fa riferimento ad una discussione con Boniperti durante la sfida con la Juventus del gennaio 1961…” Vanno in vantaggio con Nicolè e al 36′ Boniperti raddoppia. Tornando a centrocampo il bianconero mi incrocia e, mostrando la sua fascia da capitano, grida: “Duzioniiii, e uno…”. Intendendo che avrebbe segnato ancora. Dopo dieci minuti però c’è una punizione dal limite per noi. Calcio a giro e la metto all’incrocio, gol. Tornando a centrocampo cerco Boniperti e, indicando la mia fascia da capitano, gli rispondo: “Marisaaaaa, e uno…”». Marisa? “I tifosi lo chiamavano così per prenderlo in giro. Era biondo e ironizzavano sui suoi gusti sessuali”. Su Sivori, “Lo marco a uomo e ogni volta che ci incontriamo, in quegli anni, è una guerra gioca con i calzettoni abbassati e appena può entra con il piede a martello. Sui corner, per non farlo saltare, gli pesto la scarpa quando parte il pallone. Lui mi insulta: “Duzioni, non conti niente”. L’azione dopo allora gli dico: “Sivori, in Argentina non c’è la rivoluzione? Ecco, torna là che cercano volontari”. Sul momento nessuna reazione poi… “…a fine gara quando faccio per dargli la mano mi spacca il naso con una testata”.
Articolo pubblicato su Libero dell’ 11 maggio 2019