La recente scomparsa di Hugo Maradona ha fatto concentrare l’attenzione calcistica sui tanti “fratelli d’arte” che ci sono stati nel mondo del calcio. La Regione realizza un articolo con tutti i casi più importanti. Noi vi proponiamo uno stralcio di questo pezzo.
[…] L’Hugo italiano è stato forse Eddy Baggio: somiglianza impressionante col fratello Roberto, ma non la stessa grazia verso il gioco del pallone. Eppure Eddy la sua onesta carriera tra Serie B e C se la fece con meriti (giocò anche con Max Vieri, fratello minore di Christian). La parentesi migliore fu ad Ascoli (sic) dove segnò 17 gol nelle prime 18 partite di campionato, tanto da attirare l’interesse dell’Arsenal e il soprannome di Baggino. […] «Molti miei colleghi mi guardavano con occhi strani. Sostenevano che ottenessi gli ingaggi perché mi chiamo Baggio. Mi sono detto che non c’era altro modo per smentirli che far parlare di me, senza riferimenti a Roby».
[…] Non sempre però lo scarto di talento tra fratelli è così evidente e pacifico. A Milano hanno giocato anche i fratelli Baresi, Beppe e Franco. A dividerli fu in gioventù un provino con l’Inter, passato dal primo ma non dal secondo, poi andato a difendere i colori rossoneri. I due tra gli anni 80 e 90 si divisero la città – capitano dell’Inter uno, capitano del Milan l’altro – ma anche la Nazionale: Franco fece parte delle spedizioni Mondiali del 1982 (senza però mai giocare), 1990 e 1994, dove recuperò a tempo di record da un infortunio al menisco per giocare una finale splendida e perdente, mentre Giuseppe c’era nel 1986, nel momento in cui sembrava poter essere lui il più bravo della famiglia. Con Arrigo Sacchi però Franco è diventato una leggenda, uno dei difensori più forti e vincenti della storia, oscurando in qualche modo la carriera più che dignitosa di Giuseppe, sempre messo in secondo piano. L’invidia tra fratelli esiste? Baresi II vi direbbe di no. Chi ha un fratello capace di eccellere sa però qual è la vera risposta.
[…] Altro caso di fratelli in cui è facile scegliere il più forte, ma facendo un torto all’altro sono i Laudrup. Michael fu uno dei giocatori più eleganti della storia del calcio, capace di vincere tutto con le maglie di Juventus, Barcellona e Real Madrid; il fratello Brian si dovette accontentare, si fa per dire, di un paio di stagioni al Bayern Monaco, una alla Fiorentina e di un passaggio sfortunato nel Milan degli invincibili di Fabio Capello (con cui vinse Campionato e Coppa dei Campioni, ma da comprimario). Brian ebbe il suo riscatto, sempre se vedete la rivalità tra fratelli come l’eterna lotta tra Caino e Abele, a Euro ’92. La Danimarca fu ripescata a 11 giorni dall’inizio del torneo, causa esclusione della Jugoslavia, e il Ct cercò di convincere i due fratelli, che si erano autoesclusi dalla Nazionale a causa di un doppio cambio mai digerito, a far parte della spedizione. Ci riuscì con Brian ma non con Michael, che non si fece convincere neanche dal tentativo finale del fratello. Risultato? Brian diventa uno degli eroi della vittoria danese, una delle più improbabili della storia del calcio, mentre Michael – si dice – se ne stava in vacanza a Riccione.
[…] Fratelli calciatori e poi fratelli allenatori: è stato questo il destino di Filippo e Simone Inzaghi. Ma se da calciatore Filippo è sempre stato il più forte, da allenatore Simone si è preso la rivincita. Oggi allena l’Inter prima in classifica in Serie A (mentre Filippo il Brescia secondo in B). Stessa strada tentata, senza grande successo, da Gary e Phil Neville. Fratelli, terzini (a destra uno, a sinistra l’altro), compagni al Manchester United e in Nazionale. Quando Gary lasciò lo United per l’Everton, per Phil divenne un nemico, almeno in campo (“non stringevo la mano nemmeno a mio fratello quando era capitano dell’Everton”).
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(LAREGIONE.CH di Marco D’Ottavi)