(ILFOGLIO.IT di Alessandro Bonan)
Il Foglio dedica un articolo all’analisi della semplicità del gioco del calcio, guardando i giganti del passato. Di seguito un estratto.
[…] La domanda centrale è: perché vogliamo complicare un gioco così elementare? Cosa dobbiamo dimostrare? E quanto sono complici o vittime gli allenatori di questa nostra infelice inclinazione?
[…] La grande Honved, all’inizio degli anni Cinquanta, fu il frutto delle idee di un uomo piuttosto dimenticato dalla storia, Jeno Kalmar, l’allenatore dei magiari. Impostò la squadra come uno stormo di uccelli senza posizione, liberi di volteggiare sul campo. I vari Bozsik, Kocsis, Puskas, si passavano il pallone con il becco formando triangoli perfetti in grado di far scivolare l’azione verso la porta avversaria con la naturalezza di un tappeto che si srotola. Senza saperlo, gli ungheresi avevano dato inizio alla rivoluzione del calcio, di cui Rinus Michels si è successivamente appropriato con tanti meriti che ancora oggi giustamente gli riconosciamo. Da allora, sorvolando la grande Ajax, il Milan di Sacchi, il Barcellona prima di Cruijff e poi di Guardiola, il Liverpool di Klopp, giusto per scandire le epoche in modo certamente un po’ sommario, siamo giunti ai giorni nostri.
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