GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello) – “Le montagne intorno fino all’eccelsa Maiella ordinavansi in file; e le loro cime, toccantisi in apparenza e per dubbie liste distinte appena, la immensità de’ bacini accennavano del Biferno del Trigno e del Sangro, ne’ quali tante altre minori valli convengono. Numerose borgate, quale in iscorcio e quale in prospetto, ad animar questa scena, coronavano Campobasso, se non che tolti dalla neve gli oscuri così de’ boschi come de’ tetti” (Cit. dall’opera “La Pace” di Michelangelo Ziccardi 1841).
Campobasso è la nostra meta quest’oggi, città pregna di storia e testimonianze insignita dal Ministero dei Beni Culturali nel 2018 del titolo di “Borgo di notevole interesse storico”. Sede dell’Università degli Studi del Molise e delle Scuole Allievi Carabinieri e Allievi Agenti della Polizia di Stato. Un punto di riferimento per l’intera regione Molise. Il calcio non fa eccezione e i Lupi rappresentano la città, da cui ricevono i colori rosso e blu del gonfalone cittadino, ma anche l’intera regione.
Vogliamo raccontare questa città tramite la collezione di un appassionato della storia di questi colori, Antonio Salvatore, nato a Campobasso circa cinquant’anni fa.
Antonio Salvatore bambino avvolto nella bandiera Rossoblù
“L’amore per il calcio è iniziato nello stesso momento in cui sono nato” ci dice Antonio, “allo stesso modo il mio amore per la squadra della mia città. Ricordo quando da bambino mio padre mi portava a vedere la partita nel vecchio stadio, allorquando mi accompagnavo sempre con un camion di plastica che trascinavo tramite una corda. Ovviamente i 90 minuti erano totalmente dedicati a riempire il camion di terra. Oggi, grazie ad un caro amico, Stefano Castellitto, il quale di recente ha dato alle stampe ad una vera e propria “bibbia” rossoblù, “Tutto il Campobasso minuto per minuto”, sono riuscito a risalire cronologicamente al mio ricordo più lontano: un Campobasso – Pro Vasto 1-0 giocata il 14 dicembre 1975 quando avevo 5 anni. Il Campobasso per me, così come per gli altri campobassani, ha rappresentato qualcosa di più di una semplice squadra di calcio; nei tempi d’oro della B è stato un fenomeno sociale che ha inorgoglito una intera regione, rappresentando, ancor’oggi, il mezzo di promozione più importante ed efficace nella storia della regione stessa. Le varie e troppe vicissitudini che hanno accompagnato la squadra nell’ultimo decennio, non hanno, ovviamente, aiutato a ricreare il giusto entusiasmo, malgrado ciò, però, il Campobasso rimane sempre un punto fermo della passione popolare. La presenza del Campobasso nella mia quotidianità si palesa virtualmente attraverso la lettura dei quotidiani locali e “materialmente” attraverso la presenza domenicale allo stadio G. Romagnoli… e qualche volta anche in trasferta”.
Il nostro amico come sarà diventato un collezionista? La risposta non tarda ad arrivare… “Sono diventato collezionista quasi per caso, conservando gli abbonamenti e i biglietti delle partite a cui assistevo. Con il tempo la passione è cresciuta sempre più; oggi colleziono qualsiasi cosa abbia un legame con il Campobasso Calcio. Sono tanti i “pezzi” che nel tempo ho raccolto, alcuni davvero di difficile reperimento, tra questi sicuramente alcune ricevute di pagamento, datate 1949, per le quote associative versate all’allora U.S. Campobasso, un piccolo trofeo che venne donato ai calciatori in occasione della tournée in Canada nel 1984 e la medaglia F.I.G.C. consegnata ai calciatori per il secondo posto nella finale di Coppa Italia di serie C, vinta dal L.R. Vicenza ai tempi supplementari. C’è un cimelio a cui sono molto legato: 5 giugno 1988, Campobasso-Casertana 1-0, ultima giornata di campionato Serie C, così come buona parte dei ragazzi presenti quel giorno allo stadio, al triplice fischio dell’arbitro, siamo entrati per una invasione pacifica del terreno di gioco. Io mi dirigo verso l’allora stopper rossoblù Carmine Della Pietra, il quale, appena giungo da lui si sfila la maglia n. 5 e la mette sulle mie spalle. Sono letteralmente impazzito”. E chi non lo sarebbe di fronte a un proprio idolo che ti fa regalo del bene più prezioso, la propria maglia.
Antonio prosegue il suo racconto…” Posseggo anche una delle maglie più ambite dai tifosi rossoblù; la maglia n. 10 utilizzata dal calciatore più talentuoso del Campobasso Calcio, Guido Biondi, nella prima partita di serie B il 12 settembre 1982, allo stadio Olimpico di Roma: Lazio-Campobasso 0-0”. Ma un collezionista è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Cosa cerca ancora il nostro amico? “Tutto!” è la risposta, “dalla maglia più rara, al biglietto dell’ultima gara disputata. Anche se c’è un pezzo che cerco da anni senza successo, il biglietto di Coppa Italia Juventus – Campobasso, giocata a Torino il 27 febbraio 1985. Collezionare è per me il dolce respiro di un tempo passato… anche se a casa mi invitano a liberare lo spazio dai miei cimeli per far posto a materiale utile per la conduzione familiare. Un consiglio a chi vuole oggi intraprendere una collezione come la mia? Lasciar perdere, non farsi mai coinvolgere da una collezione”.
Grazie Antonio, anche se abbiamo capito che quest’ultima raccomandazione ha una strategia: scoraggiare eventuali ulteriori rivali.