GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia) – Il colonnello Lobanovsky è seduto sulla panchina del Camp Nou. Di fronte a sé un muro di tifosi blaugrana, festanti, guidati dal condottiero venuto dall’Olanda. Quel colonnello, stratega di un calcio che ha portato alla ribalta l’Unione Sovietica, non ha nessun timore, nessuna paura.
La sua Dinamo Kiev è una macchina perfetta, fatta di giovanissimi con la voglia di emergere, guidati da un biondino dall’andare scanzonato e dal movimento ondulatorio. Si chiama Andrey Shevchenko ed è un attaccante nato nell’anno d’oro 1976.
Quel giorno di Novembre del 1997, la tripletta di Andrey distruggerà il Barcellona di Van Gaal e farà innamorare il presidentissimo Berlusconi, estasiato da un calciatore che ricordava il rimpianto e sfortunato Van Basten.
Shevchenko si trasferirà all’ombra del Duomo e segnerà una decade fatta di trionfi e amarezze, culminata con la conquista della Coppa dei Campioni 2003 e del Pallone d’Oro 2004.
Proprio quel trofeo, ricevuto da France Football il 13 Dicembre del 2004, sarà il coronamento di una due anni senza rivali, con lo Scudetto dei record conquistato nel giorno dell’addio al calcio del mito Baggio e con la sfortunata campagna europea finita nella disfatta senza ragione di La Coruña.
Il Re dell’Est continuerà il suo amore con il Milan per molti anni, nonostante il doloroso passaggio al ricco Chelsea di Abramovich.
Foto MILANLIVE