GLIEROIDELCALCIO.COM (Marco Cianfanelli) – I ritmi congestionati attuali ed i fittissimi calendari imposti dagli organismi che sovraintendono il calcio europeo e mondiale, sono lontani anni luce dal triennio 1955 – 1958, periodo nel quale si confrontarono dieci compagini in rappresentanza di otto Nazioni per contendersi il neonato trofeo denominato Coppa Internazionale delle Città di fiere industriali. La competizione nacque, nel 1955, da un’idea dello svizzero Ernst Thommen, all’epoca vice presidente della FIFA. La sua intuizione venne supportata da due autorevoli rappresentanti del calcio europeo come l’allora Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Ottorino Barassi nonché da Stanley Rous, in quel periodo segretario della Football Association inglese. In un vecchio continente impegnato nella faticosa ricerca di uscire velocemente dall’ecatombe provocata dal secondo conflitto mondiale, il calcio avrebbe fatto la sua parte. E l’avrebbe fatta coinvolgendo le città sedi delle fiere industriali, convegni che erano previsti nell’ambito del cosiddetto Piano Marshall statunitense rivolto a favorire, con una serie di interventi economici, la ricostruzione del martoriato continente europeo. Proprio in virtù di questo, il torneo assunse regole che prevedevano la partecipazione delle sole città sede di fiere che potevano anche costituirsi sotto forma di selezione, attingendo da giocatori militanti in altre squadre cittadine. Nacquero così i cosiddetti “city eleven” squadre competitive e che raccoglievano il meglio del calcio cittadino.
Ai nastri di partenza le squadre, tra cui l’Inter rappresentante dell’Italia, furono accorpate in quattro gironi (da due o tre club) che si affrontarono, in incontri di andata e ritorno, tra il 1955 ed il 1957. La fase decisiva si giocò invece tra il 1957 ed il 1958, sempre con formula di andata e ritorno. Alla finale arrivarono le selezioni delle città di Barcellona e Londra con la vittoria finale della rappresentativa catalana che, dopo il pareggio nella gara di andata disputata a Stamford Bridge, lo stadio del Chelsea, si aggiudicò il ritorno con un “tennistico” 6-0.
Di quella finale presentiamo un cimelio indubbiamente unico: il gagliardetto del London F.A. (selezione di cui facevano giocatori provenienti da 11 diversi club londinesi) consegnato ai catalani prima della finale di ritorno giocata a Barcellona il 1° maggio 1958.
Gagliardetto del London F.A. della finale di ritorno (Collezione Marco Cianfanelli)
Particolare dello stemma
Tale labaro presenta i colori rosso e blu nonché lo stemma cittadino, raffigurante la croce rossa in campo bianco, il simbolo meglio conosciuto come croce di S. Giorgio, bandiera dell’Inghilterra. Insieme a tale simbolo è presente, nel primo quadrante dello stemma, una spada che richiama la figura di S. Paolo patrono di Londra e sempre associato, nelle immagini sacre, a tale arma a ricordo del martirio a cui fu costretto per la sua fede cristiana.
Tornando al vessillo di S. Giorgio, le origini sono chiare: è lo stendardo che da secoli contraddistingue la città di Genova e che fu, come storicamente avvalorato, adottato dai sudditi di sua Maestà su beneplacito della Repubblica di Genova ed in cambio del versamento di un tributo annuale. Nel merito, qualche anno fa il Sindaco di Genova Marco Bucci, a latere di una conferenza stampa, ritornò sul fatto in maniera bonaria declamando, in perfetto inglese, una morosità britannica di oramai 247 anni!