Fra Teodora e Teodolinda: onomastica e simbologia delle società sportive femminili italiane
Chi conosce il variegato mondo dello sport femminile italiano si sarà prima o poi imbattuto in due figure di grandi regine della Penisola, associate nel nome o nello stemma a due società sportive femminili che hanno fatto la storia rispettivamente della pallavolo e del calcio nostrani. Si tratta dell’Olimpia Teodora, squadra di pallavolo ravennate di rango addirittura europe negli anni Ottanta, ed oggi in Serie B1, e del Fiammamonza, club calcistico monzese che nello stemma la Corona Ferrea, custodita nella Cappella di Teodolinda, all’interno del Duomo di Monza.
Più che legittima la domanda: si tratta di tentativi esplicitamente voluti di creare delle società che anche a livello simbolico fossero associate a illustre donne del passato locale?
Come sempre, le ipotesi vanno verificate, e le risposte sono negative in entrambi i casi. Partiamo dal nome della squadra di volley, fondata come semplice Olimpia Ravenna nel febbraio 1965: all’inizio, dunque, la professoressa di educazione fisica Alfa Casali Garavini (1925-2022), fondatrice e storica presidente del sodalizio, non associò le proprie ragazze all’imperatrice bizantina, moglie di Giustiniano, e per questo in qualche modo abbinabile a Ravenna, scrigno dell’arte bizantina nel nostro paese.
Come raccontato alla pag. 48 della biografia di Manù Benelli, «Fuori dal corpo» (2022), il cambio di nome dell’allora Olimpia Diana Docs in Teodora Olimpia Ravenna del 1982 fu legato all’ingresso in società del gruppo Ferruzzi, che impose anche il cambio dei colori sociali (al giallo-rosso): «la nostra squadra comincia a chiamarsi Teodora Olimpia Ravenna, quasi un’etichetta mitologica che incute un po’ più di timore reverenziale nelle avversarie ma che non ha nulla a che vedere con la leggendaria imperatrice. Il nome deriva infatti dallo sponsor, l’Olio Teodora, ma tutti ci hanno subito identificato come le imperatrici di Ravenna, e anche a chi sapeva bene come stavano le cose faceva comodo assimilarci ad un nome mitico».
Da imperatrice bizantina a regina longobarda, passiamo al Fiammamonza, la cui presidente storica, Natalina Ceraso Levati, ho avuto occasione di intervistare, qualche anno fa, come i lettori de Gli Eroi del Calcio ricorderanno. La società, fondata dal padre Reno Ceraso nel 1970, si era col passare degli anni staccata dai colori e dai simboli originari, legati al Centro Sportivo Fiamma: dalle maglie nere politicamente orientate si era passati a quelle biancorosse, adattandosi così ai colori maschili cittadini.
Ricorda Natalina Ceraso Levati: «papà ha fatto un ragionamento a modo suo lungimirante: a lui il rosso non piaceva tanto, però il Calcio Monza è bianco e rosso, e noi ci siamo adeguati …». Così il logo, che all’inizio prevedeva una «F» su tricolore italiano, nel 1980 si trasformò, venendo a includere la Corona Ferrea, allo scopo di «inserisi nel contesto cittadino». Il cambio di logo viene non a caso collegato dalla ex presidente alla collaborazione, attiva in quegli anni grazie all’iniziativa di suo marito Fabrizio Levati, con altre due società sportive monzesi, cioè i Forti e Liberi (basket) e il Roller Monza (hockey su rotelle): «tutti e tre ci eravamo consociati, e avevamo rivisitato in quell’occasione il nostro stemma».
Ma quindi, la Corona Ferrea? Venne scelta perché legata alla città di Monza, oppure anche come simbolo femminile? «Ah beh, sì, certo, perché Monza è una città al femminile! Se lei pensa: Maria Teresa d’Austria, Teodolinda … Certo, avremmo potuto mettere l’Arengario, e invece no …». In sintesi: la Corona Ferrea perché legata alla città di Monza, più che ad una improbabile Teodolinda sportiva.
In conclusione, potremmo farci un’ultima domanda: perché in Italia nessuna squadra di calcio femminile ha mai pensato di sfruttare la figura mitologica di Atalanta? Chi sa qualcosa di storia di women’s football inglese si sarà infatti imbattuto nell’Huddersfield Atalanta Ladies Football Club, club attivo fra il 1920 e il 1925: nel 1921, le ragazze dello Yorkshire sfidarono la leggendaria squadra delle Dick, Kerr’s Ladies, all’Hillsborough Stadium di Sheffield. Nel 2021, la storia della squadra è stata portata a teatro: Atalanta Forever, con copione scritto da Amanda Whittington, è stato messo in scena dalla Mikron Theatre Company.
In effetti, scegliere la figura mitologica di Atalanta come modello per ragazze sportive e combattive, a tal punto da sfidare e addirittura battere gli uomini, non sarebbe stato per nulla una mossa così campata in aria, nemmeno nell’Italia degli anni Trenta, quando cioè il calcio femminile nacque anche da noi, grazie al Gruppo Femminile Calcistico di Milano (1933): in quegli anni, anzi, associare la scattante Atlanta del mito allo sport femminile era divenuto abbastanza normale. Se ciò però non portò all’uso di Atalanta nella deonomastica sportiva italiana, il perché è presto detto: lo slot simbolico era da noi già stato riempito (sin dal 1907) dalla squadra di calcio di Bergamo, quella ancora adesso tutti quanti chiamiamo «la Dea»
GLIEROIDELCALCIO.COM (Marco Giani)