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1° Luglio 1973: la Coppa Italia si ritinge di rossonero

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Massimo Prati) – Nel 1973, il Milan arriva per la terza volta di seguito ad una finale di Coppa Italia: nel 1971 aveva perso il trofeo a seguito della sconfitta con il Torino sul neutro di Genova, nel 1972  quel trofeo l’aveva conquistato vincendo in finale col Napoli e nel 1973, a seguito della vittoria in finale contro la Juve, i rossoneri conquisteranno appunto la seconda Coppa Italia di seguito e la terza della loro storia.

Dai gironi del primo turno, giocati tra la fine di agosto e la prima metà del settembre 1972, risultano qualificati: Juventus, Inter, Bologna, Reggiana, Atalanta, Napoli e Cagliari. A queste sette squadre si aggiungerà appunto il Milan che, in qualità di detentore del titolo, aveva saltato il primo turno.

Tra il maggio e il giugno del 1973, dal primo girone del secondo turno (Atalanta, Bologna, Juventus e Reggiana) escono vincenti i bianconeri. La Juventus aveva fatto una partenza in sordina, costretta al pareggio interno dalla Reggiana, il 16 maggio del 1973. Incontro al quale aveva fatto seguito un secondo pareggio, per zero a zero a Bologna, il 3 giugno seguente. A metà del girone, vale a dire alla fine dei match di sola andata, l’Inter era in testa a 5 punti, con due punti di vantaggio sulla Juventus. Nelle partite di ritorno, però, l’Inter subì due sconfitte mentre la Juventus registrò tre vittorie di seguito. Il 24 giugno, alla fine del quinto turno del girone (seconda giornata di ritorno) Inter e Juventus erano prime a pari, a sette punti. L’ultima giornata, il 27 giugno del 1973, prevedeva proprio Juventus-Inter  e  i bianconeri  vincendo  quattro  a  due,  superarono  i nerazzurri  e   si qualificarono per la finale.

L’altro girone del secondo turno era composto da Atalanta, Cagliari, Milan e Napoli (tra l’altro, come ho già  ricordato, queste due ultime squadre erano state le finaliste della precedente edizione di Coppa Italia). Rispetto a quello della Juventus, che era appunto nell’altro girone, il cammino del Milan fu più semplice e lineare: a parte una sconfitta interna al secondo turno col Cagliari, vinse tutte le altre cinque partite e alla fine arrivò in testa con tre punti di vantaggio sulla seconda in classifica. Dietro il Milan si era piazzata un’Atalanta che annoverava Gaetano Scirea, Ottavio Bianchi e Giuliano Musiello e che in quel torneo aveva fatto una bella figura, eliminando la Roma nel primo girone e prendendo, nella seconda fase eliminatoria, quattro punti al Cagliari e tre al Napoli.

Comunque, alla fine dei gironi del secondo turno rimasero Milan e Juventus. La finale era prevista per il primo di luglio del 1973.

LA FINALE.

Com’è noto, quello fu l’anno della “fatal Verona”, la stagione cioè in cui il Milan perse lo scudetto all’ultima di campionato facendosi superare dalla Juventus. Decisiva fu la sconfitta milanista al Bentegodi ad opera dei gialloblu veronesi. La Juventus invece aveva vinto due a uno, all’Olimpico contro la Roma, aveva effettuato il sorpasso ai danni del Milan e si era garantita la conquista del suo scudetto numero 15. Tutto questo si era verificato il 20 maggio del 1973. Rispetto a quel finale di campionato, ho anche già avuto modo di ricordare in altre occasioni che, quattro giorni prima della partita contro il Verona, il Milan aveva sostenuto una combattutissima ed estenuante finale di Coppa delle Coppe. Anche per questo, il club rossonero aveva chiesto alla Federazione Italiana di poter posticipare l’ultima partita di campionato. Ma la richiesta non fu accolta e il campionato terminò senza variazioni di calendario.

Nell’edizione de “L’Unità” di domenica 1 luglio (uscita quindi prima che la finale di Coppa Italia fosse giocata), si può leggere una dichiarazione di Nereo Rocco in cui il Mister rossonero dice: “Non vogliamo sentire parlare di rivincita dello scudetto, questa è solo la finale di Coppa Italia. Con lo scudetto non c’entra per niente, è tutta un’altra cosa. Si sa, quello era l’obiettivo per cui  avremmo fatto -si fa per dire- carte false. Per quella Stella al petto, per quel decimo scudetto, e lo dissi anche in TV, avremmo restituito volentieri anche la Coppa delle Coppe…”.

Ma, a dispetto di tali dichiarazioni, probabile che lo spirito di rivalsa dei rossoneri ci fosse, magari accentuato proprio dal fatto che, come ricordato dallo stesso Nereo Rocco, lo scudetto perduto avrebbe portato con sé la Stella. In effetti, i tifosi ci avevamo veramente creduto  e nei filmati della curva milanista di quel finale di stagione si vede appunto che negli spalti qualcuno aveva portato la riproduzione di una Stella (ma, per quella   il Milan avrebbe dovuto aspettare altri sei anni e la guida tecnica di Niels Liedholm).

Al momento della finale di Coppa Italia, del primo luglio 1973, la ferita milanista dell’occasione scudetto perduta, era quindi ancora molto recente: in effetti, era passata solo una quarantina di giorni dalla fine del campionato.

L’articolo de “L’Unità”, appena citato, continua poi ricordando le assenze di Turone, Golin e Gianni Rivera (comunque aggregato alla squadra) ed un clima eccessivamente “vacanziero” che sembra serpeggiare in entrambe le squadre. A questo si aggiungeva qualche malumore legato al calciomercato: in particolare, Anquilletti sembra non gradire l’ipotesi di una sua cessione al Foggia (che in effetti non si verificò).

Nell’articolo si parla anche dei rientri di Rosato e Chiarugi (che evidentemente avevano avuto qualche problema fisico) e dell’inserimento di Dario Dolci in posizione di stopper.

Per ciò che riguarda la Juventus, nella pagina dell’Unità si legge di una lunga squalifica di Vycpálek (fino al successivo 28 agosto) per comportamento irriguardoso nei confronti degli avversari al momento del quarto gol (comportamento  che si era verificato nel match  precedente, vinto con  l’Inter per quattro a due).

Tra le assenze bianconere, il cronista ricorda poi quelle di Altafini, già in vacanza in Sudamerica,  e di Furino, impegnato con la Nazionale Militare (in realtà Furino riuscì ad aggregarsi ai bianconeri e andò in panchina). Inontre, nell’articolo si parla anche dell’eventuale assenza di Morini, fuori squadra da tre settimane per problemi fisici (effettivamente, Morini quel giorno non giocherà).

La parte dell’articolo dedicata alla Juventus si conclude dicendo che Haller era in Germania per una partita di beneficenza. Ma era stato organizzato un volo da Monaco  di  Baviera a  Roma e  il suo arrivo era previsto per la mattina del giorno del match. Un’ultima postilla del cronista sportivo, in qualche modo profetica, ricordava l’eventualità dei supplementari stabiliti dal regolamento che preveda, in caso di parità, una prima batteria di cinque rigori e poi i rigori ad oltranza.

Fatte queste premesse, e passando al resoconto della partita, possiamo dire che le cronache registrano un inizio in salita per il Milan che dopo un quarto d’ora si trova in svantaggio, a seguito di un gol di Bettega. Ad essere precisi, dalle immagini sembrerebbe che il suo tiro sembra essere deviato da un difensore milanista (forse Anquilletti) che spiazza il portiere del Milan.

Da lì, inizia il tentativo di recupero rossonero che si concretizza nella conquista di un rigore, nella sua trasformazione ad opera di Benetti e nel conseguente pareggio (tiro centrale, il suo, ma potente, che supera Zoff).

Per completezza di informazione va detto che il rigore al Milan fu fischiato per un fallo su Chiarugi che forse accentuò la caduta. Questa sembra essere stata, l’opinione  di  Zoff,  che  in  quella occasione perse la sua calma tradizionale e si avventò su Chiarugi, inveendo contro di lui.

Dopo l’uno a uno,  l’andamento del match registra un sostanziale equilibrio e la situazione di stallo si protrae per tutti i tempi supplementari. Si deve quindi dare inizio alla lotteria dei rigori.

La sequenza dei tiri dal dischetto fu la seguente: Schnellinger (Milan): gol; Causio (Juventus): gol; Benetti (Milan): gol; Anastasi (Juventus): parato; Chiarugi (Milan): gol; Bettega (Juventus): parato; Biasiolo (Milan): gol; Spinosi (Juventus): fuori dallo specchio della porta; Magherini (Milan): gol; Cuccureddu (Juventus): gol. Il risultato finale,  al termine dei cinque rigori ciascuno è dunque di cinque a due a favore del Milan.

Come poc’anzi detto, questa finale era stata accompagnata in qualche modo da uno spirito di rivalsa del Milan. Questo spirito di rivalsa si può intuire anche dal titolo della “rosea”, uscita all’indomani del match: “MILAN, una Coppa che ripaga. Ha vinto la stremante sfida di 120′ nella finale con Juventus. Gol di BETTEGA,  pareggio  di  BENETTI   dal   dischetto.   Supplementari   e  rigori. VECCHI BRAVISSIMO”.

Concludendo la rievocazione di questo evento sportivo, penso possa essere giusto ricordare che il Milan, un paio di anni prima, aveva perso una finale di Coppa Italia ai rigori, contro il Torino sul neutro di Genova. Per certi aspetti, la vittoria del  primo  luglio ’73,  può essere anche considerata una giusta compensazione di quella cocente sconfitta.

Il TABELLINO

Roma, Stadio Olimpico. 1º luglio 1973, ore 21.00. Milan-Juventus 1-1 nei novanta minuti regolamentari (5-2 dopo i tempi supplementari e i rigori).

Arbitro: Aurelio Angonese, della sezione di Mestre.

Marcatori: 15’ Bettega; 50′ Benetti (su rigore).

MILAN: Vecchi, Anquilletti, Zignoli, Dolci, Schnellinger, Rosato, Sabadini, Benetti, Bigon, Biasiolo, Chiarugi. Allenatore: Nereo Rocco.

JUVENTUS: Zoff, Spinosi, Marchetti, Cuccureddu, Longobucco, Salvadore, Causio,   Haller,   Anastasi,   Capello,   Bettega. Allenatore:   Romolo Bizzotto  (Čestmír Vycpálek squalificato).

Sostituzioni Milan: al 76′, Magherini per Rosato; al 93′, Casoni per Anquilletti.

Sostituzioni Juventus: al 64′ Furino per Longobucco; al 98′, Savoldi per Haller.

Nota bene: dalla consultazione di vari tabellini della finale, Nereo Rocco risulta essere l’allenatore del Milan. In realtà, leggendo l’organigramma della società rossonera, in qualità di allenatore è riportato il nome di Cesare Maldini.

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Laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale. Studi Post-Laurea, nel 2004 e nel 2005, presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Ginevra, nell’ambito del DEA (Diplôme d’Etudes Approfondies) e, nel 2017, al St Clare’s College di Oxford (Teacher of English Language and Literature). Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora per il Dipartimento dell’Istruzione Pubblica del Cantone di Ginevra. Pubblicazioni: “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, Fratelli Frilli Editori, 2004. “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Nuova Editrice Genovese, 2017. “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019. “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020. Seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova” Urbone Publishing, 2020. Coautore di “Imbarco Immediato. Didattica della Lingua Italiana”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021. “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”,  Urbone Publishing, 2021. “Il Calcio Anni ’70. Primo Volume 1969-1974”, Urbone Publishing,  2022. «Les Suisses Pionniers du Football Italien», Mimésis Éditions France, 2022. Terza edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2022. Ha scritto anche numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893.” e “GliEroidelCalcio”. I suoi libri fanno parte delle collezioni della Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi, della Biblioteca Nazionale Svizzera di Berna, dell’Università di Friburgo, della Società Dante Alighieri di Basilea, della Biblioteca dello Sport di Ginevra e della Civica Biblioteca Berio di Genova. Prossima uscita editoriale: Massimo Prati, «Il Calcio Anni ‘70. Secondo volume, 1975-1977», Urbone Publishing.

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