GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
“Il secondo tempo abbiamo cominciato a giocare un calcio molto alegre”
Il titolo atteso per quasi un decennio era arrivato qualche mese prima. La Samp di Vialli e Mancini, grazie ad un gruppo ben assortito e ad un allenatore con tanta esperienza, era riuscita nell’impresa ardua di inserire il proprio nome nell’albo d’oro del più grande torneo calcistico del mondo.
Il 1° Settembre del 1991 sarebbe, però, iniziato un nuovo torneo, forse ancora più problematico di quello precedente. Il torneo delle riconferme, difficilissime e con una concorrenza alquanto agguerrita, guidata dal monumentale Milan di Berlusconi, orfano del suo mago Sacchi e gestito dal nuovo stratega Capello.
I ragazzi di Boskov, in un Sant’Elia soleggiato e festante, giocarono il primo incontro della nuova stagione con una formazione iniziale che non vedeva in campo il fortissimo Vialli. Nonostante questo, l’avvio della partita non fu del tutto negativo, con un vantaggio ottenuto grazie ad un magistrale calcio di punizione di Silas, al minuto 11.
Che la partita non sarebbe stata delle più semplici lo si era capito fin dall’inizio. Il Cagliari del rientrante mister Giacomini era riuscito a creare una compagine molto competitiva, con l’estroso Matteoli al servizio dei fenomeni uruguaiani Francescoli e Fonseca. E proprio El Principe, figura mitica del River Plate, porterà l’incontro in parità, trasformando un calcio di rigore al 12esimo, prima di salire in cattedra nella seconda frazione di gioco.
Il 2-2, che pareggerà il secondo vantaggio blucerchiato firmato da capitan Mancini nel primo tempo, sarà un manifesto di pura classe e tecnica. Un’azione iniziata sulla fascia, passata attraverso il tunnel d’esterno al difensore genovese e conclusa con un tiro a giro sul secondo palo.
Il Cagliari, alla fine, quella partita la vincerà. Il vantaggio definitivo arriverà grazie ad un colpo sotto di Herrera, abilissimo a seguire l’azione di Gaudenzi e a concluderla con un gol pregevole e difficile.
La Samp di Boskov si leccherà le ferite. Il suo obiettivo, d’altronde, sarebbe stata la Coppa dei Campioni. Un trofeo cercato e voluto, sfuggito sul più bello nella sfortunata serata di Wembley del ’92.