LAROMA24.IT (Federico Baranello) – La Roma-Fiumicino è una tratta che i romani percorrono sempre con grande passione, con il cuore colmo di speranza per un viaggio spesso sognato, per andare a “prendere” un parente o un amore che vive lontano o che torna da un viaggio. Il tifoso romanista non fa eccezione e percorre la stessa tratta con gli stessi sogni, la stessa speranza, prendendo l’aereo che lo porterà a seguire la Roma in trasferta, magari in Europa, o per dare il benvenuto al campione tanto atteso e sognato. Fu così il 10 agosto 1980 per Paulo Roberto Falcao. Si, il 10 agosto, il giorno di San Lorenzo, quello in cui per tradizione puoi esprimere un desiderio se avvisti una stella cadente nel cielo.
In quell’estate i regolamenti federali riaprono agli stranieri dopo anni di embargo e di frontiere chiuse. La Roma sembra aver concluso con il Flamengo per Zico, ma la trattativa salta per problemi politici. L’ingegner Viola, forse fiutando le difficoltà della trattativa stessa, ne intavola una parallela con il Porto Alegre per Falcao e lo porta a casa sborsando 1,7 milioni di dollari. In Italia non è conosciutissimo pur essendo, dicono in Brasile, il miglior centrocampista in circolazione. Arriva quindi con un po’ di diffidenza iniziale, dettata quindi non da un pregiudizio ma da mancata conoscenza. Questo però non ostacola il popolo giallorosso nel volergli dare il benvenuto. Circa 5.000 tifosi si mettono in marcia verso il “Leonardo da Vinci” con ogni mezzo, colorando la Roma-Fiumicino di giallorosso verso la stella a cui poter esprimere il proprio desiderio: “…a prima mattina i tifosi si sono incolonnati verso lo scalo internazionale con tutti i mezzi, pullman dei Club indipendenti, auto, moto, perfino biciclette. Alle nove, mezz’ora prima del previsto arrivo del “Dc 10”, sul piazzale dell’aerostazione, sciarpe e bandiere giallorosse già non si contavano” (Cit. La Stampa dell’11 Agosto 1980).
“E’ arrivato….è arrivato”, grida qualcuno…..
Chi è dentro l’aeroporto lo accoglie al grido di “Forza Roma”, urlato a squarciagola anche da pochi centimetri. I “Forza Roma” si accavallano al suo nome gridato da coloro che lo circondano cercando di attirare il suo sguardo. “Facce vince lo scudetto”, lo implorano mentre gli consegnano un mazzo di fiori. Al collo gli viene messa l’immancabile sciarpa giallorossa, un rito, e qualcuno gli regala un cappello di lana a strisce orizzontali giallorosse, tipico dell’epoca. Lui lo indossa nonostante il caldo. Gli regalano anche una piccola “biga” quasi ad eleggerlo condottiero.
Riesce a dire “Che accoglienza meravigliosa…”. E non può dire altro fino alla conferenza stampa, indetta per il giorno successivo. Intanto lo trascinano in una saletta riservata per un po’ di tranquillità, ma fa in tempo a firmare autografi, a stringere mani, a sorridere. Fa in tempo a capire che questa piazza è colma d’amore. Dapprima si pensa di farlo uscire da una porta secondaria. 5.000 persone fuori potrebbero essere un pericolo, ma per fortuna la dirigenza giallorossa decide che, invece, tutti coloro che avevano affrontato l’attesa sotto la canicola estiva meritassero un premio.
Falcao esce per il bagno di folla ed è il tripudio. “Falcao, Falcao” grida il popolo giallorosso tra i turisti smarriti che non capiscono cosa stia succedendo. Cori, urla, commozione e gioia. Come avesse segnato un gol, come se si stesse pregustando il gol scudetto con l’Avellino o il gol a Pisa nella stagione trionfale dell’82/83.
Roma comincia a sognare e non sa che sta entrando nel periodo più bello, al momento è solo una speranza. Quella speranza sempre in valigia quando fai la Roma-Fiumicino. Non è tanto difficile sapere quale fosse il desiderio espresso da tutti coloro che il 10 agosto 1980, il giorno di San Lorenzo, hanno visto la stella chiamata Falcao.