GLIEROIDELCALCIO.COM (Francesco Quattrone)-
Il 10 aprile di 25 anni fa, alla Scala del calcio, Enrico Chiesa ha deliziato il popolo blucerchiato, e non solo, con una doppietta. La Sampdoria in quella circostanza vinse 0-2 contro l’Inter. Invertendo il risultato viene fuori il numero 20, proprio quello dell’attaccante nativo di Genova che ha letteralmente incantato uno degli stadi più importanti a livello internazionale.
Non si poteva, insomma, scegliere il momento migliore per trascinare la propria squadra contro una big con due prodezze e tante giocate significative. La Sampdoria cavalca l’onda favorevole e vive il periodo magico. Infatti, con il successo sull’Inter incasella il terzo consecutivo. Di magico, però, non è solo il trend positivo della squadra di Eriksson ma il tutto accompagnato dal gesto del primo gol di Chiesa. Qualcosa di meraviglioso: mentre punta Bergomi sa già dove avrebbe messo quella palla. Si crea lo spazio per il sinistro e voilà. La finezza, la dolcezza nel calciare senza troppo rumore finisce sotto l’incrocio. Un gol da cartolina che fotografa al meglio il potenziale e le gesta da vero campione. Un attaccante veloce, imprevedibile con la capacità di tirare allo stesso modo con entrambi i piedi.
Proprio a San Siro si è notata questa sua caratteristica: se il primo è un sinistro da capogiro, il secondo è pura freddezza. Dagli undici metri con il destro trova l’angolo basso e batte ancora Pagliuca. Un rigore preciso e millimetrico, il pallone passa nello spazio libero piccolissimo tra il portiere nerazzurro e il palo, anche la deviazione non è bastata. Entrambi i gol hanno evidenziato la precisione chirurgica. Enrico Chiesa, il bomber che parlava poco e dimostrava sul campo. Un giocatore completo capace di trascinare la squadra, come quella volta la teoria è stata messa in pratica.