GLIEROIDELCALCIO.COM (Francesco Quattrone) – L’ 11 agosto di 50 anni fa a Latisana, in provincia di Udine, nasce Gianluca Pessotto, il terzino su cui si poteva fare affidamento per la sua costanza. Una carriera fantastica iniziata dalle giovanili del Milan, conclusa in un altro club blasonato come la Juventus (ben 11 stagioni), con tante soddisfazioni e trofei. Un passo dopo passo, dal Varese alla Massese in C fino ad arrivare in massima serie. L’esordio in A a 24 anni con la maglia del Torino (4 settembre 1994, Torino-Inter 0-2), dopo aver fatto una gavetta importante e positiva in B con Bologna e Verona, si mette in evidenza e finisce nel mirino della Juventus. Il club bianconero, infatti, acquisisce le prestazioni del giocatore per una cifra di 7 miliardi di lire.
All’inizio un’ardua scommessa che poi però si è rilevata una certezza, tanto da diventare una seconda casa con vista futuro: visto che è responsabile del settore giovanile della Vecchia Signora. Grande personalità e soprattutto capacità di adattarsi senza modificare il rendimento in campo, anzi una crescita sempre più perseverante. Un terzino completo tanto da definirsi un esempio. Non solo per il suo contributo nel rettangolo di gioco ma per la correttezza e la sportività dimostrata che ha permesso di distinguersi dalla massa. Un vero e proprio modello: studio e calcio.
Pessotto ha saputo ben collegare questo binomio, ovvero le sue due passioni, raggiungendo traguardi importanti sia in veste da calciatore che da studente. Infatti, ottiene la laurea in giurisprudenza e con la Juventus vince tutto: 4 scudetti, 4 supercoppa italiana. In Europa fa lo stesso conquistando l’Intertoto, la Supercoppa Uefa, l’Intercontinentale e infine la Champions League. E qui è protagonista assoluto, mette a segno uno dei rigori decisivi per la vittoria finale.
Dalla provincia al tetto d’Europa con sacrificio, sudore e tanta passione. Nulla di regalato, solo applausi e tanta professionalità, oltre il limite. L’amarezza dell’Europeo 2000, in cui ha messo lo zampino con l’assist del vantaggio azzurro invano però nel risultato finale, è l’unica macchia nera di una carriera vincente. Il segreto? Al primo posto ci mette il fair play e l’onestà, davvero un punto di riferimento. Insomma, tutto quello che c’era da vincere lo ha vinto con il club bianconero. Non il classico top player ma nel mondo del calcio, non basta, così come nella vita, serve ben altro: essere un uomo pronto a dare consigli e rincuorare i compagni dopo un errore. Non mollare e dare tutto sé stesso. L’elemento indispensabile che in un gruppo fa la differenza e ti porta a risultati straordinari. Questo è Gianluca Pessotto. Un uomo semplice, nonostante forte, che ha avuto i suoi momenti di debolezza. Dopo la tragedia sfiorata del suicidio è ripartito con la consapevolezza dell’errore e quella forza di vivere.
La seconda vita di Pessotto è la dimostrazione che quando si ha una seconda possibilità non bisogna gettarla al vento ma sfruttarla fino alla fine. La partita più importante della sua carriera l’ha vinta a modo suo: rispettando gli altri e diventando sempre più un esempio. Quel calcio tanto amato oggi dovrebbe partire proprio dagli ideali del “professorino”.