“Mister Miliardo” passa dal Bologna al Napoli
Ho già avuto modo di dire che, a mio parere, tra il 1974 e il 1975 si verificano alcuni fenomeni nel mondo del calcio che lo cambiano in modo irreversibile, accentuandone marcatamente gli aspetti economico-finanziari. Allungando un po’ l’arco temporale, si potrebbe partire dal 1973 con le partenze di Crujff per Barcellona e di Netzer per Madrid e arrivare al 1977, anno del trasferimento di Kevin Keegan all’Amburgo (prima vendita di un giocatore inglese ad avere raggiunto il mezzo milione di sterline).
Ma, più specificatamente, nel biennio 1974-1975 si verificano alcuni fenomeni di portata epocale. Alcuni di questi fattori sono internazionali, altri hanno più rilevanza nazionale. Ma tutti contribuiscono, in qualche modo, a costituire un quadro inedito che rispetto al mondo del calcio segna un “prima” e un “dopo”.
A mia conoscenza, al mondiale del 1974 era comparso per la prima volta uno sponsor sulle maglie di alcune squadre. Mi sembra che fosse successo per il Cile e per l’Argentina, ma forse anche per altre nazionali. In quello stesso mondiale, la formula del torneo e il conseguente numero crescente di incontri, unito all’incremento di televisori venduti nel mondo, portò ad un forte aumento della programmazione, della diffusione e degli introiti televisivi.
Secondo un sito specializzato, per esempio, nel 1970 c’erano meno di dieci milioni di abbonati RAI, ma nel 1974 gli abbonati avevano superato i dodici milioni. Nella maggioranza dei casi, ovviamente, gli abbonati corrispondevano a nuclei familiari (allora composti da un numero maggiore di membri rispetto a oggi), altre volte gli abbonamenti erano fatti, da bar, circoli, dopolavoro. In tutti i casi, i due milioni di abbonamenti TV in più del 1974, rispetto al 1970, corrispondono a diversi milioni di telespettatori che erano divenuti tali in quell’arco di tempo.
È questo dunque il quadro in cui, l’anno successivo, nell’estate del 1975, ha luogo la vendita di “Mister Miliardo”.
Savoldi era un centravanti che, dopo gli anni giovanili passati all’Atalanta, era cresciuto con la maglia del Bologna, squadra con la quale aveva vinto due volte la Coppa Italia nel 1970 e nel 1974 (ne vincerà una terza proprio con il Napoli nel 1976). Tra l’altro, l’attaccante bolognese aveva lasciato il segno in entrambe le finali di Coppa Italia vinte dai felsinei, in particolare nel 1970, segnando la doppietta del due a zero contro il Torino (in quella che in realtà non era una vera propria finale ma l’ultima giornata decisiva del girone) e poi anche nel 1974, in occasione della finale contro il Palermo all’Olimpico, quando aveva trasformato il rigore del pareggio per uno a uno al 90’ e poi aveva fatto il bis nei rigori tirati dopo i supplementari.
Dotato di grande forza fisica (in gioventù aveva praticato diversi sport atletici) Savoldi era un attaccante che, al momento del suo passaggio dal Bologna al Napoli aveva segnato più di un centinaio di gol. Anche per questo era stato fortemente voluto da Ferlaino che, dopo essere arrivato secondo col suo Napoli nel campionato precedente, probabilmente con il suo acquisto sperava di poter finalmente vincere l’agognato Scudetto.
A questo proposito, l’11 luglio del 1975, la “Stampa Sera” riportava un articolo, nella sua pagina dedicata allo sport, in cui si poteva leggere:
“A mezzanotte si chiude il calciomercato. Finora le squadre di serie A hanno speso 16 miliardi.
Il calciatore Savoldi comprato dal Napoli.
Presto avremo un nuovo tipo di sciopero, quello dei tifosi. A Bologna, i sostenitori rossoblù hanno già annunciato che diserteranno la prima partita stagionale della loro squadra. Risponderanno in questo modo alla grave ‘provocazione’ fatta dal Presidente Conti che ha venduto il centravanti Savoldi al Napoli per 1 miliardo e 400 milioni di lire e altri due giocatori, Rampanti (che è in comproprietà col Torino) e Clerici. Giocatori che portano il totale della transazione a due miliardi. Le follie del calciomercato hanno toccato il vertice con questo affare che non ha precedenti nella storia del football italiano”.
Degno di nota il passaggio finale di questo estratto: un “affare che non ha precedenti nella storia del football italiano”.
Allora, alla luce di quanto riassunto appare forse più chiaro quanto dicevo all’inizio. La comparsa degli sponsor nei Mondiali del 74, la loro massimizzazione in termini di diritti televisivi, le cessioni di calciatori con cifre senza precedenti, come quella di Savoldi che abbiamo appena rievocato, i movimenti di giocatori di grande importanza anche all’estero, come quelli di Johnny Rep al Valencia (1975) e di Paul Breitner al Real Madrid (1974), trasferimenti preceduti di poco tempo da Neeskens e Cruijff al Barcellona e da Netzer al Real Madrid, e seguiti un paio di anni dopo da quello di Kevin Keegan all’Amburgo, il passaggio di campioni a fine carriera, come quello di Pelé al Cosmos (sempre nel 1975): si tratta di una serie di dinamiche che vanno tutte nella stessa direzione. Del resto, pure in Inghilterra le singole vendite di giocatori negli anni Sessanta non avevano quasi mai superato le 100.000 sterline, salvo qualche eccezione (Martin Chivers dal Southampton al Tottenham), ma proprio nel 1974 Bob Latchford supera per la prima volta la soglia 300.000, passando dal Birmingham City all’Everton per 350.000 sterline.
Se consideriamo tutto questo, allora appare chiaro che tra il 1973 e il 1977, ma più in particolare nel biennio 1974-1975 giungono a maturazione dei processi che segnano l’inizio del calcio moderno nei suoi aspetti più negativi. Aspetti determinati da un accentuato sfruttamento affaristico-mercantilistico del gioco del calcio. Si tratta di meccanismi legati al profitto che si approfondiranno, rafforzeranno e diversificheranno nei decenni seguenti (penso, tra le altre cose, al potere crescente dei procuratori). Ma è in quella fase storica che nasce il concetto di calcio come business. Perlomeno, questa è l’idea che mi sono fatto io, sulla base dei miei studi e delle mie riflessioni personali rispetto a questo decennio. E la vendita di Savoldi è a suo modo paradigmatica di questo tipo di cambiamento epocale.
GLIEROIDELCALCIO.COM (Massimo Prati)