LAROMA24.IT (Federico Baranello) – L’11 settembre 1977 si gioca la prima partita di campionato della stagione. All’Olimpico va in scena Roma-Torino. Alla fine del primo tempo la Roma è sotto di un gol. A quel punto l’allenatore giallorosso Giagnoni, prima di rientrare negli spogliatoi si rivolge ad un ragazzino di 19 anni che siede in panchina e gli dice “Ugo, scaldati che entri”. Ugo è Ugolotti, Guido Ugolotti. Decidiamo di contattare quel “ragazzino” per farci raccontare direttamente da lui quei momenti. La prima cosa che ci colpisce è l’immagine che ha sul profilo WhatsApp: una foto mentre esulta con la maglia della Roma, la maglia della Pouchain, il “ghiacciolo”. È una foto che conosciamo perfettamente, si tratta dell’esultanza in Roma-Verona del Gennaio 1979 in cui fece una doppietta. Questo ci proietta già in una dimensione particolare, capiamo che quel periodo con i colori giallorossi sulla pelle è rimasto nel cuore di Guido, nel cuore di quel ragazzino. Lo chiamiamo e si dimostra subito disponibile e cordiale nei nostri confronti, iniziamo così ad ascoltare la sua storia: “Sono nato a Massa, ma cresciuto a La Spezia dove la mia famiglia si spostò per motivi relativi al lavoro di mio padre che era un dipendente dell’Enel. Lì cominciai a giocare con la Migliarinese una società del quartiere di Migliarina a La Spezia. Ero un centrocampista. Fui segnalato a Liedholm e a Bravi che mi scelsero per far parte delle giovanili. Alloggiavo nel pensionato a Ostia Lido dove eravamo una quindicina di ragazzi in tre appartamenti. La mattina si andava a scuola e il pomeriggio ci si allenava al Tre Fontane. Ero giovane e cullavo grandi sogni, come tutti i giovani del resto. Ma non sai mai se avrai la fortuna, la bravura e la possibilità di poterti mettere in mostra. Sono tante le condizioni che si devono verificare”. “Quando sono venuto Bravi mi disse che gli servivano punte, di centrocampisti ne aveva fin troppi. Ero costato otto milioni. Risposi che mi adattavo. Poi ci ho preso gusto: negli allievi e con la squadra primavera ho segnato quasi ottanta gol” (Cit. Guerin Sportivo n. 38 settembre 1977). Guido fa parte delle giovanili della Roma dal ’73 al ’77, poi … “La stagione precedente all’esordio Liedholm mi comincia a chiamare per le partite del giovedì con la “prima squadra” e qualche volta vengo convocato pur andando sempre in Tribuna. Ma questo era un qualcosa che dava speranza perché era la trafila classica, funzionava così. La Roma attingeva molto dal suo vivaio, dalle sue giovanili. La stagione 1977/78 iniziò bene, benissimo. Andai in ritiro a Norcia con Giagnoni e poi noi della Primavera tornammo qualche giorno prima per partecipare al prestigioso torneo “Angelo Miceli” che si svolgeva al Flaminio in cui feci, peraltro, anche parecchi gol”. La Roma dei giovani infatti si aggiudica il torneo battendo in finale il Como per 1-0 con rete proprio di Ugolotti che è anche il miglior giocatore della manifestazione. Pierino Prati decide di lasciare la Roma e per gli attaccanti si crea inevitabilmente più spazio. Ugolotti viene convocato e questa volta invece di andare in Tribuna va in panchina. L’avversario, il Torino, è una squadra di tutto rispetto. Ha finito la stagione precedente seconda con 50 punti a un punto dalla Juventus Campione d’Italia. La terza in classifica, la Fiorentina, è riuscita a racimolare solo 35 punti. È stata la difesa meno battuta con solo 14 gol al passivo. Si presenta con “I gemelli del gol” Pulici e Graziani. Insomma uno squadrone. “L’addio di Prati mi consegna una grande possibilità” continua Ugolotti, “e dalla Tribuna vado in panchina. Un grande passo in avanti considerando che le rose non erano folte come oggi. In panchina andava il secondo portiere e un altro paio di giocatori. Il Torino passa in vantaggio e si va verso la fine del primo tempo quando …“Ugo… scaldati che entri”!Era il momento che aspettavo da tanti anni”. La Roma si ripresenta quindi in campo con un Maggiora in meno e un Ugolotti in più. Trova il pareggio con Di Bartolomei su rigore per atterramento di Musiello e poi “A meno di cinque minuti dalla fine” continua Guido “mi arriva un cross da parte di Bruno Conti. Io avevo seguito l’azione in profondità e la tocco in anticipo sull’uscita del portiere Castellini in diagonale. La palla rotola in rete. Fu boato. Ne segue una corsa sfrenata di un ragazzo che non capisce più niente. Un’esultanza di puro e solo istinto. Il sogno di chiunque gioca al calcio. Esordio e gol a 19 anni aveva davvero dell’incredibile. Ne seguirono giorni particolari con grande attenzione da parte di tutti nei miei confronti, cominciarono le interviste. E poi questa piazza la conosciamo con quanta passione vive le situazioni. Nonostante ciò non cambiò nulla, la sera tornavo sempre al pensionato di Ostia. Ormai ero aggregato alla “prima squadra”. La domenica successiva sono convocato per la partita a Perugia. Con mia grande sorpresa sono schierato subito titolare: avevo giocato bene contro il Torino ma non feci, a parte il gol, una grandissima partita. Ero già contento di essere stato aggregato con la squadra, la “prima squadra”. Devo dire anche che non sentivo le pressioni dell’ambiente, ero giovane e facevo ciò che amavo. Ero tranquillo. Contento e tranquillo”. Da Perugia la Roma torna sconfitta per 3 a 2, ma “Il pareggio di Ugolotti all’11’ è stato una delle cose più notevoli di questa fase: uno splendido colpo di testa in elevazione su punizione battuta da De Nadai e palla proprio sotto la traversa” (Cit. L’Unità, 12 settembre 1977). Arriva il 25 Settembre e il Foggia viene a far visita alla Roma. I giallorossi sudano le proverbiali “sette camicie” ma al 77’ Guido ha il guizzo giusto che consente di avere la meglio su di un ottimo Foggia. Quel ragazzino ha segnato tre gol in tre partite, è capocannoniere della Serie A. E’ felice lui, è felice la Roma che è riuscita a trovare il Bomber semplicemente guardando nel giardino di casa. Nella partita successiva la compagine giallorossa va a rendere visita al Pescara e Ugolotti che parte tra i titolari non fa più notizia. La partita termina 1 – 1 con rete di Di Bartolomei su rigore. Il campionato si ferma due domeniche per la Nazionale e la Roma ne approfitta per organizzare una doppia amichevole con il Lione. E proprio nella prima partita disputata in Francia, nel momento più bello di questa favola, Ugolotti subisce un grave infortunio: “Giagnoni mi disse che non mi voleva far giocare, che non mi avrebbe rischiato. Poi invece a venti minuti dalla fine mi mette dentro. Dopo cinque minuti mi infortunio seriamente. Uno scontro fortuito, non c’è stata cattiveria da parte di nessuno. Un taglio tra due difensori e metto male la gamba: frattura di perone e legamenti. Alle 8,30 della mattina successiva ero in sala operatoria sul lettino del dottor Trillat a Lione. Ricordo il dolore e la delusione. Un gran dolore. Una grande delusione. Mi rassicurarono subito sul fatto che sarei tornato a giocare. In realtà ho imparato a mie spese che come prima non torni più”. Quattro mesi dopo, un tempo che sarà sembrato interminabile a quel ragazzino, Ugolotti rientra con il Pescara e ricomincia da dove aveva smesso. E ricomincia subito con un gol che consente alla Roma di passare in vantaggio. Finirà la stagione con quattro gol all’attivo. Rimarrà ancora a Roma e nella stagione successiva segnerà ancora sei gol e sarà il secondo marcatore dopo Pruzzo:” Dopo che stai tanto tempo fermo, prendi qualche chilo e perdi massa muscolare. Riprendere è dura, e quella successiva fu una stagione di verifica, di consolidamento dopo l’infortunio. All’epoca con un infortunio del genere rischiavi di non poter più giocare a calcio. Alla fine della stagione 79/80 mi resi conto di avere sempre meno spazio allora chiesi alla società di trasferirmi, avevo necessità e voglia di andare a giocare con maggiore continuità. Ero sempre nel giro dell’Under 21 e della Nazionale Olimpica, ma non mi bastava”. Andò a giocare con l’Avellino per poi far ritorno a Roma nella stagione 1981/82. Poi Pisa, Campobasso, Arezzo. Torna alla Roma da all’allenatore delle giovanili nei primi anni novanta: “Mi ha fatto molto piacere essere l’allenatore delle giovanili, era l’ambiente dove ero cresciuto. Certo le cose erano molto diverse, erano passati quasi trent’anni e l’organizzazione era cambiata. Ai miei tempi la prima squadra attingeva in modo costante alle giovanili, mentre in quel periodo mi sembrava fosse un po’ penalizzato”. E’ sempre un grande piacere ascoltare chi ha vissuto da grande protagonista quel calcio così diverso, spesso raccontato solo dalle radioline e da poche immagini la domenica sera. “Devo molto a Liedholm per avermi scelto” continua Guido, “… e a Giagnoni per aver creduto in me e avermi dato la possibilità di poter esordire. Vivo a Roma ormai da tanti anni e ho sempre a cuore le vicende giallorosse. Anche i miei figli sono tifosi della Roma. Ecco…i tifosi della Roma sono eccezionali, meriterebbero una società ai livelli di Real Madrid e Barcellona. Questo è quello che meritano”. Parola di Ugolotti.