Il 12 maggio di 36 anni fa il Verona “sorprende” tutti e diventa Campione d’Italia. Una Serie A in cui c’erano le big trascinate dai vari Maradona, Platini, Zico ecc.. spunta la banda di Osvaldo Bagnoli con una stagione perfetta, nessuna mossa sbagliata. Non un caso, ma una programmazione dettagliata senza tralasciare niente, così il sogno è diventato realtà.
Il sito CALCIOPOLIS.IT, infatti, omaggia quel giorno leggendario per il club scaligero: i numeri, il segreto e la voglia di una provincia intera di festeggiare qualcosa di irripetibile.
[…] Come vincere un campionato con undici titolarissimi, quattro riserve, un tecnico con il berretto di lana e la sana voglia di provincia? Gli ingredienti del Verona Campione d’Italia furono un mix invincibile nel torneo 1984-85, un campionato dal sorteggio integrale per gli arbitri, ma anche con gente come Zico, Maradona e Platini a partire con i galloni dei favoritissimi.
Perché rispetto al calcio odierno, quello dell’epoca regalava perle anche in provincia. Il Verona Campione d’Italia non fu lì per caso, aveva programmato, scelto per bene i suoi elementi e poi aveva sapientemente raccolto i frutti. Chiaro è che non sbagliò una mossa per vincere il torneo, anche nella scelta degli stranieri, non a caso titolarissimi e rimasti nell’immaginario collettivo.
Il tedesco Briegel era il muro in mezzo, sia in difesa che davanti, Elkjaer era l’uomo che svariava su tutto il fronte d’attacco insieme a Galderisi. Segnò da scalzo contro la Juventus e quello fu un segnale del destino per una squadra rimasta nella leggenda. Un altro segnale, forse non capito subito, arrivò già dalla prima giornata: doveva essere la festa di Maradona alla prima in Italia, fu quella del Verona che riuscì a battere il Napoli senza difficoltà per 3-1 […]
Numeri da grande squadra e la qualità di un centrocampo compatto e un attacco con pochi punti di riferimento: lo scacco matto di mister Bagnoli:
[…] Gli scaligeri conquistarono lo scudetto con un turno d’anticipo, pareggiando a Bergamo per 1-1. Tanto bastò per distanziare il Torino, diretta inseguitrice. Sette giorni dopo ci fu la festa allo stadio “Bentegodi” con una media di 40mila spettatori che godettero anche lo show finale, il 4-2 sull’Avellino. A ripensarci, l’effetto nostalgia sale sempre più, quel team di Bagnoli vinse lo scudetto con 15 vittorie, 13 pareggi e 2 sconfitte, l’ultima proprio ad Avellino nel girone d’andata.
Segnò 42 gol, pochissimi per chi vince il titolo, ma ne subì 19, e furono i dati difensivi a prevalere spesso e volentieri. C’era Garella che parava con i piedi, sgraziato ma molto efficace, e una linea difensiva con Volpati (diventato poi dottore), Fontolan, Tricella e Marangon a far da guardia.
La compattezza arrivava anche a centrocampo, oltre a Briegel, Fanna imperversava sulla destra, Di Gennaro dettava i tempi, Bruni era dovunque. L’attacco di Galderisi ed Elkjaer dava pochi punti di riferimento […]
(CALCIOPOLIS.IT di Massimo Maneggio)
Vai all’articolo originale
Foto WIKIPEDIA