CALCIOCATANIA.COM (Salvatore Giovanni Emanuele) –
“CELESTE” NOSTALGIA…
Ci sono partite che dimentichi già qualche minuto dopo il triplice fischio. Ce ne sono altre, invece, che ti entrano prepotentemente dentro cuore e cervello. Rimangono lì, impresse, a dispetto degli anni inclementi che corrono veloci manco stessero disputando la finale olimpica dei cento metri. Di anni, benedetti e dannati, ne sono passati venti. Venti, da quel pomeriggio messinese del 13 dicembre 1998, giorno di una delle gare simbolo della storia del Catania Calcio 1946. Una data cerchiata di rossazzurro, così come piace tanto a noi, a dispetto del risultato finale e della categoria. Per una volta, più delle gesta in campo, più dei punti (pesanti) in palio, furono i tifosi del Liotru a scrivere una pagina di storia. Bella, bellissima. Una pagina che trasmette ancora brividi. Una pagina che fa parte di un altro calcio, ormai scomparso, che non potrà più ripetersi. Ah, pallone andato, cosa darei per poterti rivivere così com’eri quando ti conobbi, quando eri festa della gente, forse meno ricco, ma sicuramente più genuino di adesso. Stupido nostalgico son io, oggi ancor di più. È il 13 dicembre, a Siracusa e Belpasso si festeggia Santa Lucia, ma io, nel mio album dei ricordi, ho il cuore carico di una “Celeste” nostalgia…
UNA MAGLIA DA TRAMANDARE
Al “Giovanni Celeste” del rione Gazzi non si gioca più. Il Messina, ormai da oltre un decennio, gioca le proprie partite casalinghe nel nuovo impianto che sorge in zona San Filippo. Il “Celeste” è una cattedrale vuota che trasuda storia, non solo giallorossa. C’è anche tanto rossazzurro in quello stadio incastrato fra i palazzi di via Oreto, via Umberto Bonino, viale Gazzi e via Vecchia Comunale. La tribunetta “Valeria”, piccolo settore destinato agli ospiti, ne ha visti tanti di Messina-Catania, così come quella gradinata centrale che in quel 13 dicembre di vent’anni fa era gremita da quattro mila catanesi. Presenza massiccia, come sempre del resto, ‘giustificata’ anche dalla posizione in classifica dei rossazzurri di Piero Cucchi, primi nel Girone C della vecchia e soppressa Serie C2, allora quarta ed ultima categoria del calcio professionistico dell’italico pallone. I padroni di casa, il Messina Peloro del palermitano Pietro Ruisi, dopo un avvio di torneo convincente, con tre vittorie di fila con Casarano, Astrea e Frosinone, attraversa un momento di appannamento, nonostante i gol del bomber Vittorio Torino, l’arma migliore dei biancoscudati, insieme agli ex rossazzurri Ciccio Pannitteri e Pippo Romano. La gara ha però una falsa partenza. I peloritani si presentano in campo con la maglia biancoscudata, mentre dall’altra parte della barricata, il Catania, ha portato con sé in riva lo stretto soltanto la seconda maglia di gioco, quella interamente bianca con risvolti rossi e azzurri. Qualcuno deve cambiare tenuta di gioco. Per ovvi motivi, dato che si gioca in casa loro, toccherebbe ai messinesi variare con la tradizionale casacca giallorossa. Ciò non avviene. Il patron peloritano, Emanuele Aliotta, con poca sportività, fiuta la possibilità di vincere la gara a tavolino, decidendo per la biancoscudata. Il regolare svolgimento della gara è seriamente a rischio. A sbrogliare l’intricata matassa ci pensano i tifosi del Catania. Dalla gradinata centrale del “Celeste” arrivano in campo le maglie rossazzurre necessarie per disputare la partita. Le maglie, prestate dai tifosi ai giocatori, hanno cinque varianti. Cinque undicesimi – Giuseppe Del Giudice, Gennaro Monaco, Umberto Brutto e Pietro Tarantino, quest’ultimo con il numero 46 sulle spalle, numero insolito per una categoria nella quale vige ferrea la numerazione classica dall’1 all’11 – hanno la casacca priva di sponsor, un po’ come faceva in passato il Barcellona. Francesco Ripaldi eRoberto Manca (che sarà decisivo nella gara di ritorno) indossano la casacca della stagione 1997-98. Capitan Nino Di Dio sfoggia la “Tamoil” della stagione 1995-96, mentre il metronomo Igor Marziano e l’indio Luca Lugnan hanno la casacca che del Catania 1994-95, annata conclusa con la promozione conquistata nella polvere di Gangi. La maglia in dote per l’anno 1998-99, con lo sponsor “SP” incastonato in un quadrato bianco con il marchio della Regione Siciliana sottostante, ha in Alessandro Cicchetti l’unico modello. Discorso a parte per il portiere Ciccio Bifera, con il suo maglione grigio con banda orizzontale nera, identico a quello indossato da Luca Marchegiani negli anni gloriosi della Lazio di Cragnotti.
4 PALLE GOL IN 12’’
La partita è maschia e spigolosa, da Serie C, con il Catania che prova in tutti i modi a violare la porta peloritana difesa dal randazzese Emanuele Manitta. Emblematico, in tal senso, è quanto accade nella porta sita sotto la Curva Nord dell’impianto messinese. Nel giro di dodici secondi i rossazzurri costruiscono quattro palle gol clamorose senza riuscire a perforare il muro biancoscudato. Tutto nasce dal destro di Luca Lugnan, abile ad imbeccare con un lancio dalla trequarti il collega di reparto Roberto Manca. L’attaccante di Oristano, appostato nel cuore dell’area messinese, dribbla secco Leo Criaco, e spara a botta sicura col sinistro. Il pallone, a Manitta battuto, si stampa sul palo interno e ritorna veloce al centro dell’area. È un rigore in movimento. Sulla sfera assai invitante si fionda come un rapace Ripaldi. Piattone destro di prima intenzione, scagliato dal limite dell’area di porta, e disperato salvataggio sulla linea di un difensore messinese. La palla, impazzita, finisce nuovamente sui piedi di Manca, sempre appostato a sette otto metri dalla porta, tira a botta sicura. Con un balzo felino Emanuele Manitta, sdraiato sulla linea di porta, respinge come può il pallone che carambola sul sinistro di Lugnan che nel frattempo aveva raggiunto il vertice alto dell’area piccola. Il sinistro ad incrociare del numero 11 rossazzurro, da posizione defilata, è nuovamente respinto coi piedi dal portiere di Randazzo: lo 0-0 è salvo. La partita finisce così, con le due squadre in dieci uomini per via delle espulsioni di Vittorio Torino e Gennaro Monaco, e con le maglie rossazzurre, intrise di sudore e di storia, che ritornano ai loro rispettivi padroni: i tifosi.
MESSINA PELORO-CATANIA 0-0
Messina, 13 dicembre 1998 – Stadio “Giovanni Celeste”
MESSINA PELORO: Manitta, Milana (dal 63’ Beccaria), Marra, De Blasio, Sansone, Criaco, Pannitteri (dal 59’ Corona), Catalano, Torino, Romano. All: Pietro Ruisi
CATANIA: Bifera, Cicchetti, Di Dio, Tarantino, Monaco, Del Giudice, Brutto, Marziano (dal 76’ Rossi), Manca (dal 69’ Passiatore), Ripaldi (dall’84’ Calà Campana), Lugnan. All: Piero Cucchi
ARBITRO: Ciulli di Roma
ESPULSI: Torino (ME) e Monaco (CT)
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