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Il 13 Maggio del 2003 si giocava il derby della Madonnina più importante di sempre. In palio la finale della Coppa dei Campioni, torneo principe nel panorama europeo e porta d’ingresso verso l’immortalità sportiva.
Il giovane Ancelotti contro l’esperto Cuper. La scuola italiana contro quella argentina. Due squadroni di assoluto valore, con i nerazzurri leggermente sfavoriti dal fattore campo (per via dei gol fuoricasa) ma guidati da un allenatore capace di raggiungere, e perdere, due finali consecutive qualche anno prima, alla guida del Valencia di Angulo, Mendieta e Carboni.
Sarà un incontro tiratissimo, sbloccato dall’invenzione e dalla caparbietà del velocissimo Shevchenko, scaltro e fortunato in un rimpallo contro Cordoba e sull’uscita di Toldo.
L’Inter cercherà di raddrizzare il risultato in più di una occasione, salvo poi pareggiare al minuto 38’ della ripresa grazie alla velocità di Martins e alla disattenzione di Paolo Maldini.
Sarà Abbiati, allo scadere, a negare la rimonta e la gioia della finalissima contro la Juventus. Sull’incursione di Kallon, metterà una pezza decisiva deviando la palla in angolo con un fianco.
L’apoteosi milanista e l’inizio di un ciclo irripetibile per i ragazzi di Ancelotti.