LAROMA24.IT (Federico Baranello) – Il 14 gennaio 1906 nasce a Fiume il primo grande goleador della storia giallorossa: Rodolfo Volk.
L’aitante cannoniere istriano cresce a suon di gol in alcune rappresentative della città di Fiume oltre ad una stagione con la Fiorentina nel 1926/27. In questo periodo entra in vigore la Carta di Viareggio che, oltre a riorganizzare il calcio italiano, vieta agli stranieri di partecipare a manifestazione sportive a carattere nazionale. Per questo motivo italianizzò il cognome in Folchi e, in alcuni casi, in Bolteni.
Per assicurarsi le prestazioni di Volk e di Mialich dalla Fiumana Roma e Napoli iniziano una contesa nella quale deve intervenire la Federazione. Quest’ultima aggiudica Volk alla Roma e Mialich al Napoli.
Così nell’estate del 1928, all’età di ventidue anni, giunge a Roma. Non è dotato di grandissima tecnica ma è velocissimo. Velocità che raggiunge l’apice soprattutto quando riceve la palla spalle alla porta: girarsi e far partire un “bolide” è tutt’uno. Segna da ogni lato del campo. I suoi gol lo fanno entrare subito nel cuore dei tifosi e, complice la sua fisicità vichinga, viene soprannominato Sigfrido, l’eroe del mito germanico discendente di Odino. Una dizione prettamente romana trasforma l’appellativo in “Sigghefrido”. Viene chiamato anche “Sciabbolone”, rivisitazione del noto “Sciaboletta” attribuito a Re Vittorio Emanuele III.
“Vorche è ‘n mago pe’ segnà”, recita l’inno di Campo Testaccio, e i numeri lo confermano: 157 presenze e 103 gol in campionato con la maglia giallorossa. Con lui la Roma testaccina conquista le cime più alte del calcio nazionale e i tifosi cantano “L’ala centra e Vorche tira e segna, questo è er gioco e Roma ve lo ‘nsegna”. Con lui prendono forma molte “prime volte”: è il primo giocatore a segnare a Campo Testaccio il 3 novembre 1929 contro il Brescia (2-1). Suo il gol al primo derby l’8 dicembre del 1929 con il quale la Roma espugna il campo della Rondinella: “Volk, ricevuto il pallone da Corsanini, si sposta sulla destra parallelamente al goal e, sebbene francobollato da Bottaccini, scaglia un bolide che Sclavi non può raggiungere” (Cit. La Stampa 9 dicembre 1929). Nella sua terza stagione in giallorosso, 1930/31, segna ventinove reti ed è il primo capocannoniere della Serie A con la maglia della Lupa. È il primo giocatore a segnare in terra straniera e precisamente nell’amichevole a Parigi dell’11 marzo 1929 contro il Club Français. Nella cornice del Buffalo Stade la Roma vince 5-0 e Volk segnerà una tripletta. E’ il primo giocatore giallorosso a superare quota 100 gol in campionato, superato poi solo da Pruzzo e Totti.
Purtroppo non riuscirà a replicare quanto di buono fatto con la Roma anche in Nazionale maggiore per la presenza di giocatori del calibro di Meazza, Schiavio e Borel II.
Il motto “io non penso, tiro” è il suo punto di forza, ma quando la potenza “cala” con l’avanzare delle stagioni, e non supportato da grande tecnica, segna meno e la Roma lo cede al Pisa in C1. Giocherà ancora molte stagioni in Serie C con la Fiumana oltre a sei presenze in A con la Triestina.
Verso la fine degli anni ’50 torna a Roma, quasi a testimoniare un amore non terminato. Lavora al CONI come usciere. Il 2 ottobre 1983, in una Roma ancora agghindata a festa per lo scudetto, viene a mancare.
Con la Roma non vince nulla ma questo non gli impedisce di entrare nella romantica leggenda tipica dell’era dei pionieri. Un calcio fatto sovente di campi di terra e pallone con le cuciture così spesse da farsi male se colpito di testa. Un giocatore con tanta grinta e passione. Quella grinta e passione che vorremmo vedere sempre da chi indossa questa maglia, perché per qualcuno vincere è l’unica cosa che conta, ma onorare questa maglia storica è molto di più.