LAROMA24.IT (Federico Baranello) – E’ il 15 maggio 1983 e il sogno, che ha accompagnato tutte le notti dei precedenti quarantuno anni, è realtà. Non è più il tempo della speranza… ora è il tempo della consapevolezza. La “piazza” è pronta a celebrare i propri beniamini in un Olimpico bollente, straripante di giallo e di rosso, ogni tifoso è arrivata in porto con il vessillo. La programmata sfida con il Torino non ha nulla da chiedere alla classifica: la compagine giallorossa è già matematicamente “Campione d’Italia” e i Granata sono ben saldi al centro della classifica senza speranza di poter ambire ad altro.
La partita è quindi una formalità, una passarella per i neo Campioni d’Italia, è l’ultimo capitolo del libro dello Scudetto. Tutto è pronto per accogliere e festeggiare i calciatori interpreti del romanzo: “Amici, ringraziamo i Campioni per la grande gioia che ci hanno regalato NON INVADENDO IL CAMPO”, si legge in un volantino di quella giornata “Abbracciamoli anche a nome della città. Tutta l’Italia ci guarda”.
“L‘Olimpico così pieno forse si era già visto in altre occasioni, ma così colorato mai. In un
conteggio sicuramente approssimato per difetto abbiamo contato 30 striscioni in Tevere numerata, 52 in non numerata, 61 in curva Nord, 83 in curva Sud e tanti altri in Monte Mario. Di bandiere ce ne saranno state non meno di ventimila, una ogni quattro spettatori, ed era uno spettacolo al limite commovente vederle sventolare tutte insieme mentre, negli ozii del prepartita, gli altoparlanti mandavano gli inni più amati dalla tifoseria“ (Cit. Il Messaggero, 16 maggio 1983).
Tancredi, Nela, Vierchowod, Maldera, Falcao, Ancelotti, Iorio, Prohaska, Pruzzo, Di Bartolomei, Conti… gli eroi di tutte le battaglie escono dal “tunnel”, nell’antica Roma sarebbero passati sotto l’Arco di Trionfo. Nomi che si sono guadagnati l’eternità. Il consueto scambio di gagliardetti, mentre Capitan Di Bartolomei tiene uno scudetto composto da fiori bianchi, verdi e rossi, e la partita può avere inizio.
Si arriva al 21’ e Conti viene atterrato; il Signor Bianciardi di Siena decreta la massima punizione. Dal dischetto Roberto Pruzzo non lascia scampo a Terraneo: “La Roma è in vantaggio”… frase tra le più belle al mondo. Al 35’ Falcao e Conti bucano la retroguardia del Toro con un triangolo. La palla arriva all’Ottavo Re di Roma che con un tocco “divino” infila rasoterra il portiere granata in uscita: è il 2-0 e segue la consueta corsa verso la curva Sud.
Al 10’ il Barone Liedholm ritiene che Tancredi debba uscire tra gli applausi e lo sostituisce con Superchi, che diviene quindi anche lui un Campione d’Italia a tutti gli effetti. Così come regala allo sfortunato Paolo Giovannelli mezz’ora per la gloria al posto di Iorio. Al 38’ il Toro prova a riaprire la gara con Hernandez che raccoglie una respinta maldestra di Superchi, ma a 3 minuti dal termine Bruno Conti mette la parola “fine” con un sinistro perfetto che chiude la partita. Una stagione eccellente la sua, iniziata da Campione del Mondo.
La partita giunge quindi al termine e così come previsto c’è il giro d’onore. Spunta una bandiera tricolore, grande, bella e enorme. I calciatori la afferrano e la portano con loro nel giro di campo. C’è il tempo per abbracciarsi ed abbracciare tutti. Baci e lacrime di gioia. C’è tempo per i saluti del Presidente della Repubblica Pertini e del Sindaco Vetere. Roma è in festa. Ma c’è tempo anche per salutare Francesco Rocca, se lo merita. Una giornata splendida insieme a “Li du’ colori de Roma nostra“. Tutti al Circo Massimo: Grazie Roma.
(foto Tedeschi)