LAROMA24.IT (Federico Baranello) – La linea “Gotica” non c’è più, il periodo bellico è archiviato e l’Italia ha voglia di rialzarsi, di tornare a vivere. Lutti, macerie e fame sono compagni di viaggio per chiunque intenda riprendere la normalità. Questa è l’Italia del “Secondo Dopoguerra”. In questa situazione si può pensare a giocare al calcio? La risposta è sì, si può! Anzi, si deve. Del resto, anche se in forma “ridotta”, si è giocato perfino durante la guerra. Con questo spirito, con questa voglia di rinascita, cercando di trovare il giusto compromesso tra le difficoltà, oltre i costi, derivanti da lunghe trasferte nel territorio martoriato dalla guerra e le aspirazioni degli entusiasti e appassionati calciofili italici, si decide di far ripartire il campionato. Si decide di far ripartire “la vita”. Le due leghe, Lega Nazionale Centro-Sud e la Lega Nazionale Alta Italia, organizzano due distinti tornei con l’obiettivo di eleggere quattro squadre ognuna. Le otto società parteciperanno in seguito alla fase finale “Nazionale” che decreterà la squadra Campione d’Italia. Insomma, parte un campionato anomalo quello del 1945/46.
L’Associazione Sportiva Roma non ha più i campioni che le regalarono lo scudetto qualche anno prima. Qualcuno nel frattempo ha smesso di giocare, qualcuno è tornato dalla famiglia. La Roma, impossibilitata a realizzare una campagna acquisti di spessore, si affida a molte forze indigene oltre ad alcuni reduci dello scudetto del ‘42 come Risorti, Brunella, Andreoli, Kriezu e Amadei.
La compagine giallorossa resterà a lungo prima in classifica, salvo poi finire al terzo posto, guadagnandosi comunque l’accesso alla fase “Nazionale” dove si classificherà al sesto posto.
Durante il campionato del Centro-Sud, esattamente il 16 Dicembre del 1945, incontra in casa il Napoli, allo Stadio Nazionale.
Non è ancora il “Derby del Sole” come in seguito verrà definito ma è uno scontro al vertice e ci si augura una buona cornice di pubblico. Il Corriere dello Sport del giorno precedente l’incontro titola: “Domani a Roma si gioca per il primato del girone”. E proprio sul pubblico afferma qualcosa quanto mai attuale, quasi un monito a ciò che accade in questi periodi: “Una cornice vociante di tifosi è quello che ci vuole perché il quadro della partita prenda colore. Private lo incontro più importante, giocato da due squadre fortissime, del tono che gli da la folla sulle gradinate, e avrete uno spettacolo smorto, anemico, senza colore”.
La partita è molto combattuta nonostante lo 0 a 0 finale, con una Roma che coglie anche tre pali. Il risultato non cambia il vertice della classifica ma è sicuramente più utile ai partenopei.
Allo stadio però, nonostante il periodo di difficoltà in cui molte persone fanno fatica anche solo a racimolare il pranzo o la cena, il pubblico la fa da padrone. Ancora una volta i tifosi giallorossi, in coerenza con quanto la storia ha già detto di loro e dirà in futuro, dimostrano grande attaccamento al sodalizio giallorosso: 25.000 presenze, grande tifo sugli spalti e incasso da 2 milioni circa di lire. È Record!
Così l’allora C.T. della Nazionale Vittorio Pozzo commenta: “Venticinquemila persone sul campo per assistere ad una partita, è una cifra d’ante guerra. Magari tutto camminasse nella nostra Italia come lo sport. Eppure anche per lo sport esistono difficoltà – e quali difficoltà! Le squadre viaggiano, sui campi si gioca pienamente, e il pubblico accorre in massa….Quello di oggi è stato un successo del pubblico romano, sempre fedele a questo nostro gioco” (Cit. Corriere dello Sport, 17 dicembre 1945).