16 giugno 1982: Germania Ovest – Algeria
Davide contro Golia. E qualche giocatore tedesco, alla vigilia della gara di esordio nel Mundial spagnolo contro l’Algeria il 16 giugno 1982, esprimeva granitiche certezze di agevole e ritemprante trionfo, senza necessità di spendere soverchie energie, da conservare per altre occasioni, come fosse un buon allenamento in vista di sfide più serie e impegnative, tanto da dedicare anzitempo il settimo gol alla moglie e l’ottavo ai propri cani, mentre qualcun altro meditava di giocare fumando qualche sigaro. Breitner e Hansi Muller si “limitavano” a pronosticare una vittoria per tre o quattro a zero a proprio favore.
E con altrettanta leggera e pericolosa sufficienza il tecnico tedesco Jupp Derwall dichiarava che in caso di sconfitta si sarebbe gettato nel Mediterraneo. Per fortuna che non ha mantenuto la parola. Forse meglio se si fosse fatto un bagno, dato il caldo torrido, o se si fosse portato una canna da pesca.
Insomma, la Germania Occidentale sottovalutava l’avversario, forte del proprio blasone, passato o recente, contando sul fatto di essere campione d’Europa in carica e considerato che aveva condotto nel proprio girone di qualificazione ai mondiali un’autentica cavalcata trionfale costellata solo di vittorie.
Poco importava, dunque, ai tedeschi che l’Algeria praticasse un calcio spigliato e veloce, poco o niente agli occhi dei teutonici valevano le circostanze che gli algerini giocassero insieme con grande frequenza e continuità sin dalle giovanili e che quindi fossero molto affiatati (l’istanza della solidità del gruppo e dell’amicizia fra gli elementi componenti la selezione, si potrebbe dire quella del perfetto amalgama era, peraltro, propria di un CT come Bearzot, che vedeva nel gruppo ben unito una delle robuste basi per imporsi), dato che una legge proibiva loro di militare in squadre straniere se non avessero compiuto almeno 28 anni, (e, comunque, i calciatori impegnati all’estero, frequentavano campionati europei, dove potevano affinare e arricchire le loro qualità, trasmettendole ai colleghi in patria).
Inoltre, i tecnici e i preparatori della squadra maghrebina erano di scuola francese (avendo frequentato il campionato transalpino prima della dichiarazione di indipendenza algerina del ’62), quindi avvezzi al calcio europeo, per cui non erano da considerarsi spaesati e senza idee o cognizioni di causa di fronte agli stessi tedeschi.
Così, la prima partita del secondo girone il 16 giugno riservava una sorpresa non da poco. Dopo un primo tempo senza eccezionali rilevanze di gioco, molto tattico, ma nel quale l’Algeria teneva testa ai tedeschi con molta facilità (il che avrebbe dovuto se non allarmare quanto meno destare particolari attenzioni), la stessa nel secondo tempo ingranava una marcia in più in termini di determinazione e intraprendenza (dimostrando ancor più che nella prima frazione di gioco di non patire alcun timore reverenziale di fronte al ben più quotato avversario), passando in vantaggio al 9’ della ripresa con un’azione rapida di contropiede: Djamel Zidane serviva Belloumi, ormai solo davanti a Schumacher; lo stesso ne respingeva il tiro, ma non poteva fare nulla sulla ribattuta di Rabat Madjer.
E non mancava qualche possibilità per il raddoppio degli africani nell’immediatezza del primo gol dei medesimi.
Dopo poco più di dieci minuti Rummenigge, il migliore dei suoi (la Germania ha giocato sottotono in parecchi suoi elementi) pareggiava, ma nel minuto successivo Belluoumi, su passaggio di Salah Assad, segnava il secondo gol algerino, dopo una bella ed elaborata azione corale con 9 passaggi, senza che i tedeschi potessero bloccare gli avversari.
Algerini, dunque, arrembanti e privi di paura. Il finale era serrato, con continui rovesciamenti di fronte e conclusioni, alcune delle quali pregevoli, da entrambe le parti, con l’Algeria che avrebbe potuto segnare il terzo punto con Madjer (palla fuori per un nonnulla), ma con i tedeschi che avrebbero potuto pareggiare con Hrubesch o Briegel.
Dunque, anche la Germania Ovest, da due o più decenni la squadra europea più costante e affidabile, incappava in una sconfitta storica e per di più meritata, perché l’Algeria aveva saputo attaccare in maniera lineare e incisiva e difendere con ordine, di fatto annullando la maggiore caratura tecnica degli avversari.
Per fortuna dei bianchi non si trattava di una partita decisiva. Era la prima partita e ancora si poteva rimediare. Ma l’impressione, immediatamente dopo la partita persa contro gli algerini, era tanta e si levava e si udiva qualche voce critica.
In Algeria era tripudio. Ma per causa della successiva sconfitta dei biancoverdi africani contro l’Austria, la vittoria di misura sul Cile nella terza sfida non sarebbe bastata per raggiungere una storica qualificazione al secondo turno. E qua si apre il capitolo dell’incontro tra le due nazioni di lingua tedesca. Ma questa è un’altra storia.
GLIEROIDELCALCIO.COM (Francesco Zagami)