LAROMA24.IT (Federico Baranello) – 17 dicembre 2000, Stadio Olimpico, ore 20,30: Roma si prepara a vivere il Derby per l’undicesima giornata di campionato. La Roma gioca fuori casa e arriva alla sfida forte del primato solitario in classifica con 25 punti, seguita da Juventus e Atalanta con 19.
“Nel nome di Roma…s’innalzano i vessilli dell’Impero” è lo striscione sotto la curva che accompagna la coreografia.
Non è un derby ben giocato ma è una partita tesa e, sin dalle prime battute, non ci sono complimenti nelle entrate di gioco. Durante la gara si ha anche il tempo di assistere ad un balletto di Cafu sulla testa di Nedved facendogli un triplo sombrero che lo ridicolizza. È solo il prologo a qualcosa di più speciale.
Al 70′ del secondo tempo, sul risultato ancora fermo sullo 0 a 0, Cafu riceve palla e la scodella al centro dove Zanetti, che arriva in corsa dalle retrovie, colpisce di testa verso la porta. Peruzzi ribatte con un gran guizzo e sulla palla arriva uno spaesato Nesta che, volendo allontanare la palla, la tira verso un ancor più spaesato Paolo Negro. La palla “sbatte” sul suo petto e s’infila in rete. È l’apoteosi!
Il fotogramma in cui Paolo Negro guarda Nesta dopo che la palla è entrata è un ricordo indelebile per ogni tifoso giallorosso.
Da questo momento Paolo Negro, suo malgrado, è “Uno di noi”. Un autogol che si porterà dietro per sempre: croce per lui, delizia per i romanisti. Da allora gli sfottò non si contano: “Canteremo tutti insieme Paolo Negro gol, Negro gol, Negro gol, Paolo Negro gol!” è tra i cori più gettonati.
A distanza di molti anni resistono ancora dei gruppi attivi su Facebook che commemorano ogni 17 dicembre la “malefatta” del povero Paolo Negro. I fotomontaggi del difensore biancoceleste (o biancoblu o biancazzurro, il dubbio rimane) con la maglia della Roma non si contano in rete. Davvero sfortunato, non gli poteva capitare in un momento peggiore: in un derby, autorete determinante per il risultato finale e nell’anno dello scudetto giallorosso.
In un’intervista del Febbraio 2012 il difensore, interpellato sull’argomento, dichiara: “Lo dice la piazza, ma non lo decisi io quel Derby. Se andiamo a rivedere le colpe, io non ne ho e non me le prendo. La colpa fu di chi sentiva troppo il Derby e mi buttò la palla addosso. Dopo quella partita mi trovai solo contro tutti…”.
Tuttavia, andando indietro nella storia dei “Derby”, ci si accorge che Paolo Negro non è solo. Correva l’anno 1942, precisamente l’11 Gennaio, e durante il derby di andata, la Roma giocava in casa, “all’ultimo minuto di gioco non con un goal romanista frutto di una superiorità, manifesta, di un’azione ben congegnata di un tiro imparabile, ma per un errore del terzino Faotto che, nella fretta di respingere, mandava la palla a insaccarsi nella rete dell’esterrefatto portiere” (La Stampa, 12 gennaio 1942). Era quindi un Derby, autorete determinante per il risultato (2-1), e nell’anno dello scudetto giallorosso.
Vincere il derby con un autogol, nell’anno che ti consegnerà lo scudetto, è tra i sogni proibiti di ogni tifoso. Maximiliano Faotto e Paolo Negro: a volte i sogni diventano realtà.