Lo scambio tra Prohaska e Marini aveva fatto cadere il pubblico nerazzurro nello sconforto. Il gol di Repcic, ottenuto con caparbietà dalla Stella Rossa, nel gelo di San Siro, lasciava l’amaro in bocca in vista del difficile ritorno in terra jugoslava. Il bolide di Mimmo Caso, imprevedibile e perfetto, fotocopia di quello di Nelinho in un Italia – Brasile di tre anni prima, aveva illuso il popolo milanese.
Il 18 Marzo del 1981 si sarebbe partiti con uno svantaggio da recuperare. Partita problematica, soprattutto alla luce del valore degli avversari.
Il pubblico delle grandi occasioni a Belgrado, con 90.000 a supportare lo squadrone biancorosso, nonostante le condizioni meteo non proprio ideali.
In palio la semifinale di Coppa dei Campioni, in palio la sfida contro una tra Real Madrid, Spartak Mosca, Liverpool e Bayern Monaco.
L’Inter dello stratega Bersellini, nella notte gelida di 40 anni fa, entrò in campo con grande consapevolezza, convintissima di poter ribaltare lo svantaggio iniziale maturato due settimane prima. La giocata al limite dell’area, costruita intorno al minuto 13′, permise di scardinare l’arcigna difesa dei ragazzi di Stankovic. Baresi per Muraro e tiro d’esterno di prima intenzione. Un sinistro velenoso, non molto potente, ma carico di un effetto necessario per ingannare Simeunovic.
A quel punto bisognava difendere il risultato e bisognava difendere Bordon dagli attacchi del mai domo Repcic e dello statuario Jankovic, quest’ultimo autore di un colpo di testa imperioso e sfortunato.
La palla che colpisce la traversa e sbatte sulla linea, prima di dirigersi con uno strano effetto sul palo interno della porta di Bordon. Mischia inevitabile e nerazzurri salvi per pochissimo.
Finirà con la vittoria dell’Inter, dopo un legno colpito dall’ispirato Muraro e dal mitico Altobelli.
A fine gara, le dichiarazioni che faranno storia saranno quelle di un personaggio talmente carismatico da incarnare, per molti, il sentimento e lo spirito nerazzurro. Peppino Prisco, sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, dichiarerà: “L’arbitro è stato il migliore in campo… tuttavia non dovete dimenticare un ragazzo di 17 anni, si chiama Bergomi. Si chiamasse diversamente l’avreste già esaltato. Ha marcato Petrovic, poi è andato a prendersi anche Muslin. Sembrava un campione consumato”.
La prima pagina de La Gazzetta dello Sport del 19 Marzo 1981