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La stagione 1991/92 era quella della svolta europea. La Coppa dei Campioni ridisegnava i propri assetti: via l’eliminazione diretta, avanti con due gironi che portavano alla finale.
Il sorteggio dell’8 Novembre 1991 aveva dato esito favorevole. I campionissimi della Sampdoria avrebbero evitato le corazzate Barcellona e Benfica, affrontando invece i detentori della Stella Rossa. Il loro gruppo A era formato dagli stessi ragazzi di Popovic, dall’Anderlecht e dal Panathinaikos.
Fortuna che non guastava, soprattutto sulla via che avrebbe portato a Wembley e a quell’incontro decisivo del 20 Maggio. Sulla Gazzetta del giorno successivo, i doriani esprimevano tutto il loro cauto ottimismo in vista dell’impegno europeo, palcoscenico atteso da anni, dopo i trionfi in Coppa delle Coppe.
Mancini considerava soprattutto l’aspetto Marakana, stadio che sarebbe stato inagibile a causa dei tumulti in terra jugoslava. Belodedic e compagni, infatti, non sapevano ancora dove avrebbero disputato le partite casalinghe.
Mannini, invece, aveva soltanto un rimpianto chiamato Camp Nou …
“Scendere in campo nel mitico Camp Nou sarebbe stato il coronamento di un sogno. Il nostro è il girone meno difficile e tra l’altro non dovremo andare in Russia come temevo”.
Silas, dal canto suo, criticherà la nuova formula voluta dagli organizzatori …
“Penso che le sei partite toglieranno la tensione che invece viene determinata dallo scontro diretto. Si vedrà un gioco migliore, ma credo che ne subirà la regolarità”.
Quella sarà la stagione che porterà i ragazzi di Boskov ad una storica finale. Una finale che avrebbe concluso un ciclo incredibilmente vincente, passato attraverso coppe nazionali, coppe europee e campionati. Soltanto la sfortuna ed un calcio di punizione discutibile, allo scadere dei supplementari, condannerà i blucerchiati alla sconfitta più bruciante di sempre, dopo una partita condotta con maestria e merito.