È l’autentico trascinatore, a soli vent’anni, della trionfale stagione dello scudetto del ’42: i compagni lo lanciano negli spazi e lui s’invola siglando 18 reti.
Durante la semifinale di Coppa Italia contro il Torino nel 1943 viene convalidato un gol molto dubbio ai granata. Ne segue una mischia e qualcuno colpisce il guardalinee. Ne farà le spese Amadei che viene squalificato a vita. Solo tempo dopo si saprà che fu Dagianti il colpevole. Nel 1944 godrà di un’amnistia ma nel frattempo è scoppiata la guerra. Il calcio nazionale si ferma e riprende su base locale; i calciatori si dividono parte degli incassi per vivere.
Nel frattempo segna gol a grappoli, sino all’ultima stagione. Sino al suo ultimo gol contro la Lucchese il 20 giugno 1948. La Roma è alle prese con un campionato problematico, dove lo spettro della retrocessione si palesa in maniera evidente. Alla terz’ultima di campionato si affrontano i toscani a Lucca (2-2). La Roma è sull’1-1 quando “Su lunga rimessa laterale di Fusco, che aveva attratto i difensori lucchesi nei pressi della rimessa medesima, Amadei evidentemente prevenuto sulla lunghezza e sulla direzione del lancio, era pronto a scattare ed a piantare tutti in asso. Il centravanti avanzava una diecina di metri col pallone, senza avversari davanti a sé, salvo il portiere, che veniva battuto da pochi passi con un esatto tiro di destro che entrava in rete alla sinistra di Piani” (Cit. Il Calcio Illustrato, n. 27 del 27/06/1948).
La Roma subirà poi la rete del pareggio, ma per Amadei sarà la rete numero 100 in campionato con la compagine giallorossa. Sarà anche la sua ultima rete con la maglia della squadra che sempre ha amato e che per sempre amerà, contribuendo alla salvezza in quest’ultimo campionato con diciannove reti.
Nel dopoguerra la Roma ha nel solo Amadei l’unica fonte per fronteggiare la crisi e decide di venderlo. Viene ceduto all’Inter e poi al Napoli ma, con la Roma nel cuore, ogni volta puntualizza che potrà decidere di non scendere in campo contro la compagine giallorossa nel caso in cui quest’ultima sia in difficoltà di classifica: “Non potete pretendere che io pugnali mia madre”. Altro calcio, altri sentimenti.
Scontato l’inserimento nella Hall of Fame giallorossa, dopo 234 battaglie e 111 gol nelle varie competizioni, trova posto nella coreografia del derby dell’11 gennaio 2015 “Figli di Roma, capitani e bandiere, questo è il mio vanto che non potrai mai avere“, a testimonianza di un amore mai terminato.
Del resto se nel film Totò e i Re di Roma del 1951 viene citato Amadei, dallo stesso Totò, nella lista dei Re di Roma…un motivo ci sarà.
(foto asromaultras.org)