LAROMA24.IT (Federico Baranello) – 20 maggio 2001, Roma si sveglia presto in questa domenica. Sin dalle prime ore del mattino si vedono circolare auto con i colori giallorossi in bella mostra. Sono coloro che stanno raggiungendo i luoghi, migliaia, eletti ad appuntamento per iniziare una delle trasferte più importanti della storia giallorossa. Sono coloro che sono diretti in stazione, in aeroporto o verso i luoghi in cui partono i pullman organizzati per raggiungere Bari. Altri ancora sono coloro che in macchina passano a prendere i compagni di viaggio per poi partire direzione “A1”. È un mare giallorosso che si prepara all’invasione, “un’invasione d’amore” come recita uno striscione sugli spalti del San Nicola. Si, perché in venticinquemila decidono che è ancora troppo presto per farsi prendere dalla voglia di mare, che ormai caratterizza le domeniche “romane”, e optano per accompagnare la loro vera ed unica “Amata” verso la quart’ultima battaglia. L’obiettivo è quello di poter essere liberati di nuovo dalla prigionia, sempre troppo lunga, di un sogno: il Tricolore.
“Da Roma è partita una marea. Si erano incamminati dentro auto, camper, sopra moto. Dall’alba, un tappeto giallorosso lungo l’autostrada che all’altezza di Caianello è diventato un vagone immobile con la polizia a scortare l’esodo. Una città in viaggio, un serpente boa a passo d’uomo, chilometri di fila. I casellanti, stupefatti, controllavano il calendario: ma è il rientro dalle vacanze di Ferragosto?” (Cit. La Stampa, 21 maggio 2001).
Quasi due ore prima del fischio d’inizio gli spalti sono già pieni, almeno la parte riservata agli ospiti. “Ma quanti semo?” recita uno striscione. “Più siamo e meglio stiamo”, “450 chilometri d’amore, 360 minuti al tricolore” e “Orgasmo Giallorosso” rendono omaggio a questa trasferta oceanica. Ovviamente non mancano i messaggi ai pochi dirimpettai che stanno scivolando nella serie cadetta: “Potevate annà ar mare…”, “Nun v’ha sarvato manco Padre Pio” e “Se riBeccamo”. “Squadra de pecore, curva de pastori” è dedicato invece a coloro che portano i colori della Grecia. Non manca un pensiero per Aldair che si è infortunato la domenica precedente: “Lottate per Aldair” e “Altri 100 anni per Aldair”, “10 anni d’amore, ti daremo il tric… Grazie Pluto”. E poi per Totti: “Dal 28-03-93 al 20-05-01, 200 volte grazie”, “La maglia e il tuo orgoglio romano, fanno di te un grande Capitano”. Al centro della curva uno striscione enorme. “Ave Roma… le legioni ti salutano”.
Alle 15,00, in un tifo assordante da parte dei sostenitori giallorossi, la contesa ha inizio. I primi 30 minuti scorrono a ritmi piuttosto lenti. Poi la magia di Candela: doppio palleggio e tiro da fuori con palla sotto gli incroci. È delirio. È il sogno che si avvicina alla sua realizzazione. Prima della fine del primo tempo Batistuta raddoppia. La partita, contro un Bari incapace di reagire, è ormai chiusa. Nel secondo tempo ancora due reti con Cafu e ancora Batistuta che segna il suo diciottesimo gol stagionale e il centosettantesimo in serie A. Allo scadere i pugliesi fissano sul 1-4 il risultato finale.
“Non mi era mai capitato di avere tanta gente al seguito” dice a fine gara Candela. “Mai m’era capitato di vedere una cosa del genere: giocavamo in trasferta, eppure quasi tutto lo stadio era tinto di giallorosso. Non posso negare che ho avvertito delle sensazioni particolari” commenta Gabriel Batistuta.
“Venticinquemila tifosi ospiti che trasformano lo stadio in una trattoria di Trastevere” sentenzia La Stampa. Del resto “La società dei magnaccioni”, cantata da tutti i sostenitori giallorossi al termine della gara, sottolinea come in effetti si sia giocato in “casa” ad oltre 450 chilometri di distanza.