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Il personaggio Ferlaino, 50 anni con il Napoli – Calcio, banche, politica cinquant’anni su una giostra chiamata Napoli

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LA REPUBBLICA – Napoli (Antonio Corbo) – Diciotto gennaio 1968, nasce il Napoli dell’era moderna. Come passano gli anni, sono 50 oggi, ma i sogni come i trionfi non invecchiano mai, corrono nel futuro e questo Napoli continua a volare, non può fermarsi. Ieri Corrado Ferlaino, oggi Aurelio De Laurentis. È cambiato molto o niente. Tra i due, spuntano teneri personaggi. Visti e non visti. Toto Naldi, albergatore di famiglia troppo ricca per essere accorto, spreca una fortuna spinto sull’orlo del burrone da una clàque di amici plaudenti e incompetenti, ma nel calcio tocca terra e 106 milioni dopo ne esce più forte e prudente. L’altro, Giorgio Corbelli, romagnolo ottimista, ha pochi soldi ma li moltiplica, peccato che si schianta tra arte, aste e televendite. Tra vecchio e nuovo Napoli, dal glamour di Capri arriva d’impeto lui, Ferlaino, 37 anni, laurea presa al volo in Svizzera, genialità indiscussa, cinico e generoso, tagliente e suadente, un uomo sprint. Vale la prima metafora: preferisce all’ascensore monumentale di via Chiatamone 57 i gradoni ripidi, li scala quattro per volta, con cuore in gola e assegno di 70 milioni di lire in mano rileva un terzo del Napoli dalla vedova di Antonio Corcione. I concorrenti salgono lenti. Lauro aggiunge poi il suo 33% per far dispetto a Fiore. Si dissolve un Napoli vecchio di mezzo secolo. Chi lo ricorda più? Anacronistico come le passerelle del Comandante Lauro, sindaco e armatore, fazzolettoni bianchi che schiumano dal taschino della grisaglia, bizzoso e generoso, un manager precoce, ma corroso dall’utopia monarchica della lista Stella e Corona. Goffo come tutti i tifosi di mestiere che portano i sigari Avana per circuire il figlio del Comandante, Gioacchino un quintale di bontà, poi interdetto. Romanzesco come i ritorni dalla B alla A di “Napoli terra ballerina”, raccontati da Antonio Ghirelli, l’intellettuale che apre un giornalismo di tecnica e sentimenti. Il Napoli della modernità archivia tutto questo. È un’azienda. E risana i conti cedendo tra qualche menzogna anche l’argenteria: Zoff nell’estate ’72 mostra ad un giornalista in Costa Smeralda il telex dalla Juve, il Napoli maldestro nega ancora. Ma è l’inizio della risalita. Ferlaino ormai fissa la vetta: il gioco di Vinicio, l’acquisto di Savoldi, il boom con Maradona, con 13.5 miliardi di lire anticipati dal Banco di Napoli al Barcellona attraverso il Banco de Bilbao, il fatturato che schizza da 9 a 36 miliardi, due scudetti e Coppa Uefa, è storia questa. Ferlaino aggira il potere industriale di Torino e Milano con il potere politico. La Roma di Viola vince con Andreotti, il Napoli schiera le 40 correnti della Dc e il Psi. Si mette al volante di un carro politico che coinvolge o travolge, solidi legami con Sordillo, Carraro, Nizzola. Figc e Lega sono con il Napoli. Juve dove sei? Tangentopoli lascia a secco città e club. Lo raccoglie De Laurentiis per riportarlo ad alte quote. Arriva anche lui da Capri. Il Napoli moderno cede sempre all’Isola delle Sirene.

Articolo apparso su La Repubblica – Napoli del 18 gennaio 2019

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