IL GIORNALE (Claudio De Carli) – […] Negli anni Venti e Trenta di magiari da noi ce ne sono una trentina, fanno i giocatori-allenatori, hanno portato idee nuove, le squadre vincono e prendono pochi gol. Giocano con cinque difensori in linea o quasi, e non tutti allo stesso modo, ognuno la gira come vuole ma funzionano […] a La Spezia stanno cercando un nuovo allenatore, dai Géza è una grande occasione, non fartela sfuggire. Estate del ’25, […] Géza ha trentun anni, a La Spezia conquista subito la promozione, un po’ gioca e un po’ allena, lo prende il Carrara, nuovo trionfo, poi il Viareggio, schiera due difensori stretti davanti al portiere e poi altri tre in linea. In quegli anni Benito Mussolini ha cambiato la formula del campionato, girone unico con la nuova regola del fuorigioco, non più tre ma due difensori oltre al portiere e l’attaccante non è in off-side. Nascono i grandi club del Nord, presidenti con alle spalle industrie che fanno volare il paese, Agnelli alla Juventus, Pirelli al Milan, Borletti all’Inter, il conte Cinzano al Torino, ingaggiano i migliori perché hanno tanti soldi, ci vuole gente che sappia pensare il calcio in modo diverso, Géza Kertész capisce e cambia anche lui. Ha sempre studiato calcio, diventa un maestro, gira l’Italia, lo vogliono tutti, a volte va bene, altre meno, insegna, strega i tifosi e firma contratti impensabili. Salernitana, Catanzarese, Roma, Lazio, Atalanta, Taranto, a Catania conquista la prima storica promozione in serie A. Nella capitale è una celebrità, frequenta Vittorio Mussolini, è di una eleganza spaventosa, cravatta, gilet, doppio petto anche in panchina, sempre col sorriso, simpatico, occhi piccoli e rassicuranti, voce dolce, una presenza affascinante, serio, posato, passeggia con Rosa al braccio, re e regina, affitta ville enormi e lussuose, parco, piscina, campo da tennis, dove porta in ritiro le sue squadre […] da Budapest gli raccontano di rastrellamenti e deportazioni, gente impaurita. E l’Italia è in guerra, città bombardate, vie di comunicazione interrotte, fame […] E l’estate del ’43, il campionato è sospeso, la famiglia Kertèsz rientra in Ungheria immaginando una maggior sicurezza, adesso sono in quattro, in Italia è nato il secondogenito Giovannino[…] a Budapest sono entrate in vigore nuove leggi antiebraiche per salvare la razza dalla scalata di chi ha messo le mani sull’amministrazione, nell’economia, sulla cultura, i treni partono per i campi di lavoro, gira la voce che siano di sterminio, ci portano gli ebrei poi li ammazzano con il veleno o un colpo di pistola alla nuca.
[…] l’Ujpest lo ha ingaggiato, il campionato per ora prosegue ma giorno dopo giorno la situazione si fa sempre più pesante […] nel baule ha trovato una divisa della Wehrmacht […] Insieme a pochi altri costituisce la cellula Dallam, si traveste da soldato della Wehrmacht, entra nelle case degli ebrei e finge di arrestarli, invece li carica sui treni per farli espatriare con documenti falsi forniti dai servizi segreti americani. A Budapest comandano i tedeschi, girano i loro camion Opel Blitz, i sidecar Zundapp KS 750, Adolf Otto Eichmann si occupa personalmente delle deportazioni e ha fissato il suo comando a Schwabenberg sulle colline di Bu da, il quartier generale è all’Astoria, SS e Gestapo sono al Majestic […] I clandestini del Dallam sono pochi, una ventina, quasi tutti calciatori o allenatori, ci si può fidare, e poi i russi stanno arrivando, hanno circondato Budapest, una speranza, l’unica. Hitler è per la difesa a oltranza ma intanto ordina che non rimanga traccia, eliminare ogni prova, documenti, nemici. Géza ha perso ogni precauzione, vestito da ufficiale nazista entra perfino nello scalo merci di Rakosrendezo da dove partono i treni per i campi di sterminio, parla correttamente il tedesco, raduna le famiglie in attesa di essere deportate e le carica sulla sua automobile e su camion di fortuna, in casa nasconde padre e figlia ebrei quando una pattuglia arriva in Zichi Jeno, un delatore è andato al comando tedesco: lì nascondono degli ebrei. […] Géza lo prendono a dicembre nell’unico bar aperto sotto casa. Adesso sono tutti nelle celle dei sotterranei del castello sulla collina di Buda convinti che i russi siano in città, i tedeschi scappano, verranno liberati. Il 6 febbraio del 1945 vengono trasferiti nell’atrio di Palazzo Reale, contro il muro, una mitragliata e via. Una settimana dopo, il 13 febbraio, Budapest viene liberata dalla fanteria russa.