ESCLUSIVO - Intervista a Franco De Falco: "La maglia della Triestina è una seconda pelle per me" - Gli Eroi del Calcio
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Le Interviste degli Eroi

ESCLUSIVO – Intervista a Franco De Falco: “La maglia della Triestina è una seconda pelle per me”

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)

Diventare simbolo di una città, diventare bandiera di una squadra. La storia di Franco De Falco fa parte di un calcio ormai scomparso, un calcio fatto di passione, di sacrificio e di attaccamento alla maglia, ai colori.

Un viaggio iniziato dal caldo sud della Campania e passato attraverso piazze come Cesena, Trieste Siena e Reggio Emilia.

Lo raggiungo per una intervista telefonica e capisco che Franco è un vero calciatore d’altri tempi.

Inizio, come sempre faccio, chiedendogli dei suoi primi passi calcistici … “Ho fatto il settore giovanile a Pomigliano d’Arco, squadra che ballava tra Serie D ed eccellenza. Poi sono andato alla Nocerina ma non ci volevo stare. Scappai per tornare a casa. Avevo 16 anni e la mancanza della famiglia si faceva sentire. Erano altri anni ed era la prima volta che mi muovevo da solo. A Novembre, però, mi richiamò la Nocerina per dirmi che c’era l’interessamento del Cesena, formazione che militava in A. La prima reazione fu di dire di no, ma alla fine ci andai”.

Quella fu la prima esperienza importante per De Falco. Me la faccio raccontare perché rappresentò una sorta di trampolino di lancio … Feci i provini con la Juve, le visite mediche con il Milan, ma alla fine mi prese il Cesena.  Cesena è la società alla quale devo tutto. A 15 anni avevo già fatto la rappresentativa regionale campana e la Serie D. Quando arrivai in Romagna avevamo una squadra fortissima. Arrivammo in finale nazionale contro il Torino. Al giovedì, però, giocavamo le amichevoli contro i più grandi e successe che l’allenatore Paolo Ferrari andò a finire in prima squadra. Ci fece debuttare in tanti. Io debuttai in un Cesena – Milan terminato con due gol del grande Rivera. Ho avuto al fortuna di giocare con calciatori veri (Piero Cera, Giancarlo Oddi, Mario Frustalupi), che davano del tu al pallone. Sono riuscito a migliorare imparando da loro. All’epoca era un altro calcio, diversissimo da quello di oggi. C’era l’attaccamento alla maglia che adesso non esiste più. Per questo la gente non si rivede più nei giocatori”.

Prima di arrivare a Trieste le esperienze con Forlì, Como e Catania“La prima uscita la feci a Forlì. Arrivammo terzi in C1, ad un passo dalla storica B: giocavamo un calcio bello. Poi mi prese il Como di mister Marchioro, l’uomo al quale devo tutto perché lo considero come un padre: un duro che si sapeva far rispettare ed amare. Lui mi ha portato a Como in A, mi ha dato fiducia a Reggio Emilia quando tutti mi davano per finito”.

Arrivo al capitolo Triestina, sicuramente la pagina più importante nella vita e nella carriera di questo grande giocatore … Trieste è casa mia. Ho rinunciato, senza rimpianti, a squadre come Atalanta, Torino, Brescia, Lazio. Tutto per rimanere in una città ambiziosa e che amavo. Io ho sempre messo la mia famiglia davanti a tutto. Il mio nome è legato alla Triestina, nonostante abbia vinto anche altrove. De Falco e Triestina sono un binomio conosciuto ormai. Io amo la città e la città ama me. Mi hanno anche dato il Sigillo Trecentesco. Loro non dimenticano il fatto che io abbia fatto scelte contro la mia carriera per rimanere lì. La maglia della Triestina è una seconda pelle per me”.

De Falco ha tenuto il record di gol in una stagione, nei campionati di C, per ben 18 anni. La mia curiosità sul livello dei tornei di quei decenni è tanta … “Al tempo tu facevi, quando eri stato bravo, 15 gol. Erano meno partite e campioni veri. Se giocavi, giocavi perché avevi le qualità, non per l’età. Io feci 25 gol in un campionato e devo ammettere che era tantissimo. Quell’anno siamo partiti primi e siamo arrivati primi. E’ stato un anno strepitoso. Puntarono tutto su di me. Ho avuto 4/5 anni al massimo”.

Intervistando un bomber del calibro di Franco De Falco, naturale per me chiedere qual è stato il gol più bello o quello al quale rimane più legato … Il primo gol al Modena con il Cesena, una rovesciata da fuori area, il centesimo con la Triestina. Tutti i gol sono stati importanti per me”.

Mi faccio raccontare le stagioni lontano dal Friuli-Venezia Giulia. Anni bellissimi passati con le maglie di Siena e SalernitanaIo arrivai alla Reggiana a 30 anni perché mi volle Marchioro. Facevo la terza punta dietro Ravanelli e Morello. Giocavo poco ma il primo anno feci due gol determinanti, contro Ancona e Pescara. Il secondo anno  fu costruita una squadra che partì prima e arrivò prima, con un calcio spettacolo sorprendente. Io ero in grande spolvero e mi tolsi soddisfazioni incredibili. La prima promozione della Reggiana in A: una cosa storica. All’inizio, devo ammetterlo, non avevamo grosse pretese. Fummo talmente pazzi da chiedere il premio promozione … e lo prendemmo a fine stagione. Anche gli anni a Siena furono bellissimi. Io arrivai con la squadra in C2. Vincemmo anche il campionato al primo anno. Diciamo che sono stato molto fortunato nelle scelte che ho fatto. Ho giocato sempre in città bellissime. Ho rinunciato spesso ai soldi per la famiglia, e ne sono fiero”.

Come sempre concludo con il compagno e l’avversario più forte … “Ne ho avuti tanti di compagni forti. Però con Tiziano Ascagni ho avuto un’intesa perfetta, parlavamo la stessa identica lingua. Lui avrebbe potuto giocare in A per anni. Era un esteta del pallone. Come avversari, quello che mi dava più fastidio era Podavini. Non riuscivo a passare, facevo grande fatica”.

La mia curiosità, prima di salutare il grande De Falco, riguarda un altro fenomeno dell’area di rigore, appartenuto al calcio di fine anni ’70. Ad Erasmo Iacovone ho dedicato un podcast e, essendo stato una bandiera del Taranto come De Falco per la Triestina, gli chiedo una testimonianza sul campione sfortunato … Iacovone l’ho incontrato contro il Cesena. 1 a 0 per il Taranto. Andava su di testa meglio di Ronaldo. Aveva uno stacco imperiale. A quel tempo c’erano campionissimi anche nelle serie minori. Giocatori che avrebbero potuto giocare in A ma, per una cosa o per un’altra, non ce l’hanno fatta”.

Grazie Franco.

 

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Classe '83, viaggiatore instancabile ed amante del calcio e dello sport tutto. Una Laurea in Comunicazione, una tesi sul linguaggio giornalistico sportivo degli anni '80 ed una passione per il collezionismo, soprattutto quello inerente la nazionale italiana. Alla sua attività turistica, associa collaborazioni con giornali del mondo travel. Testata preferita: GLIEROIDELCALCIO.COM"

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