GLIEROIDELCALCIO.COM (Paolo Laurenza) – Sono passati quattro anni dalla primavera del 1989 quando, durante una cena di un club di tifosi blucerchiati, nacque l’idea di istituire un nuovo trofeo da disputarsi tra la vincitrice del Campionato di Serie A e la vincitrice della Coppa Italia. Manca un solo anno ai mondiali che si disputeranno negli USA, nasce così l’idea/opportunità di guadagnare “qualche dollaro in più”: si fa giocare la partita nel paese che ospiterà i prossimi mondiali di calcio… “Più per spot che per sport” (Cit. La Stampa, 21 agosto 1993), affinché gli americani si interessino ad esso.
Protagoniste del primo trofeo italiano assegnato in “trasferta” sono il Milan ed il Torino. I Diavoli sono nel pieno del periodo d’oro, sono i detentori del trofeo e partono con i favori del pronostico; vengono dalla vittoria del secondo campionato consecutivo ed era dai tempi della Juventus di Trapattoni che mancava la doppietta. La tripletta invece manca dai tempi del grande Torino e Capello, alla fine della stagione, riazzererà il contatore.
Il Toro dal canto suo ha vinto la sua quinta Coppa Italia riuscendo a superare la Roma in finale dopo le sconfitte con essa subite nel ‘64, ’80 e ‘81. Il Toro supera i giallorossi con un rocambolesco 5 a 5 (aggregato) scaturito dal 3-0 casalingo e dal 5 a 2 dell’Olimpico, ma a causa di problemi societari non è uscito rafforzato dalla campagna acquisti.
Le polemiche che accompagnano la partita riguardano lo spot trasmesso sulle reti Fininvest: oltre a chiudere con un gol del Milan proprio al Toro mostra anche tre granata appena ceduti. Le righe estive dei quotidiani raccontano anche della censura che la Lega ha imposto a Tele+, impedendole di trasmettere le radiocronache della “Gialappa’s band” sull’innovativo secondo canale audio, Nizzola da Washington ha messo la parola fine: “La telecronaca della Gialappa’s del posticipo tv può essere estremamente pericolosa: si potrebbe mettere in ridicolo un arbitro, o un dirigente, o un allenatore, rischiando una violenza inaudita“.
Il Toro è una delle poche squadre ad aver rallentato il Milan in campionato e Mondonico non è certo allenatore che si tira indietro e, oltre alla Coppa Italia conquistata qualche mese prima, aveva portato i granata in finale Uefa nel 1992, perdendola con l’Ajax. Una finale, quella di Amsterdam, scolpita nella memoria e nei cuori per la sua celebre protesta dopo la mancata concessione di un calcio di rigore in terra olandese, e relativa sedia alzata al cielo. Il Milan è… il Milan, ma non avrà Gullit e Van Basten.
Le speranze di assistere ad una partita vera, il cui inizio è fissato alle 14:45 locali, sembrano smorzarsi dopo appena quattro minuti: lancio di Baresi per Savicevic che riesce a mettere al centro senza che Mussi riesca a fermarlo, arriva Marco Simone e segna. Passare in svantaggio con quel Milan era quasi una sentenza, ma il Toro non si arrende e Osio fallisce malamente l’occasione del pari poco dopo. Il Milan nel primo tempo fa qualcosa in più ma il Torino tiene e si affaccia anche dalle parti di Rossi.
Il secondo tempo prosegue sulla falsariga del primo, il Milan prende un palo, il Torino una traversa e negli ultimi minuti l’ultima scintilla: Albertini in area granata non arriva sulla palla, Galli l’afferra e fa partire il contropiede, Silenzi arriva al tiro ma non centra la porta. Qualche fischio sul finale per la melina dei rossoneri.
Il Milan vince così la sua terza SuperCoppa, la seconda consecutiva, davanti a 25.000 spettatori “Made in USA”. Certo ad Hollywood nessuno prenderà mai questo incontro per farne un colossal, ma non è stato neanche un flop. Il Milan nell’edizione precedente in casa aveva fatto 30.000 spettatori, non molti di più.
Il biglietto della partita è parte della collezione di Matteo Melodia, che ringraziamo, se vuoi saperne di più su di lui clicca qui