LAROMA24.IT (Federico Baranello) – Il 21 Aprile del 1955 nasce a Belo Horizonte Antônio Carlos Cerezo, ai più conosciuto come Toninho Cerezo, ai romanisti conosciuto anche come “Er Tappetaro”. Si badi bene come questo appellativo, a prima vista irrispettoso, è classico di un’ironia tutta romanesca che ha la necessità di etichettare chiunque e qualsiasi cosa. Nel caso specifico si voleva sottolineare la sua ovvia difficoltà nel parlare italiano tipica degli immigrati che si dedicano al commercio ambulante, il tutto condito da grandi baffi e capelli neri e ricci su una pelle mulatta.
Toninho nasce da una famiglia di circensi che percorrono il Brasile in lungo e in largo. La sua passione però è correre dietro ad un pallone nei campi improvvisati nelle città in cui si viene a trovare e, quando è più fortunato, tra la sabbia di spiagge oceaniche. Notato da uno dei numerosi “talent scout” in giro per il Brasile supera a pieni voti il provino con i bianco-neri dell’Atletico Mineiro. Se si esclude una parentesi nel Nacional di Manaus, trascorre tutto il periodo che va dal 1972 al 1983 proprio vestendo la casacca dell’Atletico. In questo stesso periodo arrivano anche le convocazioni della Selezione VerdeOro e partecipa sia ai mondiali del 1978 in Argentina sia a quelli trionfali per l’Italia nell’82 in Spagna.
Proprio contro l’Italia sfoggia una prestazione straordinaria: sfiora il gol, solo un’uscita di Zoff sui suoi piedi gli toglie la soddisfazione, e nel gol del pareggio momentaneo di Falcao compie un movimento che fa vacillare l’intera difesa Azzurra. In quel momento Cerezo è tra i migliori centrocampisti del mondo e il richiamo del calcio italiano degli anni 80 lo spinge verso la Roma del Presidente Dino Viola che proprio durante il Mundial spagnolo se ne innamora. Il tesseramento non è cosa facile: il presidente Viola deve ingaggiare una lunga battaglia legale con le istituzioni calcistiche per far annullare un provvedimento che ne invalida il tesseramento per superati limiti di tempo per la presentazione dei necessari documenti.
A Roma Toninho trova una città ancora in festa per lo Scudetto e insieme a Falcao il centrocampo della compagine giallorossa suona musica carioca. Stessa musica, ma i due interpreti usano strumenti diversi: uno elegante e sempre a testa alta, sembra sempre accarezzi il pallone, l’altro con i calzini sempre abbassati con l’andatura sgraziata a tratti traballante, da ‘pantera rosa’ (altro appellativo consegnato agli annali). Strumenti diversi ma che suonano all’unisono.
Nella prima stagione l’ex Atletico Mineiro segna 6 reti tra cui quella del pareggio del 2-2 nel derby del Febbraio 1984, il derby di uno degli striscioni più belli “Ciao …’nvidiosi” (con tanto di manina in segno di saluto). La Roma va sotto di due gol, poi accorcia le distanze Di Bartolomei su rigore e infine al 51° un errore di un non noto giocatore avversario “….apriva la strada a Conti e Graziani, il cui cross ispirava Cerezo per un felice tiro-gol” (Cit. Corriere dello Sport del 27/02/1984). Non crediamo che il termine felice utilizzato per definire il tiro di Toninho sia utilizzato a caso anzi, il suo modo di giocare, di partecipare alle azioni, di correre e quelle interviste sempre con il sorriso fanno si che la parola felice sia quanto di più corretto si possa utilizzare quando si parla di lui. Anche quando calcia il pallone verso la porta.
In realtà all’inizio soffre di qualche problema di ambientamento, la classica “saudade”. La Curva se ne accorge e allora nel Febbraio 1984 in occasione di Roma–Sampdoria (quante volte ricorrono i blucerchiati nella vita di Toninho…) prepara una coreografia da libro “Cuore”, uno striscione rosso con lettere gialle: “VAI NESSA TONINHO, A TORCIDA TE DA UNA FORCA !”. E’ l’inizio di una storia d’amore che a distanza di anni ancora resiste.
In Coppa dei Campioni si presenta al suo pubblico con un gol strepitoso, quello del 3 a 0 al Goteborg; dopo aver ricevuto il pallone da Ciccio Graziani lancia Conti e avanza, come a chiedere la chiusura del triangolo, invece lascia passare la palla di ritorno e continua ad avanzare, la palla arriva a Vincenzi che la ripassa a Cerezo, altro velo magistrale di Falcao, ancora un paio di tocchi e la palla è in rete. Azione da manuale del calcio o da Play Station per i più giovani.
Ancora un gol in questa competizione contro la Dinamo Berlino in casa (3-0), sino ad arrivare alla mai troppo stramaledetta finale con il Liverpool dove la sua generosità, in modo particolare nei supplementari, gli presenta il conto servendogli dei crampi che non gli consentono di tirare i calci di rigore.
Dopo la sconfitta-beffa ai rigori in Finale di Coppa Campioni arriva la Finale di Coppa Italia nel giugno 1984. In questa edizione segna una doppietta contro il Padova, il gol vittoria a Reggio Emilia con la Reggiana e una splendida doppietta a Milano con il Milan. Nell’andata della finale a Verona (1-1) Cerezo sigla il gol giallorosso su “un capovolgimento di fronte, Cerezo da una trentina di metri sorprendeva tutti con un gran destro all’incrocio dei pali che freddava Garella, assolutamente impotente di fronte alla prodezza del brasiliano” (Cit. La Stampa 22 Giugno 1984). La Roma vince poi all’Olimpico (1-0) e alzerà finalmente al cielo la Coppa Italia.
La stagione successiva, la seconda di Cerezo in maglia giallorossa, sarà un po’ travagliata per lui ma anche per tutto l’ambiente giallorosso. Non ci sono più né Capitan Di Bartolomei né il Barone Liedholm. Con Eriksson la Roma finisce al settimo posto. Il terzo campionato con la maglia giallorossa, quello dell’85/86 sfumato in casa con il Lecce, si rivela comunque di soddisfazione per Cerezo. Sigla una doppietta contro la Fiorentina all’Olimpico e anche il gol del 3-0 alla Juventus del 16 Marzo 1986, “quello dove Pruzzo se tolse la maglia!”.
Da ricordare i due rigori sbagliati contro l’Inter (uno fuori e uno parato) che non influiscono però sul risultato perché la Roma vince comunque 3-1. Lo stadio, guidato dalla Curva Sud, intona ancora una volta un coro di sostegno incitando il suo nome a gran voce: “Cerezo, Cerezo!”. Le cose belle durano poco si dice e la storia tra la Roma e Cerezo non fa eccezione ma il suo epilogo regala un momento avvincente, un momento da altri tempi. Toninho risponde alla convocazione della Seleçao per gli imminenti mondiali di Mexico ’86. Un infortunio però lo costringe a disertare la manifestazione del Mondiale e si ripresenta nella Capitale per allenarsi e recuperare dall’infortunio. Il 14 Giugno arriva all’Olimpico la Sampdoria per la gara di ritorno della Finale di Coppa Italia, l’andata è finita 2-1 per i blucerchiati. La Roma si presenta con una formazione “riempita” di giovani per l’assenza dei titolari impegnati proprio per i mondiali. Il primo tempo si chiude 1-0 per la Roma con gol su rigore di Desideri. A 5 minuti dalla fine Eriksson decide di farlo entrare, forse solo per la passerella finale ma dopo pochi minuti è 2-0: “….l’Olimpico esplode d’entusiasmo: un preciso cross di Impallomeni viene raccolto di testa da Cerezo che regala una grande soddisfazione alla squadra in cui ha giocato per l’ultima volta, insaccando imparabilmente”(Cit. La Stampa 15/06/1986).
Toninho esulta ormai a torso nudo verso la Sud che incita a gran voce il suo nome facendolo scoppiare in lacrime, un saluto che sentimentalmente non poteva essere più bello. Un saluto ad uomo che aveva scelto il giorno del Natale di Roma per venire al mondo. Da l’addio al calcio giocato nel 1997 a 42 anni passando per le conquiste di due Coppe Italia, una Coppa delle Coppe e lo storico Scudetto del 1991, e annessa Supercoppa, con la Sampdoria.
In Brasile poi vince la Coppa Libertadores nel 1993 e due Coppe Intercontinentali (92 e 93) con il San Paolo. Meno fortunata la sua esperienza da allenatore in giro per il mondo in paesi quali il Brasile, il Giappone, Arabia Saudita e Emirati Arabi.
Toninho in sole tre stagioni conquista il popolo giallorosso, che ancora oggi lo ricorda come uno dei più forti centrocampisti mai visti, tanto da entrare anche in lizza per un posto nella Hall Of Fame, comunque poi non a lui assegnato.
Tanta acqua è passata sotto i ponti della Città Eterna da quando Toninho difendeva il Giallo e il Rosso della nostra maglia, ma ogni volta che si arriva alla fine dell’anno la domanda rimane sempre la stessa: “Secondo te dove lo festeggia il Capodanno Toninho Cerezo?”.