GLIEROIDELCALCIO.COM- (Eleonora D’Alessandri) – “Era una persona straordinaria, direi un extraterrestre per le sue qualità umane”. Giampiero Boniperti sospira: è un giorno triste per il presidente onorario della Juventus, è morto un suo “grande amico, un compagno straordinario”.
Era il 21 febbraio del 2004 quando l’ex centravanti della Juventus muore nella sua casa di Leeds a 72 anni.
John Charles nasce a Swansea il 24 dicembre 1931 da una umile famiglia di minatori. Da ragazzino fu subito notato dagli osservatori del Leeds United che lo ingaggiarono a soli sedici anni. Giocò per 10 anni in questa squadra, ricoprendo tutti i ruoli, non solo quello dell’attaccante, realizzando più di 150 goal, 42 dei quali solo nel campionato 1953/54.
Era impossibile non ammirarlo e fu così che Gigi Peronace, un talent scout abilissimo, convinse il presidente bianconero Umberto Agnelli ad ingaggiarlo alla super cifra di circa 110 milioni di lire, contemporaneamente a Sivori, ingaggiato invece per 180.
Il primo anno a Torino, il 1957, fu subito scudetto. John Charles, nei cinque anni alla Juventus, collezionò 178 presenze, segnò 105 goal, tra campionato e Coppa Italia e conquistando tre scudetti e due Coppe Italia.
Durante questi anni fu soprannominato il “gigante buono” per la straordinaria correttezza e generosità. Non si lamentava mai dei numerosi falli che subiva non commettendone a sua volta.
Si distinse in campo per numerosi episodi di forza e generosità, come quando in un Juventus -Inter del 1961 batté violentemente la testa sul palo e, nonostante il colpo, pochi minuti dopo era di nuovo in piedi, pronto a riprendere il gioco, o quando in un Juventus – Sampdoria, sollevò da terra il compagno di squadra Sivori appena espulso, per evitargli di affrontare l’arbitro e quindi una squalifica peggiore di quella che comunque avrebbe preso. Si classificò terzo nel Pallone d’Oro dietro a Di Stefano e Kopa nel 1959.
Nel 1962 tornò al Leeds ma, solo l’anno dopo, ritornò in Italia e giocò un anno nella Roma, segnando quattro reti.
Tornò di nuovo nel Regno Unito, fino ai suoi quarant’anni, giocando in squadre minori. Disputò anche 37 partite con la nazionale, segnando 15 goal.
Negli anni tentò la fortuna con diverse attività alternative al calcio, dal ristoratore, alla gestione di un pub, in Italia e a Leeds. Investimenti sbagliati, problemi di salute, difficoltà economiche segnarono gli anni dell’addio al calcio.
Rimase sempre molto legato all’Italia, partecipando alle trasmissioni alle quali veniva invitato, come quando fu chiamato dalla Domenica Sportiva del 6 gennaio 2004, alla quale non partecipò perché si sentì male a causa di un aneurisma alla aorta addominale.
Rimase in ospedale per alcuni giorni dove fu nuovamente operato. Il 14 febbraio tornò a Leeds.
Nonostante i gravi problemi di salute, si pensava che anche questa volta si sarebbe ripreso in fretta come succedeva in campo da giocatore, invece no, stavolta sarebbe stato diverso e da quel letto non si sarebbe più rialzato.