GLIEROIDELCALCIO.COM (Antonio Capotosto) – Era forse destino che Roberto Baggio dovesse disputare l’ultima partita con la maglia bianconera nel giorno del ventitreesimo scudetto della storia juventina: un passaggio di consegne tra la fine di un’era e l’inizio di un ciclo. Il 21 maggio 1995 la Vecchia Signora ospitava il Parma. Sette punti dividevano la prima della classe dai gialloblù: a Peruzzi e compagni bastava un pareggio per la matematica certezza del tricolore. Ma per la Juventus fu un giorno trionfale, con un netto poker. Era la prima stagione a Villar Perosa di Marcello Lippi, il quale aveva portato dal Napoli Ciro Ferrara. Si unirono alla causa bianconera anche valenti coscritti come Paulo Sousa e Didier Deschamps. Il tecnico viareggino dichiarò subito di volere una Juve che fosse Baggio-indipendente, ossia con un gioco che privilegiasse il collettivo rispetto al singolo. Come se non bastasse, un infortunio tenne il ‘Divin Codino’ fuori dal rettangolo di gioco per lungo tempo. Frenato da qualche assenza in avvio (ben colmata dal giovane Tacchinardi), Paulo Sousa prese in mano la squadra imponendosi come sontuoso pilastro centrale del gioco, abile in interdizione come nel lancio in verticale. Così il reparto offensivo poteva dispiegare fisicità ed arte e a primavera appariva chiara la trasformazione di Vialli e Ravanelli, capace di colpire in area come di ripiegare a sostegno del centrocampo dall’alto di una forza fisica dirompente, radendo al suolo la concorrenza. La Juventus della stagione 1994-’95 vinse lo scudetto con 10 lunghezze di vantaggio su Lazio e Parma. Il primo scudetto con la casacca bianconera di Conte, Tacchinardi, Torricelli, Peruzzi, Del Piero, Di Livio, Deschamps, Porrini e del secondo portiere Rampulla. Il primo titolo di Marcello Lippi e della triade Moggi-Giraudo-Bettega. Un tricolore atteso nove anni e dedicato ad Andrea Fortunato, scomparso il mese precedente.