GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
“Sbagliare una partita così non me lo sarei mai aspettato”
Capita a tutti di sbagliare una partita. La fregatura è farlo quando, magari, ti giochi il posto da titolare in una delle nazionali più importanti del mondo. La storia di Luca Marchegiani parte proprio da quel 14 Ottobre del 1992, il giorno di Italia-Svizzera. La squadra di Sacchi era un cantiere aperto fatto di schemi da collaudare, calciatori da provare e armonia da trovare. L’obiettivo del Mondiale americano non era poi così lontano ed il primo passo era quello di conquistarsi la qualificazione.
Quel portiere, dall’animo elegante e dalla faccia pulita, aveva ricevuto i galloni da titolare vincendo, almeno inizialmente, la concorrenza di un altro fenomeno anni ’90, tale Gianluca Pagliuca da Bologna, para rigori di dieci mesi più giovane.
Marchegiani ne aveva fatta di strada, tra la ruvidità delle serie minori e la contentezza di una convocazione in Nazionale di Serie C. Magari senza un pizzico di fortuna non sarebbe finito a fare il secondo di Ivano Bordon, il portierone del quale aveva ammirato le prodezze contro il Borussia Mönchengladbach di inizio ’70.
E con Bordon avevano in comune lo stesso maestro, quel Lidio Vieri che era stato punto di riferimento nella carriera e nella crescita di entrambi. Luca lo aveva conosciuto nel Torino di inizio anni ’90, club costruito, e reso grande, dalla sapienza tattica del pungente Emilano Mondonico. Vieri gli aveva insegnato i trucchi di un mestiere difficile, prima di “spingerlo” verso i due traguardi azzurri.
La Lazio e la Nazionale, due maglie che aiuteranno quel marchigiano silenzioso a diventare uno dei portieri simbolo del decennio ’90.
Marchegiani è stato il portierone del Torino, nel giorno della sedia al cielo di Mondonico; è stato l’uomo che sostituì Baggio a New York, tra lo stupore di una nazione intera; è stato il titolare in una squadra di fenomeni costruita da Cragnotti; è stato il simbolo, suo malgrado, della più letale finta di corpo della storia del calcio.
Quando si dice che un errore non pregiudica una carriera strepitosa.