GLIEROIDELCALCIO.COM (Massimo Prati) – Il 22 gennaio del 1911, a Marassi, si inaugurava quello che, da allora, per i genoani è “o campo do Zena” e che la stampa dell’epoca chiamava “lo stadio del Genoa” oppure “lo stadio di Via del Piano”.
Quel giorno fra i genoani in campo c’era Luigi Ferraris. Nel mese di gennaio di una ventina di anni dopo, e più precisamente il primo gennaio del 1933, in vista dei Mondiali del 1934 (a Genova si giocò Spagna-Brasile), quello stesso stadio fu ristrutturato, ampliato e intitolato a proprio a Luigi Ferraris, caduto nel primo conflitto mondiale.
I PRECEDENTI TERRENI DI GIOCO
Prima della costruzione dello stadio di Via del Piano, il Genoa aveva giocato regolarmente in altri tre terreni di gioco. Il primo campo, sicuramente a partire dal 1896 (ma probabilmente anche prima), fu quello della Piazza d’Armi di Sampierdarena, nel rione Campasso. Poi, nel 1897, fu la volta del campo di Ponte Carrega dove, nel 1903, il Genoa fu il primo club italiano ad affrontare una formazione straniera. Dopo il periodo dello stadio di Ponte Carrega, a partire dal 1907, il Genoa giocò a San Gottardo e infine, nel 1911, si sistemò definitivamente a Marassi.
IL CAMPO DELLA PIAZZA D’ARMI
Della piazza d’Armi di Sampierdarena c’è una preziosa testimonianza di Edoardo Pasteur in cui, a distanza di una settantina d’anni, ricordava come il Genoa nel 1896 giocasse in quel campo.
Il terreno, vicino ad un’area industriale, era di proprietà di due imprenditori scozzesi (Wilson e McLaren) e il Genoa Cricket and Athletic Club 1893, in virtù dei presumibili vincoli e privilegi tra membri della comunità britannica a Genova, era solito organizzare partite di calcio nelle giornate di sabato (secondo l’usanza inglese).
Nella sua testimonianza, Edoardo Pasteur ricorda come, in questa fase pionieristica del football nostrano, lui fosse l’unico italiano della squadra di calcio del Genoa. Nella squadra di cricket c’era invece una mezza dozzina di soci genovesi già dal 1895. Alcuni di loro passeranno presto alla squadra di calcio e li ritroveremo nella formazione vincitrice, nel 1898, del primo scudetto (De Galleani, Bertollo e Bocciardo) insieme ad altri che nel frattempo si erano affiliati al club (Ghiglione e Ghigliotti). Inoltre, andrebbe tenuto presente che lo stesso Edoardo Pasteur e Henri Dapples (facenti parte di quella squadra campione d’Italia) appartenevano a famiglie stabilitesi a Genova tra il XVII e il XVIII secolo e quindi possono essere considerati genovesi a tutti gli effetti: con buona pace dei rivali cittadini, i primi genovesi a giocare a calcio lo fecero quindi indossando la maglia del Genoa.
In quella stessa testimonianza, riguardante il primo campo della Piazza d’Armi, Edoardo Pasteur ricordava anche come le partite fossero giocate contro gli equipaggi britannici, grazie al Dottor Spensley, medico inglese in servizio nel porto di Genova.
Quando il Genoa abbandonò quel campo della bassa Val Polcevera, per andare nella parte opposta della città a Ponte Carrega, nella Val Bisagno, il campo della piazza d’Armi di Sampierdarena che era stato destinato anche a partite di tamburello (sport in voga in quegli anni tra gli operai del rione Campasso) fu utilizzato dal Liguria 1897 e dalla Sampierdarenese 1899, club che fanno parte della vasta categoria di “antenati” della Sampdoria.
LO STADIO DI PONTE CARREGA
Passando alla storia dello Stadio di Ponte Carrega, possiamo affidarci ancora alla testimonianza di Edoardo Pasteur e, in particolare, alla parte conclusiva dell’intervista di cui abbiamo appena parlato. E, con questa seconda citazione, colgo l’occasione per precisare che questa intervista fu pubblicata su “Il Calcio Illustrato”, nel 1965:
“Nel 1897 assunsi la direzione del Genoa e fui nominato primo segretario e, due anni dopo, presidente e vi restai per molti anni. Il Genoa prese in affitto il campo di gioco a Ponte Carrega, dal terreno ondulatissimo con porte in legno irregolari e senza rete. La prima partita ufficiale di calcio venne giocata a Genova il 6 gennaio 1898 contro il Foot-Ball Club Torino. Fu in quella occasione che, finita la partita, si iniziarono con il signor Jourdan, dirigente del Torino, le prime trattative per la costituzione in Italia di una Federazione Italiana Gioco Calcio, che venne costituita nel 1898 con sede a Torino. Io feci parte del Direttorio dall’inizio e fino al 1920”.
Ed è interessante notare come tra le società sportive della nascente Federazione Italiana di Football ci fosse anche la genovese Società Ginnastica Ligure Cristoforo Colombo che, tra l’altro, era proprietaria proprio dell’impianto di Ponte Carrega (in effetti, come si evince anche dalle stesse dichiarazioni di Edoardo Pasteur, il Genoa utilizzava l’impianto in concessione, pagando un affitto, perlomeno nei primi tempi).
Oltre alle partite di campionato, il sodalizio rossoblù in quello stadio giocò le prime amichevoli internazionali: con il Nizza nel 1903 (prima amichevole internazionale di un club italiano in assoluto) e poi, nel 1905, con Servette, Grasshopper e Basilea.
LO STADIO DI SAN GOTTARDO
A partire dal 1907, il Genoa si trasferì in un altro terreno di gioco, a San Gottardo. Altro campo che era sempre nella stessa zona della città: la Val Bisagno.
Lì, per esempio, l’Inter giocò una delle prime partite della sua storia. Era il 4 ottobre del 1908 e l’incontro si tenne nell’ambito della Coppa Goetzloff (per i nerazzurri si trattò di una bruciante sconfitta per 10 a 2).
Comunque, per tornare, al campo di San Gottardo, dopo quella partita con l’Inter, il Genoa restò su questo terreno di gioco, ancora un paio di anni. Fino a quando, appunto, non fu costruito lo stadio a Marassi.
22 GENNAIO 1911. LO STADIO DI VIA DEL PIANO A MARASSI
Lo stadio fu inaugurato il 22 gennaio del 1911 contro i campioni in carica dell’Internazionale. Il Genoa, pur giocando un’ottima partita perse due a uno, con i due gol nerazzurri realizzati negli ultimi minuti. Secondo la cronaca de “La Gazzetta dello Sport”, uscita all’indomani dell’incontro, “il match fu disputatissimo e incerto fino agli ultimi minuti, anzi, fino all’ultimo era quasi prevedibile la sconfitta dell’Internazionale […] e il Genoa parve sensibilmente superiore ai campioni […] con azioni velocissime guidate da Hurni e da Dawis che all’11 minuto segna il primo e unico punto per la sua squadra. Durante il seguito del match, e fino agli ultimi minuti, si susseguirono vivaci gli attacchi, in maggior numero da parte dei genovesi ma Campelli sarà sempre all’altezza delle difficili situazioni, fino a parare una mezza dozzina di cannonate in meno di cinque minuti […] ma al 37′ del secondo tempo, su un pallone passatogli da Aebi, Peterli riesce a farsi luce tra i backs avversari e calcia da più di 20 metri e la palla finisce nell’angolo del gol. Il pubblico (un pubblico dal contegno esemplare) saluta il magnifico exploit di Peterli con un largo applauso. L’Internazionale, imbaldanzita dal pareggio, rinnova gli attacchi. E mentre Marchetti è ancora sotto la sorpresa del gol di Peterli, gli arriva un poderosissimo shoot di Aebi ed è gol. Siamo all’84 minuto, ne mancano ancora sei alla fine del match, ma è evidente che oramai che il Genoa ha perduto […] il numerosissimo e distintissimo pubblico accorso all’incontro ha goduto un match giocato con particolare valentia da entrambe le parti […] Nel suo complesso, però, il nuovo campo è bellissimo, e dotato inoltre di una magnifica tribuna coperta. Le due squadre che lo inaugurarono per il campionato erano così composte:
Internazionale: Campelli”; Zoller e Streit; De Violini, Fossati e Moretti; Payer, Engler, Peterli Aebi e Winter.
Genoa: Marchetti; Storace e Murphy; Herzog, Ferraris e Bauer; Mariani, Gossweiler, Hurni, Dawis, Telleson”.
Altri elementi che emergono dalla lettura degli articoli usciti all’indomani dell’inaugurazione, e dalla visione del materiale fotografico, sono le ristrette dimensioni del campo ed il suo orientamento che risulterebbe perpendicolare rispetto al corso del torrente Bisagno. In effetti, dalla foto che accompagna l’articolo de “La Stampa Sportiva” si nota che Villa Piantelli è all’esterno del perimetro del terreno di gioco e non all’altezza del centro del campo, come risulterà dal nuovo orientamento parallelo al corso del torrente Bisagno, dato in occasione di una seconda inaugurazione il 14 maggio dello stesso anno.
A proposito delle dimensioni del campo, nell’articolo de “La Stampa Sportiva” si legge: “la vittoria del F.C. Internazionale sul Genoa Club che inaugurò il suo nuovo campo, che ci dicono bello, quantunque piuttosto ristretto”. Mentre su “La Gazzetta dello Sport” leggiamo che “il nuovo terreno del Genoa misura metri 95 per 56 […] Non molto agevole riesce pure il tiro del corner, non essendovi molto spazio per prendere lo slancio”.
Probabilmente, proprio per ovviare a queste ristrette dimensioni del campo, la direzione del Genoa decise di invertire l’orientamento del campo, che è quello tuttora esistente e che è quello che si vede in un’altra foto. A proposito di questa foto, è interessante notare come a nord del campo del Genoa (dove da una novantina di anni esiste la Gradinata Nord) c’era il terreno di gioco dell’Andrea Doria (smantellato nella seconda metà degli anni Venti), mentre più verso i monti (ma comunque nelle adiacenze) c’era il campo di una squadra locale: l’Unione Sportiva Santa Margherita. Inoltre, a qualche centinaio di metri più a valle, verso sud (nell’attuale via Cagliari) c’era un altro campo che, in alcune occasioni, fu anch’esso utilizzato dall’Andrea Doria. Arriviamo così ad un totale di quattro campi da gioco nello spazio di alcune centinaia di metri quadrati. Questo fa sì che, probabilmente, a quei tempi Marassi fosse la zona urbana in Italia con la maggiore concentrazione di campi di calcio.
Nella foto. Quartiere di Marassi a Genova. Sulla destra, il campo del Genoa di Via del Piano; sulla sinistra quello dell’Andrea Doria (adiacente al carcere); al centro e più all’interno, il campo di una squadra del quartiere. A poche centinaia di metri a sud del campo del Genoa (a destra della foto, ma non inquadrato) c’era un altro terreno di gioco (Foto Camillo Arcuri e Edilio Pesce, “Genoa and Genova. Una squadra, una città, cento anni insieme”, Ggallery, 1993)
Detto questo, da studioso del contributo dato dagli svizzeri al calcio italiano, trovo altamente indicativo che, con quasi una dozzina di elementi in campo (tra le due squadre) la presenza elvetica fosse largamente maggioritaria sul terreno di gioco nel giorno della inaugurazione del campo del Genoa. A prima vista direi 11 svizzeri, 8 italiani e 3 inglesi.
Inoltre, vorrei anche ricordare che nei mesi immediatamente successivi all’inaugurazione, e poi negli anni seguenti, lo stadio del Genoa, oltre alle partite di campionato sarebbe stato teatro di match internazionali. I primi incontri internazionali che mi vengono in mente sono Genoa-Cantonal di Neuchâtel (aprile 1911), Italia-Svizzera (aprile 1914), Genoa-Young Fellow Zurigo (dicembre 1914), Genoa-Real Madrid (1921), Genoa-Liverpool (giugno 1922), Genoa-Nacional di Montevideo (aprile 1925).
Poi, come già anticipato, a partire dal primo gennaio del 1933, con la nuova inaugurazione in occasione di Genoa-Young Boys, lo stadio di via del Piano, a Marassi, divenne il Luigi Ferraris.
Ed è così che da allora quel terreno di gioco è diventato il “tempio” dei tifosi del Genoa.
Concludo dicendo che se per i tifosi rossoblù è accettabile dire o sentire dire che il Genoa “gioca a Marassi” (intendendo il quartiere della città dove ha sede lo stadio) è invece assolutamente intollerabile sentire dire, come a volte capita ascoltando i “foresti”, che il Genoa gioca “al Marassi”.
Nelle partite casalinghe, il Genoa gioca al Ferraris. Al limite, ripeto, si può dire che il Genoa gioca a Marassi. Ma, a un genovese, sentire l’espressione con la preposizione articolata, “giocare al Marassi”, fa lo stesso effetto che può fare quando sente un “foresto” parlare di “pizza bianca” riferendosi alla focaccia. Insomma, sono definizioni da evitare assolutamente, se si vogliono evitare “incidenti diplomatici” con i tifosi del Genoa.