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Il secondo anno di Sebastiano Lazaroni alla guida della Fiorentina non era stato dei migliori. L’esonero per lo stratega brasiliano era arrivato alla sesta giornata, con il timone dei Viola passato nelle mani dell’esperto Radice.
Un campionato sofferto e concluso con un dodicesimo posto finale e con la consapevolezza di aver finalmente trovato un attaccante di livello assoluto.
Il 23 Febbraio del 1992 si giocava la 22esima di A e, tra le sfide più intriganti, c’era un Roma – Fiorentina che contrapponeva l’esperto Voeller al giovane e ambizioso Batistuta.
Partita studiata e impostata con saggezza tattica sia da Radice che da Ottavio Bianchi. I due, navigati com’erano, avevano schierato formazioni equilibrate, con centrocampi solidissimi e attacchi in grado di pungere al momento opportuno.
E infatti, da una incursione di Stefano Pioli, colpevolmente lasciato libero di avanzare verso la porta di Cervone, nacque l’1 a 0 toscano. Perfetto inserimento di Batistuta, dimenticato da Nela, e gol con tocco delicato di sinistro.
Nella ripresa, grazie al perfetto passaggio del subentrato Dall’Oglio, il nove argentino portò il parziale sul 2 a 0 con un gol di forza e tenacia, ottenuto dopo un contatto stretto con un terzino giallorosso.
La Roma, decisa a rifarsi sotto, accorciò le distanze con un bello stacco del mai domo Voeller, implacabile sotto porta nonostante il volo plastico di Mareggini.
Il definitivo tris fiorentino fu il capolavoro di una partita perfetta. Un’azione interminabile, partita da Dunga, passata per Batistuta, finalizzata da Branca. L’arbitro Mughetti però, nonostante la palla calciata dall’attaccante avesse varcato interamente la linea, non convalidò il gol. Dunga, allora, raccolse la respinta della difesa giallorossa, servì nuovamente Batistuta il quale fece partire un tiro a giro perfetto, talmente preciso da stamparsi sul palo. Il brasiliano, futuro campione del mondo ’94, concluse l’opera con un esterno a due metri dalla porta romanista.